Oltre il Covid, segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Basilicata, Summa, Gambardella e Tortorelli: “Serve un piano per il lavoro e il nuovo sviluppo”.
La pandemia con le sue temibili emergenze ci vede partecipi e allarmati come organizzazioni solidali e sociali. Questa crisi è un fenomeno che investe tutti e tutto. È presente ovunque e coinvolge le ideologie, la politica, l’economia, la tecnica, l’ecologia. Si tratta di una tappa obbligata della storia personale e della storia sociale.
Una crisi così pervasiva impone una reazione politica importante ed innovativa da parte dei decisori pubblici.
Noi per primi siamo chiamati. Le nostre organizzazioni sindacali, senza sconti e con rinnovata responsabilità,sono spinte ad approfondire e comprendere le tante istanze che derivano dalla crisi.
Oltre i limiti e le criticità registrate nei recenti mesi di recrudescenza del contagio,vogliamo lavorare come costruttori di un nuovo progetto del sociale per il superamento della crisi pandemica. Insieme, perché ora siamo in un tempo nuovo che dobbiamo attraversare cooperando, edificando.
La crisi non ha risparmiato la Basilicata. Il Covid ha aggravato la situazione di svantaggio preesistente: la perdita di capitale umano, la transizione demografica non governata, la fuga verso le Università del Centro e del Nord, la faticosa costruzione di una cultura industriale adeguata alle sfide della globalizzazione.In generale, il Covid ha accelerato il declino di un modello di specializzazione produttiva regionale per molti versi non più adeguato rispetto alla competizione globale, poco innovativo, insufficientemente capitalizzato, danneggiato da diseconomie esterne tipiche del ritardo di sviluppo, dalla carenza di infrastrutture e servizi alle imprese ai gap formativi, rendendo più rapidi ed evidenti i connessi problemi di disgregazione del tessuto sociale e di desertificazione demografica, che erano già in atto strutturalmente.
Senza il recupero di una capacità di programmazione complessiva, unitaria nella sua visione e lungimirante, la regione la Basilicata rischia di declinare verso lo spopolamento definitivo di molte delle sue aree interne (con i connessi problemi di tenuta idrogeologica), l’invecchiamento della sua popolazione, l’emarginazione formativa e lavorativa dei pochi giovani che rimarranno, e quindi, come risultante complessiva di tali fenomeni, una crescita potenziale schiacciata permanentemente verso il basso. Siamo al punto in cui è necessaria un’azione straordinaria per evitare uno scenario di scomparsa sociale nel giro dei prossimi 10 o 15 anni.
Nell’immediato, la crisi aggrava le problematiche sociali strutturali della Basilicata. Un mondo di fragilità che si amplifica: a rischio povertà sono 200mila famiglie. Lo testimonia un ampio e preoccupante dossier della Caritas lucana sulla “vulnerabilità della persona alla povertà”. Mentre un bacino di 36.000 NEET con meno di 35 anni di età costituisce la premessa di future situazioni di emarginazione sociale.
Il tema unificante nel turbinio della crisi pandemica è ancora il lavoro,il nuovo lavoro. Occorre un confronto reale,non formale e concludente, in primo luogo con la parte pubblica regionale, per costruire un Piano per la crescita, l’ambiente ed il lavoro e del nuovo sviluppo sostenibile, definito su scenari condivisibili del futuro, nella consapevolezza che soltanto modelli di crescita rispettosi dell’ambiente, in settori come la green economy, possono contribuire ad attivare effetti-leva in ampi settori produttivi e generare opportunità occupazionali anche per i giovani a medio ed alto livello di scolarizzazione, che oggi emigrano verso altre regioni, come evidenziano tutti gli studi sul comparto dell’economia “verde”. Dobbiamo fermare l’emorragia che sta privando la Basilicata del suo capitale più prezioso: le persone.
Riteniamo come forze confederali che la priorità di un Piano per la crescita, l’ambiente ed il lavoro è coessenziale e parallela all’avvio di un serio confronto sul Piano strategico che inizia finalmente il suo percorso politico-istituzionale.
Ad esso guardiamo con grande attenzione ed in modo non formale.
Si tratta di riparare e recuperare in un solo balzo programmatico gli errori, le disfunzioni e le incongruenze del passato che hanno consegnata alla crisi una Basilicata asfittica e limitata nelle sue pur diverse potenzialità economiche, specie vanificando i diversi cicli di programmi operativi UE con un circoscritto e non appropriato impatto moltiplicativo di ricchezza ed occupazione.
Occorre, invece, rileggere approfonditamente le reali esigenze dei territori, le opportunità e la vocazioni esistenti, e su di esse piantare una nuova stagione di programmazione, ripartendo da un profondo cambiamento delle politiche. Un cambiamento di politiche che concentri gli investimenti pubblici e privati su poche aree strategiche, ad elevato impatto sullo sviluppo complessivo: la filiera agroalimentare, la filiera dell’automotive, il turismo, le infrastrutture di trasporto strategiche e la maglia della viabilità secondaria che vi si riallaccia, i servizi di trasporto pubblico locale, interessati da una riforma insufficiente, i piani di rigenerazione urbana, l’innovazione green e la transizione energetica, progetti di investimento orientati alla digitalizzazione, rafforzando la rete Università-enti di ricerca-imprese.
Una strategia che leghi l’emergenza delle grandi precarietà e povertà generate dalla crisi ad una valida e nuova strategia di sviluppo con una manovra-ponte di sostegno dei soggetti sociali e delle famiglie colpite dalla crisi, che rinforzi la loro capacità reddituale, di consumo e soddisfi i nuovi bisogni.
Occorre un quadro strategico che preluda ad un patto per il lavoro sul quale mobilitare e allocare le risorse della nuova programmazione comunitaria 2021-2027, quelle del Recovery Fund e degli altri fondi europei (Sure , Bei),oltre alle rinvenienze delle royalties e di quelle nazionali, a partire dal Fondo Sviluppo e Coesione, dentro un grande piano di sviluppo.
Essenziale è cogliere l’opportunità dei fondi comunitari, senza frammentare la spesa e, specie nel Sud, predisporre proposte coerenti e di portata innovativa per battere una volta per tutte le disuguaglianze e i divari che dividono il Paese e dare robustezza al sistema produttivo, occupazionale e sociale del Mezzogiorno.
È il tempo di passare all’azione. Il Governo regionale dimostri discontinuità, rompa lo stato di sospensione e di attesa.
Il Piano per la crescita, l’ambiente ed il lavoro rivendicato dal sindacato dovrà essere co-progettato insieme alla Giunta regionale ed alle associazioni di categoria e dovrà vertere sulle nuove prospettive di sviluppo post Covid, sui punti cruciali al fine di superare l’emergenza pandemica e costruire una nuova fase di crescita della regione e del lavoro, anche allestendo “missioni di sviluppo” quali strutture di sostegno e assicurazione del successo degli impegni assunti.
Grande rilievo assume il coinvolgimento nel Patto dei grandi Players presenti nell’economia regionale per un rinforzo delle relazioni sociali e produttive ,con una maggiore attrattivita nei contesti locali degli stessi e per un auspicabile trasferimento di know how strategico utile per rinforzare linee ed interventi del nuovo sviluppo regionale.
Per le organizzazioni confederali le grandi “aree di trasformazione” del Piano del lavoro sono:
1. l’area della promozione e della tutela della persona come parte di una comunità di lavoro, come cardine della crescita umana e collettiva e rilancio delle politiche sociali sanitarie attraverso:
a) un Fondo di sostegno alle famiglie ed imprese colpite da Covid 19;
b) il rilancio dell’offerta formativa alle esigenze effettive delle imprese abbandonando la logica “a catalogo” ed introducendo percorsi di formazione permanente ; Investire fortemente negli ITS (istituti tecnici superiori) grande lacuna nel sistema formativo regionale, ma strumento di vera integrazione tra imprese presenti nel territorio e formazione, con grandi potenzialità di sbocchi occupazionali
c) un blocco di policies del mercato del lavoro, anche attraverso il rilancio del partenariato (Cpi, datori di lavoro, consulenti, terzo settore, poli formativi e strutture socio-sanitarie) che mirino a migliorare l’operatività delle strutture pubbliche deputate al profiling, all’orientamento professionale ed all’inserimento lavorativo, costruire percorsi di acquisizione delle competenze professionali necessarie per l’ingresso o reingresso sul mercato del lavoro e ad affinare gli strumenti oggi esistenti ed ancora scarsamente utilizzati, come l’apprendistato;
d) Avviare un piano straordinario di alfabetizzazione informatica e sostegno alle competenze e capacità digitali dei cittadini per l’utilizzo dei sistemi digitali ed i servizi on line della pubblica amministrazione, rivolto a tutta la popolazione lucana, ma in particolare alla terza età che rischia di essere tagliata fuori dalla possibilità di usufruire dei servizi e del sistema dei bonus veicolati esclusivamente attraverso il sistema SPID ed App IO .
e) l’avvio di un’azione sinergica di contrasto alla dispersione scolastica investendo su strumenti di qualificazione dei servizi di orientamento e placement; realizzando percorsi su misura che valorizzino le vocazioni personali, gli interessi e gli stili di apprendimento individuali; sviluppando relazioni stabili con gli attori economici ed istituzionali territoriali, finalizzate al rafforzamento di percorsi di avvicinamento al mondo del lavoro (a partire dai PCTO ex alternanza scuola lavoro, sistema duale, ecc..) ,investendo sui talenti anche assegnando doti di ricerca a giovani lucani. Favorire e sostenere cooperative di giovani in ogni comune lucano per la valorizzazione turistica, per la creazione di proposte di servizi di natura sociale, culturale, ambientale e per la ricerca storica.
f) il rafforzamento delle misure ospedale-territorio per l’emergenza Covid(Vd.Protocollo con Assessorato)e la riforma del sistema sanitario regionale, incentrata su di una reale differenziazione e integrazione tra medicina territoriale di prossimità e sistema ospedaliero, da specializzare sul trattamento dell’acuzie e sull’innovazione tecnologica e organizzativa; decisiva è la regia rafforzata dei servizi a bassa soglia di accesso (pediatri, medici di famiglia, medici di continuità assistenziale, consultori familiari, centri vaccinali, centri di diabetologia, servizi socio-sanitari per anziani, disabili, sofferenti psichici, tossicodipendenti, ecc.).da consolidare attraverso l’istituzione della Casa della saluta ed il concreto essenziale inserimento nella rete distrettuale dell’infermiere di comunità.
g) un piano di rilancio dei servizi essenziali alla persona, concentrato sulle aree più interne che soffrono le maggiori carenze, basato sul raggiungimento di una offerta adeguata ed uniforme di servizi per la prima infanzia, anche al fine di riequilibrare i tempi di lavoro e di accudimento familiare a beneficio dell’occupazione femminile, e di servizi socio-assistenziali per la terza età. sottoposti al sistema dell’ accreditamento.
h) In Basilicata, le istituzioni del settore Sanità hanno in media 14,4 dipendenti contro i 15,1 del dato nazionale. Le istituzioni del settore Assistenza sociale sono di dimensione significativamente minore in Basilicata (4,4 dipendenti) rispetto alla dimensione media nazionale (9,7 dipendenti). Emerge chiaramente dall’ ultima indagine ISTAT, che per adeguarsi alla media nazionale, la regione Basilicata dovrebbe raddoppiare i posti di lavoro nel settore dell’assistenza sociale. Nella consapevolezza che le politiche sociali non possono e non devono limitarsi alla mera erogazione di sussidi o bonus economici, ma devono offrire una rete di servizi e di vicinanza in grado di attivare ciascuna persona per com’è grado di fare e di inserirla in una rete con altre persone, attraverso percorsi di accompagnamento e socializzazione, per ridurre non solo stati di deprivazione economica, ma anche condizioni di marginalità;
i) è necessario istituire le Case della salute e la Medicina di comunità.
2. l’area ambientale, dei borghi,delle aree interne,della transizione energetica attraverso azioni per:
a) la competitività produttiva centrata sui settori, le filiere o anelli di filiere legati alla espansione dei mercati, completandole filiere agro-industriali più significative basate su produzioni di qualità e territorialità(vitivinicolo, lattiero-caseario, ortofrutta, zootecnia, cerealicolo), offrendo opportunità di lavoro stabile e dignitoso anche ai lavoratori extracomunitari, il supporto alla componentistica del settore automotive, lo sviluppo di una filiera nei materiali “bio” ed a alta efficienza energetica per l’edilizia;
b) il rilancio dell’economia verde in specie rivedendo l’impianto delle attività di forestazione e dei servizi idraulico ambientali,superando l’attuale inefficiente gestione del CdB, istituendo una struttura speciale autonoma e dedicata globalmente alle attività di economia montana e della valorizzazione multifunzionale delle foreste lucane con la gestione multiscopo del patrimonio forestale pubblico e del suo equilibrio.
c) la riconversione ad idrogeno della regione, iniziando da un progetto di ricerca sulle motorizzazioni ad idrogeno da avviare con la Fca di Melfi, per proseguire con la produzione di elettricità da idrogeno;
d) la riconversione ambientale delle aree industriali sul modello delle aree produttive consortili eco-attrezzate (APEA) con fornitura di servizi energetici a basso costo alle imprese insediate e da attrarre.
e) la centralità delle risorse energetiche, insieme ad un rafforzamento di quelle alternative per la transizione. Servono scelte politiche incisive per spostare in ambito locale attività diversificate dell’industria di trasformazione energetica, condivise tra Governo nazionale , Regione e grandi players. E’ auspicabile sperimentare un fondo regionale con le royalties ed altri valori rivenienti dal corretto impiego dei beni comuni(acqua, foreste..) per interventi produttivi ed infrastrutturali e da destinare come dote risparmio per le famiglie lucane.
3. l’area dell’intelligenza umana nell’uso delle nuove opportunità tecnologiche verso imprese innovative, con la digitalizzazione della P.A. lucana, anche nei suoi gangli più decentrati.
Alla Regione compete tessere la rete, i poli tecnologici e l’Università. Un ruolo di attrattore, di ponte, tra conoscenza, competenze e imprese, sulla base dei punti di forza del territorio promuovendo le filiere della strategia S3 regionale: automotive (dentro le sfide internazionali di Fca per far evolvere il Campus di Melfi verso un centro di competenza internazionale); biotecnologie e chimica verde, mediante le coltivazioni industriali per la produzione di carburanti “bio”; l’energia, per il rilancio di una nuova visione basata sui principi dell’agenda 2030; il sostegno all’esistente distretto tecnologico specializzato nell’aerospazio ed osservazione della Terra; la filiera delle industrie culturali e creative come asset trasversale in grado di garantire il vero rilancio culturale del territorio, anche grazie alla costituzione dell’hub del polo dell’innovazione interregionale candidato al MISE.
Per il rafforzamento amministrativo occorre prevendere un piano straordinario di concorsi pubblici in tutti i comuni lucani, negli enti regionali, sub regionali, nel sistema pubblico dei servizi per l’impiego. Nell’ambito di una più generale e nuova riforma dell’apparato pubblico regionale e locale(Regione-Provincia Unione dei Comuni riallineati in funzione del nuovo sviluppo)
L’ingresso di nuova forza lavoro negli enti pubblici locali è un prerequisito di sopravvivenza per la Pa della Basilicata e per l’intera economia della regione, che dovrà affrontare l’importante sfida della programmazione e della gestione della grande mole di fondi pubblici sia provenienti dal Recovery Fund, sia dallo Stato con il Piano per il Sud, sia della nuova programmazione dei Fondi Strutturali Europei 2021 – 2027.
Ai Comuni è richiesta una notevole capacità di programmazione, progettazione, erogazione, monitoraggio e valutazione delle spesa e dei servizi. Una carente dotazione di risorse umane quali-quantitativa ha pesanti ricadute sulla perdita di molte risorse, perché non impegnate, perché non spese o sulla incapacità di intercettare ulteriori fondi partecipando a bandi europei, nazionali ed interregionali.
Occorre necessariamente aprire un confronto sulla capacità amministrativa degli enti locali lucani in una regione in cui la maggioranza del PIL è generato dalla spesa pubblica e che pertanto risente moltissimo della scarsa efficacia e della lentezza dei procedimenti.
L’obiettivo delle grandi ‘aree di trasformazione ‘del Piano del lavoro è quello di generare una ricaduta presumibile di nuova occupazione nell’ordine di almeno 5.000 nuove opportunità di lavoro entro un anno dal varo del Piano.
Oltre le asprezze della crisi, l’appello è rivolto a tutti, alle forze e alle formazioni politiche e sociali: apriamo un varco nella molteplicità dei problemi e delle prospettive che la pandemia rilascia. Lasciamoci ispirare da un fermento nuovo e ricomponiamo le tessere di un confronto che tramuti la vorticosità della crisi in un nuovo corso di sviluppo regionale colmo di buone prospettive.
Confidiamo in una più avanzata e coraggiosa visione del Presidente e della Giunta regionale per avviare con nettezza e senza infingimenti un nuovo corso di relazioni sindacali e sociali, nella consapevolezza che il colloquio ed il confronto per il Piano del lavoro possa essere vissuto come un arricchimento delle funzioni del Governo regionale come massimo fattore propulsore di iniziative ed alleanze per lo sviluppo.
Non rimane più ulteriore tempo. Bisogna dominare l’emergenza della crisi con una rilevante azione politico-amministrativa della Regione di alto profilo ed a sostegno di un nuovo modello di sviluppo. Un continuismo ordinario, inconcludente e conservatore di equilibri non più efficaci produrrebbe un arretramento, un ulteriore appannamento nelle condizioni esistenziali delle persone e delle comunità.
Uno scenario che non accettiamo e non riteniamo auspicabile per il futuro della regione e che ci vedrebbe schierati sul fronte del movimento e della protesta.