“Dalla riforma agraria all’agricoltura del futuro con le donne al centro. Protagoniste di una nuova ricostruzione, che 70 anni dopo deve fronteggiare gli effetti del Covid e guardare alle sfide del Green Deal”. Questo il senso del convegno “Donne: un patto per la terra”, organizzato in modalità webinar da Donne in Campo-Cia e Istituto Alcide Cervi.
Un tema che ha una sua specificità in Basilicata dove è nata la “Carta di Tricarico”, promossa a 40 anni dalla storica manifestazione nazionale della Costituente contadina a Borgo Taccone-Irsina, che, anticipando il nuovo Patto per la terra, contiene le proposte più importanti per garantire il futuro ai giovani e alle donne che vogliono lavorare la terra. Quest’anno ricorre il settantesimo anniversario dalle leggi della riforma agraria (1950-2020), leggi che furono l’esito di un imponente movimento popolare che impegnò donne e uomini nel dopoguerra per rivendicare il diritto alla terra di fronte ai grandi proprietari terrieri, eredi di un sistema latifondistico soprattutto al Sud Italia. Dopo anni segnati da un costante calo del numero di addetti e da una forte marginalizzazione delle aree rurali, sta riemergendo la consapevolezza che l’agricoltura deve essere centrale -come dimostrato dalla pandemia con il settore garante dell’approvvigionamento alimentare durante il lockdown- una priorità delle politiche nazionali e degli strumenti locali di governo del territorio per coniugare la sostenibilità economica con quella ambientale e sociale, riconnettendo città e campagna, consumo locale e mercato globale.
“L’incidenza delle donne, protagoniste ieri del movimento contadino per la riforma agraria e oggi alla guida di aziende agricole lucane – sottolinea Lucrezia Di Gilio, presidente Donne in Campo Basilicata – va al di sopra della media nazionale (30 per cento). Nella nostra regione è in corso da diversi anni un percorso di crescita delle donne al timone di aziende, agriturismi, fattorie sociali, attività di trasformazione dei prodotti alimentari, strutture di ricerca. Aumenta la capacità delle donne di fare impresa agricola e, insieme, sale la necessità di una partecipazione attiva e diretta alla rappresentanza dei loro bisogni. Ma – aggiunge – in Italia, purtroppo, la differenza di genere quando si parla di lavoro è un problema importante: le donne lavoratrici sono un numero nettamente inferiore rispetto ai lavoratori uomini e, quelle che ci sono, risultano avere un salario inferiore rispetto a quello dei loro corrispettivi maschi. Le donne in Italia possiedono il 21% della superficie agricola utilizzata, la dimensione delle loro imprese è inferiore rispetto alla media totale (circa 8 ettari): circa il 78% di esse è al di sotto dei 5 ettari (contro il 9,1 delle aziende maschili), mentre il 20% si colloca al di sopra dei 100 ettari. Il volume di produzione delle imprese femminili, inoltre, è mediamente di 16mila euro contro i circa 30mila euro di quelle maschili”.
‘Riprendersi la capacità di immaginare il futuro’ è l’ultimo slogan su cui l’Associazione Donne in Campo vuole impegnarsi. L’Associazione crea ‘reti’ di donne sul territorio rurale, tesse relazioni tra le aziende e costruisce comunità e gruppi locali. Il connubio straordinario tra donne e agricoltura – sottolinea Lucrezia Di Gilio – passa attraverso l’amore per la terra, l’attenzione alla salubrità dei prodotti e ai processi produttivi, nell’impegno a tramandare le culture locali alle nuove generazioni e nell’innovazione, caratteristica determinante dell’imprenditoria femminile. Un impegno – aggiunge – che permette alle agricoltrici di “ricucire” lo strappo tra tradizione e innovazione ricongiungendo passato, presente e futuro in un “continuum” che ridisegna un sentiero comune per tutta la collettività.
“Ancora di più in futuro, la nostra funzione dovrà essere quella di anello di congiunzione tra i bisogni umani e le risorse naturali -evidenziano Pina Terenzi, e Albertina Soliani presidenti di Donne in Campo e Istituto Alcide Cervi-. L’agricoltore sarà chi produce cibo sano e di qualità, collabora con la ricerca scientifica anticipandola e seguendola nei suoi progressi in campo alimentare e nutraceutico, si apre a tutte le produzioni possibili, sperimenta nuove fibre, nuovi materiali per bioplastiche, fornisce agroenergie, genera paesaggi unici, insegna ai bambini il valore dell’ambiente e del cibo, ospita le persone con disagio offrendo la migliore cura: l’accoglienza in una comunità, il rapporto con la natura e gli animali, il lavoro”.
“Le donne sono un esempio di sostenibilità e resilienza -conclude il presidente di Cia, Dino Scanavino-. Rappresentano perfettamente la visione dell’agricoltura del futuro, basata su produzioni salubri, compatibilità ambientale, innovazione, rilancio delle aree rurali. Una visione che va promossa e valorizzata con politiche coraggiose e risorse adeguate. In questo senso, un ‘nuovo patto per la terra’ non può che partire dalle donne: sono una risorsa indispensabile e uno dei driver vincenti per il progresso del settore”.