Nelle prime ore di questa mattina, su disposizione della Procura della Repubblica di Potenza,personale Polizia di Stato della Squadra Mobile di Potenza, Milano, Firenze, Foggia e La Spezia con l’ausilio del Reparto Prevenzione Crimine Basilicata sta eseguendo 16 provvedimenti cautelari emessi dal Gip del Tribunale di Potenza nei riguardi di altrettanti soggetti indagati per aver favorito l’ingresso o la permanenza di stranieri nel territorio dello Stato dietro illecita remunerazione.
Le misure rientrano nell’ambito di una più ampia indagine condotta dalla Squadra Mobile di Potenza e diretta dalla Procura del capoluogo lucano riguardante 56 persone, di nazionalità italiana e straniera.
Risultano coinvolti nell’inchiesta vari imprenditori agricoli del Vulture- Melfese e 5 aziende sono state sottoposte a sequestro preventivo.
I particolari sono stati illustrati questa mattina in una conferenza stampa tenuta dal Procuratore della Repubblica di Potenza, Francesco Curcio.
A seguito di ampie indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Potenza, nella mattinata odierna personale della Squadra Mobile della Questura di Potenza e delle Squadra Mobili di Milano, Firenze, Foggia e La Spezia, ha eseguito su disposizione del suddetto Ufficio di Procura 16 misure cautelari degli arresti domiciliari emesse dal Gip presso il Tribunale di Potenza.
I provvedimenti rientrano nel contesto di una attività investigativa svolta da questo Ufficio e dalla Polizia di Stato sul fenomeno dell’ingresso e permanenza illecita nel territorio dello Stato di cittadini stranieri.
L’attività di indagine svolta, con grande professionalità dalla Polizia di Stato, comprensiva di acquisizioni documentali, intercettazioni e servizi di pedinamento ha riguardato complessivamente 56 persone, di cui 16 ritenute meritevoli di idonea misura cautelare.
L’avvio delle indagini risale al luglio del 2018 a seguito di una segnalazione del Servizio Centrale Operativo della PdS rivolta alla dipendente Squadra Mobile lucana inerente il fenomeno del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso la presentazione di falsa documentazione.
L’attività investigativa è stata complessa poiché comprensiva di copiosa acquisizione e successiva analisi documentale unitamente ad attività di intercettazione telefoniche abbinata alla più classica attività di osservazione e pedinamento degli indagati.
Il quadro probatorio raccolto ha permesso di far luce su una fitta rete di soggetti specializzati nel procacciamento di falsi attestati di assunzione, rilasciati da compiacenti aziende agricole locali, e fittizi contratti di locazione di abitazioni, funzionali all’ottenimento ovvero al rinnovo del titolo di soggiorno.
Si è così individuata l’intera “filiera” criminale, costituita da procacciatori-intermediari, composta da cittadini italiani e stranieri, imprenditori agricoli, locatari di abitazioni compiacenti ed agenzie d’affari; tutti questi soggetti, dietro compenso, in concorso tra loro ed ognuno per la propria parte cooperavano affinché illecitamente cittadini stranieri irregolari riuscissero a regolarizzare la propria posizione sul territorio nazionale. I maggiori profitti sono stati incamerati dai fittizi datori di lavoro, tutti di cittadinanza italiana ed operanti in Lucania, che per almeno 7/8 anni hanno svolto continuativamente l’attività illecita in contestazione.
In particolare, personaggio cardine dell’illecita attività si è rivelato essere Mancone Mauro, titolare della società cooperativa Carpe Diem (da cui il nome dell’operazione), il quale rappresentava un punto di riferimento per vari intermediari stranieri ed italiani, che si sono a quest’ultimo rivolti al fine di ottenere documenti fittizi per la regolarizzazione del soggiorno, dietro pagamento di una somma di denaro variabile a seconda dei casi e del tipo di fittizia assunzione che veniva praticato e che poteva anche arrivare a 5000 euro per permesso ottenuto o prorogato.
Altra figura di rilievo è quella di Covelli Domenico, che attraverso un’agenzia d’affari, formalmente dedita alla consulenza automobilistica ed assicurativa, di fatto fungeva da punto di contatto tra datori di lavoro, procacciatori d’affari del Mancone ed istituzioni pubbliche e privati.
Il modus operandi era consolidato, in breve, uno straniero che volesse entrare o permanere in Italia, si rivolgeva ai dei facilitatori operativi in Lavello, Firenze, Milano; o direttamente ai titolari di alcune aziende agricole in Lavello, Venosa, Forenza e Ascoli Satriano, ottenuto il fittizio contratto di lavoro, lo straniero lo utilizzava per indurre in errore i pubblici ufficiali in servizio presso l’Ufficio Immigrazione della Questura di Potenza o dello Sportello Unico per l’Immigrazione presso la Prefettura di Potenza, così ottenendo un visto di ingresso o permesso di soggiorno stagionale.
Al contratto di lavoro regolarmente stipulato, non seguiva alcuna prestazione lavorativa o versamento di contributi previdenziali, poiché dopo pochi giorni tutti i contratti di lavoro venivano sistematicamente rescissi. Tale rescissione veniva comunicata all’Ufficio competente ma, anche qui, contando sullo scarso coordinamento fra i diversi Uffici deputati ai controlli e sulla farraginosità della normativa in materia, non seguiva alcuna effettiva iniziativa tesa a contrastare il fenomeno, salvo l’avvio delle presenti indagini che, peraltro, come si è detto, hanno preso avvio sulla base di una comunicazione dello SCO della Polizia che aveva avuto informazioni rilevanti sul caso.
Pertanto, attraverso l’analisi effettuata dagli inquirenti è emerso come questi soggetti sfruttando le maglie del sistema normativo in materia di immigrazione ed anche in parte l’inefficienza dei sistemi di controllo e l’insufficiente coordinamento fra Istituzioni che dovevano e devono operare in materia, erano in grado di fornire dei permessi di soggiorno che consentivano ai soggetti titolari la libera circolazione in ambito europeo.
Infatti, alcuni degli stranieri una volta ottenuto il visto ed il conseguente permesso di soggiorno, lasciavano il territorio dello Stato italiano per raggiungere familiari o conoscenti dimoranti in altri paesi europei (principalmente Francia e Germania), eventualmente ricomparendo solo per il rinnovo, circostanza nuovamente effettuata con la predetta procedura fraudolenta.
Il sistema criminale si è rivelato rodato e raffinato ed altamente pericoloso ove si ponga mente anche alla possibilità per chiunque di potere entrare in modo apparentemente legittimo in area Shengen eludendo così anche l’attività di prevenzione per i più gravi delitti in tema di criminalità organizzata e terrorismo .
Insomma un meccanismo che se, per lo più, sfruttava, a beneficio di coloro che lo avevano creato, extra-comunitari che vedevano nell’arrivo e nella permanenza nel continente europeo la risposta ai loro bisogni primari, poteva, anche, essere sfruttato da chi voleva raggiungere l’ Italia e l’Europa con finalità criminali.
Le indagini svolte hanno consentito, come detto, anche di ricostruire il cd. prezzario, ad esempio, per un visto di ingresso per lavoro stagionale con conseguente permesso di soggiorno valido per 9 mesi l’illecito profitto era di euro 5000 euro, prezzo che poteva essere contrattato al ribasso sino ad un minimo di 1500 euro, in base al numero di richieste o di rapporto personale o di parentela.
Per quanto attiene, invece, gli immobili in affitto il proprietario di casa percepiva la mensilità corrente 200/300 euro con l’aggiunta di 3/4 mensilità di pigione a titolo di caparra, ben consapevole che lo straniero vi avrebbe alloggiato sino al controllo della Polizia Locale per l’iscrizione nell’anagrafe dei residenti.
Il sistema illecito era così efficiente che per anni ha funzionato in modo indisturbato e tenuto conto che solo in pochi mesi indagine sono emersi 40 casi circa di favoreggiamento illegale dell’immigrazione, con 56 indagati, può ragionevolmente ritenersi che il numero reale di casi nel corso di anni ed anni di attività illecite sia stato di gran lunga maggiore. Un meccanismo, peraltro, che aveva avuto talmente successo che anche da Regioni del nord e del centro si rivolgevano agli organizzatori del traffico per ottenere le fittizie assunzione e quindi gli illegali permessi di soggiorno.
In considerazione del coinvolgimento di varie imprese agricole Questa Procura ha avanzato richiesta di sequestro preventivo delle stesse in quanto considerate mezzo e strumento per commetere gli illeciti. Tale richiesta è stata successivamente accolta dall’Ufficio G.i.p. del Tribunale di Potenza, pertanto nel medesimo contesto operativo la Polizia di Stato, su delega di questa Procuram ha altresì eseguito il provvedimento di sequestro preventivo di 5 aziende:
-“Carpe Diem” di Mancone Giovanni, con sede in Venosa (PZ) in c.da Boreano podere nr 56 snc;
-“Agri trade srl” di Spiga Potito, con sede legale in Lavello in via Vittorio Alfieri nr 10, sedi operative in Ascoli Satriano (Foggia) località Mezzano nr Pod. 382 e Melfi in contrada Parasachiello snc;
-“Azienda Policastro Gennaro” di Policastro Gennaro, con sede a Lavello in c.da Risega Lallo;
-“Azienda Bisceglie Mauro Antonio”, con sede a Lavello in c.da San Barbato;
-“Agenzia Pratiche Auto” di Covelli Domenico, con sede a Lavello (PZ) in Corso Fortunato nr 97.
In ultimo, si è richiesto ed ottenuto il sequestro preventivo di 33 permessi di soggiorno illecitamente rilasciati.
Gli indagati attinti da misura personale degli arresti domiciliari sono così di seguito indicati
INTERMEDIARI-FACILITATORI:
1. COVELLI Domenico (cl.1958);
2. BEN REHOUMA Sahbi (cl.1974, Tunisia);
3. NAILY Haythem (cl.1984, Tunisia);
4. BEN NASR Mohamed (cl.1978, Tunisia);
5. EL HANA Boubker (cl.1965, Marocco);
6. MIMOUDI Nadia (cl. 1986,Marocco);
7. ZAHEER UL HUSNAIN Alvi (cl.1974,Pakistan);
DATORI DI LAVORO:
8. MANCONE Mauro (cl.1948);
9. MUSCIO Filomena (cl.1947);
10. MANCONE Francesco (cl.1981);
11. MANCONE Giovanni Donato (cl.1975);
12. BISCEGLIA Mauro Antonio (cl.1968);
13. BORRELLI Nicola (cl.1971);
14. POLICASTRO Gennaro (cl.1963);
15. SPIGA Antonio (cl.1988);
16. SPIGA Potito (cl.1955).
La Polizia di Stato di Potenza ha eseguito 16 provvedimenti cautelari emessi dal Tribunale di Potenza nei confronti di altrettanti soggetti indagati per aver favorito l’ingresso o la permanenza di stranieri nel territorio dello Stato dietro illecita remunerazione.
L’operazione odierna, che ha visto impegnati i poliziotti delle Squadre Mobili di Potenza, Milano, Firenze, Foggia e La Spezia con l’ausilio del Reparto Prevenzione Crimine Basilicata, rientra nell’ambito di una più ampia indagine condotta dai poliziotti della Squadra Mobile di Potenza e diretta dalla Procura del capoluogo lucano riguardante 56 persone, di nazionalità italiana e straniera.
Gli approfondimenti investigativi hanno preso avvio nel luglio 2018 ed hanno consentito l’individuazione dell’intera “filiera” criminale composta da cittadini italiani e stranieri e costituita da procacciatori-intermediari, imprenditori agricoli, locatari di abitazioni compiacenti ed agenzie d’affari. Tutti questi soggetti, dietro compenso, in concorso tra loro ed ognuno per la propria parte cooperavano affinché illecitamente cittadini stranieri irregolari riuscissero a regolarizzare la propria posizione sul territorio nazionale. I maggiori profitti sono stati incamerati dai fittizi datori di lavoro, tutti di cittadinanza italiana ed operanti in Lucania, che per almeno 7/8 anni hanno svolto continuativamente l’attività illecita in contestazione.
In particolare, personaggio cardine dell’illecita attività, si è rivelato essere il titolare di una società cooperativa che rappresentava un punto di riferimento per vari intermediari stranieri ed italiani, che si rivolgevano a quest’ultimo al fine di ottenere documenti fittizi per la regolarizzazione del soggiorno, dietro pagamento di una somma di denaro variabile a seconda dei casi e del tipo di fittizia assunzione che veniva praticato e che poteva anche arrivare a 5mila euro per permesso ottenuto o prorogato.
Altra figura di rilievo è quella di un altro soggetto che, attraverso un’agenzia d’affari, formalmente dedita alla consulenza automobilistica ed assicurativa, di fatto fungeva da punto di contatto tra datori di lavoro, procacciatori d’affari del titolare della cooperativa ed istituzioni pubbliche e privati.
Il modus operandi era consolidato: uno straniero che volesse entrare o permanere in Italia si rivolgeva ai facilitatori – operativi in Lavello, Firenze, Milano – ovvero direttamente ai titolari di alcune aziende agricole in Lavello, Venosa, Forenza e Ascoli Satriano; ottenuto il fittizio contratto di lavoro, lo straniero lo utilizzava per indurre in errore i pubblici ufficiali in servizio presso l’Ufficio Immigrazione della Questura di Potenza o dello Sportello Unico per l’Immigrazione presso la Prefettura di Potenza, così ottenendo un visto di ingresso o permesso di soggiorno stagionale.
Al contratto di lavoro regolarmente stipulato, non seguiva alcuna prestazione lavorativa o versamento di contributi previdenziali, poiché dopo pochi giorni tutti i contratti di lavoro venivano sistematicamente rescissi.
Alcuni degli stranieri, una volta ottenuto il visto ed il conseguente permesso di soggiorno, lasciavano il territorio dello Stato Italiano per raggiungere familiari o conoscenti dimoranti in altri paesi europei (principalmente Francia e Germania), eventualmente ricomparendo solo per il rinnovo, circostanza nuovamente effettuata con la predetta procedura fraudolenta.
Le indagini svolte hanno consentito anche di ricostruire il cd. prezzario: ad esempio per un visto di ingresso per lavoro stagionale con conseguente permesso di soggiorno valido per 9 mesi l’illecito profitto era di euro 5000 euro, prezzo che poteva essere contrattato al ribasso sino ad un minimo di 1500 euro, in base al numero di richieste o al rapporto personale o di parentela.
Per l’ottenimento della residenza anagrafica invece, proprietari compiacenti affittavano gli immobili percependo la mensilità corrente di 200/300 euro con l’aggiunta di 3/4 mensilità di pigione a titolo di caparra, ben consapevoli che lo straniero vi avrebbe alloggiato soltanto fino al controllo della Polizia Locale per l’iscrizione nell’anagrafe dei residenti.
In considerazione del coinvolgimento di varie imprese agricole, è stato richiesto il sequestro preventivo delle stesse in quanto considerate mezzo e strumento per commettere gli illeciti.
Tale richiesta è stata successivamente accolta dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Potenza, pertanto nel medesimo contesto operativo la Polizia di Stato, su delega della Procura potentina ha altresì eseguito il provvedimento di sequestro preventivo di cinque aziende.
È stato infine richiesto ed ottenuto il sequestro preventivo di 33 permessi di soggiorno illecitamente rilasciati.