In occasione la Giornata mondiale della poesia Unesco! pubblichiamo l’intervista che ci ha concesso la poetessa materana Antonella Pagano.
21 marzo 2012. E’ Primavera! E’ la Giornata mondiale della poesia Unesco!
21 Marzo, Giornata della Poesia, Primavera. Cosa ne pensa Antonella Pagano?
Primavera! Senza dubbio la Primavera della Natura, la Primavera della Vita, la primavera di ogni Mattina, la primavera di un Giorno che può essere, inaspettatamente il più bello della vita. Perciò, ogni mattina spalanco la finestra al Giorno e alla sua Primavera per predisporlo alla meraviglia, e predispormi alla meraviglia di ogni istante che mi sarà donato dalla vita per la vita. E poiché ho sempre dichiarato che la Poesia per me è la Vita, a quel punto ben venga la giornata della poesia, la primavera del giorno poetico. E’ vivere poeticamente 1440 minuti al giorno?!
Come ha vissuto il 21 marzo?
Gustando il sole che ha inondato Roma e che luccicava sui Monti che vedo dalla finestra della mia casa nei pressi dell’Eur e il luccichìo della maestosa Cupola di San Paolo fuori le mura e del Colosseo quadrato, come i Romani chiamano il Palazzo della Civiltà Italiana. Sa, non rammento più quando ho fatto mio …..la bellezza salverà il mondo di Fëdor Michajlovič Dostoevskij e da quando ho tentato di onorare questo meraviglioso proclama assumendolo a coordinata fondamentale della vita prima e dell’esercizio quotidiano intorno alla Bella Parola e al dipinto del Volto femminile, poi. Il 21 Marzo l’Unesco ha stabilito sia ricordata la Poesia e l’Italia si è mobilitata, dalle piccole associazioni nei piccoli comuni che punteggiano la provincia, alle grandi associazioni delle grandi città. Tanti cuori che si son ritrovati a parlare di Poesia.
E con chi e dove a Roma si è incontrata?
Nel 1918 nacque a Roma, in alcuni spiriti eletti, il proposito di costituire un circolo di studi, si riunirono tre volte in una polverosa biblioteca a carattere esclusivamente filosofico che ebbe un solo unico esito, ottenebrare la libertà di quegli spiriti liberi, mortificarne la vitalità, ingrigire la brillantezza della loro fervida creatività….poi, un bel giorno un’idea: un cenacolo d’ artisti è di notte che ha da riunirsi e dove? in un caffè! La sera del 14 gennaio 1919, un martedì destinato a divenire storico, fu istituito il circolo fondatore della Liberissima Università del Caffè Greco. La Poesia, ieri sera a Roma, è tornata in uno dei luoghi consacrati, il Caffè Greco di via dei Condotti che ha ritrovato la veste più autentica ed originaria. Fondato nell’Anno Domini 1760, ha una storia ancora più antica, somma anche di tante storie personali e collettive che si sono avvicendate fra quelle sale arredate di gusto e profumate di dolci e manicaretti anche salati. Casanova, Goethe, Gogol, Stendhal, Byron, Andersen, Berlioz, Brancati, d’Annunzio, d’Azeglio, Flaiano, Gogol, Grieg, Guttuso, Leopardi, Levi, Luzi, Mendelsson, Palazzeschi, Liszt, Penna, Sartorio, Schopenhauer, Stendhal, Tholvaldsen, Wagner, Orson Welles e tanti altri grandi hanno frequentato e oggi ancora si ritrovano nella bottega fondata dagli Elleni. Che meraviglia! Sono stata la cifra poetica lucana, che meraviglia!
Come ha trascorso la serata?
Calabrò, Frabotta, Morcellini, Camelliti, Elio Pecora, Aquilani, Nerìa De Giovanni e il Professor Franco Ferrarotti che, con il Patrocinio del Dipartimento della Comunicazione e ricerca sociale dell’Università La Sapienza, e con la direzione del Poeta Angelo Sagnelli si son dati convito poetico. E con loro hanno festeggiato la Poesia e i 250 anni del Caffè Greco anche Samir Al Qaryouti, giornalista arabo, Bai Yun, soprano cinese e gli attori Silvia ed Edoardo Siravo. L’editore de’ la LietoColle, tra i promotori, ha timbrato la serata con alcuni principi fondamentali: “ l’Oggi è molto urlato! L’Oggi non lascia spazi al silenzio né agli spazi bianchi. Se Bisutti ha sostenuto che la poesia salva la vita, egli preferisce sostenere: che la poesia aiuta la vita e che quello che non sa fare la politica e la burocrazia lo farà l’Arte con la Poesia in testa. E che la poesia araba darà all’occidente qualcosa, la poesia araba farà accadere qualcosa”.
E Ferrarotti?
Il Ferrarotti ha cominciato con il plaudire alla totale imprevedibilità della Poesia per chiedersi a gran voce: “Ma dove stiamo andando? In questo oggi, in questo Oggi del buon Tecnocrate, del Tecnico Assoluto che fa il lavoro sporco! Dove va questo mondo pienamente amministrato? E tutti noi condannati ad essere ragionieri, sommersi da bollette, costretti a scontrarci con gli scontrini, dove stiamo andando? Il mondo totalmente amministrato può essere salvato solo dalla Poesia, non certo dalle istituzioni ripetitive e noiose! Ritrovare poesia e umanità, questo è fondamentale. Imbarazzante parlare di Poesia, peraltro, poiché la Poesia è libera, la Poesia si libera da sé! La Poesia deve far male alla gente! Deve farci tornare a casa costringendoci a chiederci: che ci sto a fare? Dove sto andando? La Poesia non può avere scuole e le pause? Ogni pausa è un granello di sabbia salvifico! I Poeti nell’antichità dispensavano immortalità agli umani! Godimento misterioso e nascosto! Occorre essere disinteressati! Ritrovare l’Umanità. Ritrovare l’Umanità!”.
E il rappresentante della cultura araba?
Samir Al Qaryouti:”la nostra lingua ha solo 28 lettere. Tutti i poeti arabi sono alla ricerca della 29esima lettera! Pensate a quanto avete qui, in Italia, a Roma, quanta Arte, quanta Architettura, quanta Bellezza e poi pensate al deserto! Cosa c’è nel deserto? Il nulla e l’infinito. L’infinito nulla. Pensate a chi nasce là. Colui che nasce là prende a parlare con l’infinito; la forza della sua parola è là. Parola letta e recitata. Pensate, il Primo Mercato Mediatico della Storia è nato là; i poeti andavano a vendere i loro poemi al mercato, in cambio di cibo e denaro! Ogni parola araba è composta da un verbo a sua volta composto solo da tre lettere. Sempre. Per l’uomo arabo la Poesia è Sentimento. Il grande poeta arabo Kabbani dice che il popolo arabo è condannato alla poesia. E la Mauritania? Un piccolo stato con 1.000.000 di poeti. Quando a Kabbani è stato chiesto di definire la Poesia, ha dichiarato che non è compito suo definirla la poesia; poi ha aggiunto: gli anziani raccontano che la poesia è venuta da una caverna lassù sulla montagna, è scesa giù, ha preso un caffè ed è ritornata su’; i bambini dicono che la poesia è venuta fuori dalla foresta; le donne che la poesia è entrata nella loro casa come farfalla ed ha loro parlato d’amore! Ecco la condanna bellissima cui è sottoposto il popolo arabo!”.
E il Calabrò?
Corrado Calabrò…”oggi si parla tanto, eppure ci mancano le parole! Non assegniamo importanza agli spazi bianchi, eppure sono questi a parlare di più! Per ben 25 volte Garcia Lorca ripete A las cinco de la tarde… consegnandoci tutto il senso di precarietà e l’effimero della vita umana. Il Poeta è debole dinanzi allo strapotere dei media, ma ha un vantaggio, un gran vantaggio: può attendere, si, può aspettare! Pensate a quanti poeti sono arrivati a noi dalla storia, quanti classici da così indietro nel tempo!”
Quali dichiarazioni l’hanno maggiormente colpita?
Tutti mi hanno insegnato molto, ma ho sentito particolarmente sulle mie corde Elio Pecora; seduto discretamente, mite eppur fervido, è intervenuto con incisivo piglio e incisiva voce:”è la chiacchiera che uccide la poesia! Invoco la parola distillata, coma la chiamava Ezra Pound. La poesia nasce nel silenzio. Occorre affidarsi a parole più durevoli, è questa la ragione per la quale molti scrivono. Occorre, più che parlare di poesia, affinare il gusto, leggere, leggere i grandi poeti. E’ attraverso la lettura della vera poesia che sapremo che cosa è la poesia, comprenderemo perché la poesia chiede che le si dedichi tutta la vita, comprenderemo perché la poesia è sofferenza e perchè deve rimanere gratuita. Non mi va bene la giornata della poesia! Mi addolora la poesia scritta nei libri di scuola elementare, pessime cose, squallide cose, è per questo che plaudo a Benigni che è andato nelle piazze a leggere Dante Alighieri. E i nostri vecchi? Essi dicevano la poesia, non parlavano di poesia, la declamavano a memoria e basta. Oggi, invece, manca il gusto della poesia, c’è disattenzione, selvatichezza…. eppure è la poesia che può salvarci e può aiutarci persino a recuperare i sentimenti. Spero ardentemente che la crisi serva a questo, che faccia aprire le porte interne a noi, le abbiamo quelle porte! E che dilaghi l’educazione sentimentale. Posso accettare la Giornata della poesia solo se vista quale primo giorno per cominciare un vero, profondo, autentico lavoro dentro di noi. Abbiamo dimenticato i beni che nessuno può toglierci, uno di questi è proprio la Poesia. E’ così che trova senso questa giornata. Anche l’utilità a distrarci dal pensiero della morte e imparare ad avere pazienza è affascinante. Sono le 2 tesi sostenute dalla Frabotta…”perché la poesia bisogna saperla aspettare. E’ inutile richiamarla, quando non c’è. Avere pazienza! Molto, molto lontano dal come viviamo oggi. Anche per questo la poesia tende a ritrarsi, a nascondersi, lasciandoci deprivati del suo dono. Il dono della poesia. Perché la Poesia è Dono!”
Dono! Già, è vero, la Poesia è un dono, è sofferenza, ti chiede la vita, tutta intera ma….poichè per me la vita è la poesia, la felice coincidenza mi fa felice! Vivo, dunque faccio poesia o forse sono poesia, siamo poesia! Una giornata intera di poesia, millequattrocentoquaranta minuti al giorno di poesia. Mi creda, ne vale veramente la pena tentare, almeno tentare di adottare questa prospettiva! Ci provi e poi la intervisterò io, son curiosa di sapere l’esito di questo esperimento. Ci conto!
Michele Capolupo