La cittadina di Maratea, Mariarosaria Manfredonia ha inviato una lettera al governatore lucano Vito Bardi per chiedere la riapertura delle scuole a partire dal 9 dicembre 2020. Di seguito la nota integrale.
Gentile Presidente,
sono uno dei genitori che qualche settimana fa ha scritto una lettera alla Ministra Azzolina, ma soprattutto sono una mamma, mi chiamo Mariarosaria Manfredonia. Già, proprio una di quelle scalmanate come più volte, ed in diverse circostanze, la stampa ci ha definite. Presidente, Le scrivo perché, con tutto il rispetto che Lei merita, faccio davvero fatica a capire il senso della Sua ordinanza n.44, per intenderci quella con cui ha chiuso anche la scuola primaria. Non c’è alcuna corrispondenza con la realtà scolastica lucana, non c’è alcun rispetto, né forse proprio conoscenza, per il lavoro certosino svolto dai dirigenti scolastici, non c’è alcun provvedimento che porti ad una ripresa in sicurezza, non c’è alcun rinforzo del trasporto scolastico pubblico (penso agli studenti adolescenti delle scuole secondarie).
Quello che c’è, invece, è una sorta di compiacimento per una decisione che, ho letto più volte, era indispensabile: a cosa?
Durante questi 15 giorni (un po’ di più per la verità) ho visto passare il numero di positivi a Maratea, comune nel quale vivo, da 12 a 18 per tornare a 14 così, senza alcuna influenza dei bambini. Ho visto i bambini della scuola dell’infanzia, età per la quale non è previsto alcun dispositivo di protezione individuale, continuare a frequentare la scuola e pulmini che viaggiano, di conseguenza, con un solo bambino a bordo. Ho visto mamme disperate perché la connessione non funzionava, perché non in grado di assistere i loro figli nell’informatica che va a corredo della dad, ho visto bambini piangere fronte all’immagine degli amichetti in video, bambini che per un mese sono stati seduti composti nei loro banchi, con le mascherine, che hanno disinfettato le mani e mangiato sempre sul loro banco, puniti restando a casa.
E poi, poi ho visto gli adulti. Irresponsabili andarsene in giro in attesa dell’esito di un tampone, già… ma c’è un vuoto normativo in questa fattispecie. Perché abbiamo bisogno di una norma che ci ricordi il buon senso! Ho visto, e continuo a vedere, cene e/o feste ed assembramenti di tutti i generi (penso a Lauria, ormai fuori controllo, ed agli appelli giornalieri del suo sindaco ad avere comportamenti responsabili, ma di riaprire le scuole) da parte di quegli stessi adulti che invocano le scuole chiuse.
Sa, Presidente, esiste un esame che si chiama composizione quali/quantitativa delle classi anticorpali verso uno specifico antigene, in questo caso il SARS-CoV-2, che fornirebbe una precisa disamina della situazione immunologica di ciascun individuo e non se lo stesso, al momento dell’esame, elimina virus come fa il tampone. Certamente si tratta di un esame più complesso, meno invasivo, ma assolutamente più efficace per il suo enorme valore predittivo. Che significa? Il tampone rivela se in quel preciso momento il virus è nelle secrezioni nasali e faringee dell’individuo (che poi lo diffonderebbe attraverso le famose droplet o in forma di aerosol); l’esame quali/quantitativo ci dice se l’individuo è stato a contatto con il virus o se è in circolo (nel sangue), ma non ancora nelle secrezioni. Capisce l’enorme valore predittivo di un simile esame?
Lasciamo il tampone a chi ha sintomi o a chi li ha avuti e bisogna stabilire se è ancora infettante.
Presidente, iniziamo ad essere valore aggiunto di un territorio esprimendone la specificità, diamo un senso profondo all’Istituzione che rappresentiamo anche attraverso scelte, come quella di un nuovo tipo di indagine immunologica che ancora nessuno ha fatto, forti dei piccoli numeri sui quali la Basilicata può contare.
Presidente, come si fa a tenere una scuola chiusa in un comune con 12 positivi su 5000 abitanti circa?
Restituiamo dignità all’Istruzione ed alla Scuola come Istituzione. Smettiamola di considerarla al pari di una discoteca che produce assembramenti. Smettiamo, anche solo indirettamente, di favorire il commercio della formazione a distanza per i docenti: un vero e proprio business. Perché certamente saprà, che fare lezioni a distanza non è mettersi davanti ad una telecamera e fare lezione come si fosse in presenza!
Presidente, oggi, sono profondamente mortificata all’idea di una politica sorda alle richieste dei cittadini, una sordità che produce quella sensazione di impotenza che annichilisce ed io non voglio perdere fiducia nella politica e nell’azione di ciascuno di noi per il suo territorio, voglio insegnare ai miei bambini che possono cambiare il mondo, se solo lo desidereranno.