Il materano Vito Coviello racconta la sua esperienza da non vedente nella società delle immagini. Di seguito la nota integrale.
Mi chiamo Vito Coviello, sono cieco totale da 21 anni, i miei primi 17 anni da non vedente per me sono stati molto dolorosi è solo negli ultimi quattro anni ho incominciato a scrivere libri, poesie, romanzi racconti che poi ho regalato ad ospedali, ad Amministrazioni comunali, case circondariali, associazioni Onlus, forze dell’ordine in divisa e non, volontari, ambasciate straniere e da tanti altri.
Io sono un diverso! Sono un diverso perché sono cieco, e sono diverso come può essere diverso qualsiasi persona per problematiche di salute, per povertà o per altre problematiche.
la mia diversità dal mondo dei normodotati, in quanto non vedente, è stata per me un peso, perché la società me l’ha fatta sentire un peso anche se poi nell’ipocritamente corretto, io sarei un diversamente abile, cosa che non ha senso. Diversamente abile da chi ? sono solo un cieco e basta! Una persona che ha solo un problema sensoriale solo un problema visivo ma che è anche e soprattutto una persona con tanto di cuore, di mente di anima e di sentimenti, come lo sono tutti quelli che vengono considerati diversi dalla società.
I primi anni, mi ricordo che mi vergognavo di essere io cieco, mi vergognavo di essere diventato cieco, mi vergognavo ad usare il bastone bianco, come tanti altri purtroppo si vergognano, delle loro diversità, ma poi diversità da che: dalla piatti mento della massa?
La mia cosiddetta diversità mi ha portato ad un circuito di introspezione, a vedere in me stesso a non badare più alla società delle immagini.
Non trovando più nello specchio la mia immagine ma solo la mia anima ho cominciato a portar fuori da essa tutto quello che vi avevo dentro, ho incominciato a mettere fuori la mia ricchezza interiore la mia sensibilità, ricchezza interiore che comune in tutti quelli che la società considera diversi.
In tutte le persone che ha torto vengono considerate diverse, c’è una ricchezza immensa, un universo infinito .
io dico sempre che un aquilone non può prendere il volo nel cielo azzurro se non hai il vento contro e le difficoltà della vita sono come il vento contro ti aiutano comunque a volare alto alto nel cielo.
certamente in questa nostra società una cosa è essere un povero cieco ed un’altra cosa e essere un cieco povero che è molto peggio , perché se hai qualche conoscenza, qualche amicizia importante, e qualche euro da parte, la tua diversità non te la fa pesare nessuno anzi vieni portato ad esempio ed additato fenomeno, quasi come un fenomeno da baraccone, ma questo forse solo da noi perché in America vali per quello che vali e non per quello che sei. Non per la tua disabilità o per la Pietà che potresti stirare negli altri.
Una cosa una cosa è essere un povero cieco ed una cosa e essere un cieco povero!
Una persona povera e nel silenzio di tutti è un invisibile ed è proprio a queste persone che la società e la politica dovrebbe prestare attenzione e maggior comprensione è la soluzione dei problemi, soluzioni che non arrivano mai, che non arrivano mai.
il mio incitamento a chi viene considerato diverso dalla società e un incoraggiamento a fare di più, a lasciar scivolare via dalla propria pelle tutto quello che è negativo, a fare di più per se stessi e per regalare e donare se stessi agli altri .
Tutto torna tutto quello che fai ti ritorna se non in questa vita ti ritornerà sicuramente nell’altra vi abbraccio tutti da Matera.
Vito Coviell0
(nella foto Vito Coviello con un quadro dei Sassi di Matera realizzato dall’artista materano Michele Martinelli)