Immacolata concezione tra dogma e storia. La cappella di Pisticci: da luogo di culto a istituto bancario a sede di comitato filoborbonico. Di seguito la nota integrale inviata da Giuseppe Coniglio.
Sul dogma della Immacolata è opportuno chiarire alcuni aspetti religiosi per dissipare dubbi e malintesi sul suo significato. Con la bolla “Ineffabilis Deus” Pio IX l’8 dicembre 1854 proclamò il dogma sulla immunità della Vergine Maria dal peccato originale concepita nel seno di Anna, sua madre, senza contrarre il minimo peccato originario. Secondo il teologo Fairweather “non bisogna comprendere l’immacolata Concezione come una purezza morale”; Sant’Anselmo, S. Bernardo e S. Tommaso d’Aquino espressero alcuni dubbi mentre S. Bonaventura e S. Giovanni Scot la sostennero.
La Chiesa ortodossa apostolica sostiene che Maria fu concepita per via naturale da Gioacchino e Anna. Nell’iconografia bizantina Immacolata o “senza macchia” è la traduzione di un appellativo (Amolyntos) della Madre di Dio. Il 9 dicembre, non l’8, la Chiesa Bizantina celebra il concepimento di sant’Anna, festeggiando la Madonna del Perpetuo Soccorso ma anche molto prima del dogma, gli artisti avevano realizzato delle “Immacolate” . Mentre la Cappella della Immacolata Concezione di Pisticci è tra le poche ad essere intestata alla Immacolata Concezione, sostituendo l’antica denominazione di S. Giovanni al Fronte. Arroccato su una piccola sommità dell’attuale Dirupo, a strapiombo sulla valle del Cavone, il tempietto risultava quasi come un “corpo” estraneo dal resto del rione, al quale era collegato da un ponte, che le consentì di uscire immune dal violento terremoto del 1688.
Ignota resta la data di edificazione ma è certo che già esisteva nel 1544, quando fu “visitato” da mons. Michele Saraceno. Aveva “…un altare, con una cova ed immagini di santi dipinte sulle pareti. Un campanile con campana, introiti e cappellano D. Teodoro Parisio”. (Visitationes Apostolicae Diocesis Acheruntinae et Materae). Ad edificare il tempio furono di certo alcuni religiosi bizantini, in fuga dai loro paesi, che vi introdussero il culto della Immacolata Concezione. Del resto è accertata la presenza di una piccola comunità bizantina, come in Terravecchia ne esisteva una albanese ed al Casale quella greca. Tre culti diversi per tre Madonne diverse in “lite” tra di loro. Dopo il 1688 la chiesa fu ufficialmente sede della Confraternita, con bolla vescovile, che contemplava anche l’investitura ecclesiastica e il cambiamento di denominazione. Dedicata alla Madonna della Immacolata Concezione, cadde sotto il patronato dell’Università e inserita con altri venti chiese ubicate nel perimetro urbano e diciassette cappelle extra moenia nell’Inventario di Chiese e Benefizi Ecclesiastici della Chiesa Ricettizia di Pisticci del 1799: “La Cappella della Immacolata Concezione e la Confraternita Laicale sotto lo stesso titolo vengono ambedue governate ed amministrate dai suoi confratelli laici. Le rendite annuali di ducati 60 e di peso ducati 100 e otto grana venti, al quale esito superante l’introito si compensa dall’elemosina dai cittadini”.
In occasione delle celebrazioni dell’Anno Santo, la Cappella, la Chiesa Madre, la Chiesa del Purgatorio e il Convento Francescano furono abilitati per l’assolvimento delle indulgenze.
L’ambiente era a croce latina, altare barocco, una tela della Vergine e un prezioso soffitto ligneo del ‘700 dipinto a tempera, forse da maestri-artigiani del luogo, articolato in due registri: al centro del primo domina l’Immacolata e nel secondo è raffigurato S. Michele in atto di sollevare la spada per uccidere il demonio. Ai lati si notano decorazioni floreali e figure di Santi. La facciata del tempio, che richiama lo stile bizantino, è invece estremamente semplice, sormontata da due rosoni e dal campanile al lato.
Dai primi anni dell’800 la cappella divenne un centro di riferimento per partecipazione e culto e fu intestataria di numerosi legati, testamenti e benefici, tutti registrati nel Grande Libro della Concezione, che consentirono alla Confraternita di attuare opere di beneficenza e carità e istituire un istituto di credito a basso interesse. Tutto questo svanì nel 1861 quando, con le leggi eversive, anche la Cappella fu privata dei suoi benefici e chiusa per alcuni anni al culto. In quel periodi divenne sede di una società segreta religiosa filoborbonica detta “La Setta del Sangue di Cristo e della Immacolata Concezione” alle dipendenze del vescovo di Tursi Gennaro Maria Acciardi.