Su richiesta del consigliere Bellettieri inversione dei punti all’ordine del giorno della seduta odierna della terza Commissione consiliare (Attività produttive – Territorio – Ambiente) riunitasi con la presidenza di Piergiorgio Quarto (Bp).
Si è subito discusso, pertanto, del provvedimento di Giunta concernente l’ “Art.8 della legge regionale 24 settembre 2015, n.42 – Adozione disciplinare – Criteri e modalità per la richiesta, assegnazione ed erogazione di contributi per la rimozione e lo smaltimento di piccole quantità di manufatti/materiali contenenti amianto”.
La finalità del Disciplinare è quella di definire i requisiti, i criteri e le procedure di accesso ai contributi per la rimozione e lo smaltimento di piccole quantità di manufatti o materiali contenenti amianto presenti su edifici adibiti ad abitazione civile o in impianti di attività artigianali di tipo familiare localizzati sul territorio regionale. I fondi disponibili sono quelli derivanti dall’assegnazione annuale della Legge di stabilità sullo specifico capitolo di competenza del Bilancio regionale.
Espresso parere favorevole con l’unanimità dei consiglieri presenti: Quarto (Bp), Carlucci (M5s), Acito e Bellettieri (Fi), Aliandro e Sileo (Lega).
La Commissione ha, quindi, preso in esame la proposta di legge d’iniziativa del consigliere Aliandro (Lega) concernente “Modifiche alla legge regionale n. 13 del 22 febbraio 2005 – Norme per la protezione dei boschi dagli incendi”.
“La proposta di legge – ha sottolineato Aliandro – nasce dall’esigenza di specificare che l’obbligo di eseguire la precesa lungo il perimetro di un fondo su cui insistono stoppie, entro 10 giorni dalla conclusione della fase di raccolta, incombe soltanto sul proprietario o conduttore del fondo medesimo che sia interessato alle operazioni di bruciatura delle stoppie. Data la mancata specificazione di cui sopra – ha continuato Aliandro – l’interpretazione del dato normativo è stato a lungo travisato, in primis dagli amministratori dei Comuni e, quindi, di riflesso anche dai Carabinieri Forestali, che si trovano sempre più spesso ad irrogare pesanti sanzioni anche a quei cittadini che non procedono alla precesa perché non interessati alla bruciature delle stoppie. Tale fuorviante applicazione della norma, infatti, produce effetti anche sul regime sanzionatorio, così come determinato, ex articolo 12 della legge regionale n.13/2005, rendendolo non conforme al principio di proporzionalità: si ricade nell’assurdo di sanzionare chi non provvede all’attività (preliminare) di precesa perché non interessato alla bruciatura alla stregua di colui che, invece, pur dovendo procedere alla bruciatura delle stoppie, non esegue comunque la precesa”.
La proposta di legge ha avuto parere favorevole all’unanimità con un emendamento, anch’esso votato ad unanimità di consensi proposto del consigliere Braia (Iv) e riguardante la normativa sanzionatoria. Sì dei consiglieri: Quarto (Bp), Carlucci (M5s), Aliandro e Sileo (Lega), Baldassarre (Idea), Acito e Bellettieri( Fi), Cifarelli (Pd), Braia (Iv).
Il consigliere proponente si è riservato di apportare ulteriori precisazioni e approfondimenti in sede di Consiglio regionale, soprattutto concernenti il trattamento vessatorio finora subito dagli agricoltori che non hanno finora certezza degli interventi circa la tempistica e la metodologia di intervento da parte dei Carabinieri Forestali, “il tutto – ha precisato – nella giusta salvaguardia degli agricoltori e nel rispetto dell’ambiente”.
Audizione, poi, di Confapi (Confederazione italiana della piccola e media industria privata) con Cosimo Muscaridola, componente del direttivo regionale e presidente della sezione legno – arredo e servizi, in merito alla produzione di mascherine chirurgiche in Basilicata.
“Questa audizione – ha subito chiarito Muscaridola – ha ragion d’essere per tutta la regione costretta a subire le scelte del Governo nazionale che non sta tutelando gli imprenditori locali che hanno riconvertito la propria attività in una situazione di emergenza che richiede la fabbricazione di materiale per la tutela personale, soprattutto mascherine. Ebbene – ha detto Muscaridola – dopo aver ricevuto la richiesta da parte della Stato centrale di convertite la produzione industriale anche per meglio poter affrontare la seconda fase pandemica tuttora in corso, il commissario Arcuri ben ha pensato e deciso, senza procedere ad alcun bando, di affidare la mega commessa di 24 milioni di mascherine al giorno per un importo tra i 5 e i 6 miliardi alla Fiat che, a sua volta, si è rivolta alla Cina dove è sorta un’azienda dedicata alle forniture per l’Italia. Si tratta, tra l’altro – ha evidenziato Muscaridola – di mascherine che non corrispondono ai parametri europei come denunciato da una nota trasmissione televisiva. Il risultato è che gli imprenditori italiani e lucani stanno chiudendo, il made in Italy con connesse garanzie di qualità, ancora una volta bistrattato, mentre la Basilicata sta assistendo ad una vera e propria invasione di mascherine cinesi, sicuramente fabbricate a basso costo, ma di non eccelsa qualità usando un eufemismo. Chiediamo, pertanto – ha continuato Muscaridola – che la Regione Basilicata si faccia promotrice di un appello che diventi protesta presso il Governo nazionale, provvedendo nel contempo, a rifornirsi dai produttori locali che fabbricano seguendo la norma vigente e offrendo le necessarie garanzie. Viene spontaneo chiedersi – ha chiosato – perché anche la nostra Regione ricorra alle mascherine della Fiat, ovvero cinesi, mettendo a grave rischio l’autosufficienza aziendale e facendo paventare un futuro quanto meno incerto per l’imprenditoria autoctona con la relativa occupazione?”.
Intervenuti nel dibattito i consiglieri Cifarelli (Pd) che ha ricordato la sua mozione presentata il 4 dicembre in Consiglio regionale con la quale si invitava la Regione ad approvvigionarsi in loco per il giusto sostegno alla produzione lucana ed al made in Italy. “Serve, dunque – ha detto Cifarelli – un’azione incisiva ed immediata, tracciando in Consiglio regionale una corsia preferenziale per una mozione che, altrimenti, rischia di essere discussa fuori tempo massimo”. Il consigliere Acito (Fi) ha inteso cogliere “il grido di dolore delle imprese lucane che si trovano fuori mercato, sottolineando che anche un commissario straordinario non può e non deve derogare dalle regole comunitarie riguardanti gli appalti pubblici. Tutelare il sistema produttivo lucano, anche rivolgendosi all’Anac per verificare la bontà della normativa adottata ed i requisiti utilizzati per l’affidamento alla Fiat. La Regione Basilicata, dal canto suo, potrebbe incidere sulla normativa facendo pressioni presso il Governo centrale, denunciando le storture di un sistema che va a discapito di chi con grandi sacrifici ha scelto la strada della riconversione industriale”.
Ha fatto seguito l’audizione del presidente della sede provinciale di Matera della Ugl Coltivatori, Pietro Ninivaggi, circa due proposte di legge d’iniziativa dei consiglieri di Forza Italia Acito, Bellettieri e Piro. La prima, n.59/2020, su “Modifiche alla legge regionale 19 gennaio 2010 n.1 – Norme in materia di energia e Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale (Piear) – Decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152 – legge regionale n. 9 9/2007 e successive modifiche e integrazioni”, e la seconda, proposta di legge n. 60 del 2020 recante: “Modifiche alla legge regionale n.8 del 26 aprile 2012 – Disposizioni in materia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”.
“La Ugl Coltivatori – ha affermato Ninivaggi – capofila del ‘Progetto di Comunità, denominato ‘Progetto Etico per la produzione Agrofotovoltaicambientale’ agisce in adempimento delle premesse normative internazionali – Protocollo di Kyoto e di tutta l’altra legislazione in merito che prevede e chiarisce come la produzione e la cessione di energia elettrica da fonti rinnovabili, biomasse, fotovoltaiche, eoliche, realizzate sulle superfici agrarie sono considerate “Attività agricole connesse e produttive di Reddito agrario”. In merito alle osservazioni alle pdl 59/2020 e 60 /2020 entrando nello specifico, osserviamo – ha continuato Ninivaggi – che la proposta di riduzione della potenza contrasta palesemente con plurimi giudicati della Corte Costituzionale e appare di ogni evidenza che si andrebbe a reiterare un giudizio negativo della Corte stessa. Profili di incostituzionalità, quindi, sulle due pdl e norma già oggetto di abrogazione da parte di altra legge regionale. Lo stesso vale per la diminuzione da 10 a 3 MW, decisione e provvedimento che , come da legislazione, non spettano alla Regione. Ci chiediamo allora – ha continuato Ninivaggi – a chi serve e perché contenere la norma, noi rispettiamo le tradizioni e l’ambiente locale, siamo agricoltori a tutti gli effetti, che hanno interesse alla tutela del pascolo senza alcun consumo del suolo. Chiediamo solo di poter lavorare. Altra distorsione evidente – ha concluso – è quella concernente la distinzione tra aree: non esistono aree vocate, bensì aree idonee e aree non idonee nei terreni agricoli. Il nostro è un modello organizzativo nella piena compatibilità ambientale”.
Il consigliere Acito (Fi) ha ritenuto di dover chiarire alcuni passaggi: “con la pdl 60/2020 – ha esplicitato – si chiede di prendere atto della produzione di energia fatta. Obiettivo è quello di limitare l’uso di suolo non di limitare l’utilizzazione delle fonti rinnovabili per la produzione di energia alternativa. Abbiamo superato la preoccupazione sulle aree vocate e stiamo perseguendo l’obbligo di guardare gli aspetti totali dell’economia regionale che concernono anche altri settori con la stessa dignità ed importanza dell’agricoltura, vedi beni culturali, archeologia, ambiente, turismo. La pdl 59/2020 ha quale obiettivo fondamentale quello di mediare tra le varie esigenze, tutelando le capacità attrattive del territorio”. Il consigliere Braia (Iv) ha espresso “la necessità di attendere ad una riflessione esaustiva della situazione e sul Piear, magari avendo, finalmente, a disposizione i dati da tempo richiesti al dipartimento Ambiente. Il lavoro della Confapi è prezioso per tutte le notizie forniteci – ha sottolineato – e per questo ne siamo grati, certo è che l’ufficialità la deve dare l’assessorato che non può, di certo, trincerarsi dietro l’emergenza pandemica vita natural durante. Occorre contemperare gli interessi per la salvaguardia del suolo con l’obiettivo strategico di procedere spediti sulla strada della riconversione green compatibilmente con le necessità contingenti e quelle ambientali. Chiarire inoltre – ha concluso Braia – gli indirizzi forniti dalla Regione all’Università per la redazione ottimale del Piano paesaggistico nell’ottica di confronto con i player non solo regionali”.
Presenti ai lavori della terza Commissione, oltre al presidente Quarto (Bp), la vicepresidente Carlucci (M5s) e i consiglieri Acito e Bellettieri (Fi), Aliandro e Sileo (Lega), Trerotola (Pl), Baldassarre (Idea), Braia (Iv), Cifarelli (Pd).
Dic 16