Tre interrogazioni che sullo sfondo hanno la “Questione Lucana” sul petrolio e la mancata proroga nel Milleproroghe di fine anno alla moratoria su tutte le nuove prescrizioni, sono state depositate dal senatore M5S di Venosa, Arnaldo Lomuti.
Una delle tre interrogazioni riguarda per maggiore precisione il controverso pozzo “Pergola 1”, sui monti intorno a Marsico Nuovo che segnano il confine labile tra due bacini idrici attigui di primaria importanza per il ciclo dell’acqua lucana, di circa 13 mila litri di acqua al secondo: quello della Val d’Agri, Basilicata, e quello del Vallo del Diano, in Campania.
Un vero delitto ambientale per qualche goccia di petrolio scadente e pieno di zolfo, che al solito non porterà né ricchezza collettiva né occupazione.
La Basilicata è una regione che produce più di 600 miliardi di litri di acqua sorgiva all’anno e che ha capacità di stoccare nei suoi invasi artificiali un miliardo di metri cubi di acqua per bere e per irrigare. Una Regione a bassissima densità abitativa che con tanta acqua – è uno dei bacini idrici più importanti d’Europa -, ha paradossalmente costanti crisi idriche, tanto da far vivere cittadini, agricoltori e allevatori lucani con impietosi turnazioni dell’uso dell’acqua. E senza la possibilità di una adeguata pianificazione nel comprato agricolo e alimentare, il più soggetto alle capacità idriche e di ambiente qualificato per sviluppare la sua economia.
«Tra prelievi di altre regioni, il consumo di circa 160 milioni di mc annui di acqua da parte delle compagnie petrolifere, più gli sprechi della rete idrica dei consorzi e del potabile – ha affermato il senatore Lomuti -, noi lucani siamo obbligati, in estate, ad avere un autoclave per poterci lavare, e addirittura a pietire, agli enti di gestione, acqua per i nostri campi. Mentre nei palazzi amministrativi dei vari enti, dove si decidono le sorti dei territori, si continua a sottovalutare la questione che è anche climatica, ma è anche direttamente legata agli sperperi e alle estrazioni petrolifere».
Non solo perché le multinazionali degli idrocarburi consumano 36 milioni di litri di acqua per un singolo pozzo estrattivo, il che in un anno ci porta a perdere, nella sola Basilicata, un bacino idrico quasi quanto quello del Pertusillo, ma anche e soprattutto per la pubblicità negativa che il territorio lucano, interessato dalle coltivazioni di idrocarburi, subisce per il suo agroalimentare.
Delle tre interrogazioni, una è indirizzata al ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, per sollecitarlo a dare il parere del suo ministero, senza il quale, il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, non può bloccare definitivamente il Pergola 1.
Le altre due interrogazioni sono invece rivolte al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, in stretta correlazione con la mancata proroga delle scadenze del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI), e al ministro delle politiche agrarie Teresa Bellanova.
A Patuanelli, il senatore Lomuti chiede in sostanza “quale sia lo stato di avanzamento per l’approvazione del PiTESAI” e se si sta valutando di disporre l’opportuna proroga dei termini della moratoria in scadenza nel 2021″.
Mentre al ministro in quota Iv, «mi è sembrato importante – ha precisato il senatore lucano – chiedere alcune cose molto dirette e specifiche, perché gli effetti negativi economici e ambientali legati alle estrazioni, ricadono soprattutto nelle sfere delle competenze del ministero della Bellanova. Alla quale ho chiesto in sostanza se è a conoscenza di quante aziende agricole e di trasformazione, e quanti allevamenti chiudono le loro attività nelle aree estrattive in Basilicata, perché il petrolio genera anche diffidenza tra i consumatori. E, chiaramente, mi è sembrato anche importante sapere qual è la posizione del ministro sulla proroga alla moratoria per tutte le nuove attività estrattive».