Contagi al Don Uva di Potenza, intervento Usb. Alcuni inqualificabili commenti stanno girando sui social accusando i lavoratori del Don Uva di essere i responsabili del contagio per non avere rispettato dentro e fuori dell’azienda i protocolli di sicurezza. Tutti virologi e sociologi.
Quello che colpisce noi invece è che prima ancora che l’azienda venga chiamata a rispondere della mancata osservanza di una più rigida organizzazione tesa a evitare il diffondersi della pandemia, dei ritardi nell’isolamento dei degenti, nel non fornire dispositivi di protezione alta in presenza di malati con sintomi da Covid, anche se non diagnosticati, casualmente c’è chi ha già fatto il processo e trovato i colpevoli nei lavoratori incoscienti e pure pretenziosi.
Mentre i lavoratori combattono isolati la loro battaglia contro il virus, infettatosi perché pur davanti all’evidenza del pericolo il senso del dovere e soprattutto l’amore per quei pazienti decennali, contagiati e strappati oggi al poco che avevano, un muro e un letto con pochi effetti personali, hanno continuato a recarsi al lavoro, a incoraggiare e sostenere i loro pazienti. Intanto dei troppi morti, dei troppi infettati tra pazienti e personale, qualcuno dovrà rispondere. Anche il mancato controllo sul corretto uso dei dispositivi, se e quando dati, e dell’osservanza delle disposizioni anti contagio rientra nei doveri e nella responsabilità del datore di lavoro.