L’emergenza legata alla diffusione del Coronavirus ha colpito duramente il comparto agrituristico. Una crisi che ha riguardato ben l’86% degli agriturismi, che dichiara di aver subito una riduzione dei ricavi complessivi (con perdite oltre il 50% dei ricavi per un terzo delle aziende). Tuttavia, in un quadro largamente negativo, se sono ben il 91% le aziende agrituristiche intervistate che dichiarano di aver registrato disdette di pernottamenti, solo la metà dichiara di aver subito un calo nella vendita di prodotti. L’indagine è contenuta nel “Rapporto Agriturismo e Multifunzionalità 2020” realizzato dall’Ismea nell’ambito della Rete Rurale Nazionale, e, stante la situazione perdurante di crisi, rileva una dose non scontata di moderato ottimismo verso il futuro: se infatti il 43,9% degli imprenditori dichiara attualmente di voler “limitare i danni e attendere che tutto ritorni come prima”, il 27,4% vuole “rilanciare l’azienda con nuove strategie” e il 9,6% “pensa che ci saranno nuove opportunità”.
Il 29,7% delle imprese ha però registrato un aumento, rispetto al 2019, della richiesta di servizi agrituristici da parte di persone del luogo, riconducibile al fenomeno del cosiddetto turismo di prossimità; per circa un quinto delle imprese (20,8%) è aumentata inoltre la richiesta di servizi agrituristici da parte di ospiti fidelizzati. Le imprese agrituristiche durante i mesi più critici hanno continuato a dialogare con i propri clienti soprattutto tramite internet e il web (i social soprattutto) e i contatti diretti (telefono, mail, ecc.). Per tutti i mercati, ma anche per tutti i servizi, durante le fasi dell’emergenza è emerso il ruolo decisivo, in molti casi essenziale, di internet e della digitalizzazione.
Sono indicazioni significative – commenta Piera Bianco, presidente Turismo Verde Cia-agricoltori Basilicata per le nostre aziende che hanno sofferto soprattutto la chiusura di queste festività. C’è innanzitutto da rilanciare la promozione sui canali web e social. Ad esempio su booking 44 aziende lucane su 62 sono presenti. Non si sottovaluti – aggiunge – che in Basilicata la produzione derivante dalla branca agricoltura nel 2019 si avvicina al milione di euro (esattamente 926.109) a cui aggiungere più di 50 milioni dalle cosiddette attività secondarie e circa 250 mila da attività di supporto e secondarie riconducibili per buona parte all’agriturismo.
La vendita di prodotti (soprattutto diretta) sembra essere stata – aggiunge la presidente di Turismo Verde – la principale “ancora di salvezza” e ben il 22% delle aziende dichiara addirittura di aver registrato nel 2020 (rispetto al 2019) un incremento delle richieste di prodotti da parte di persone del luogo (residenti in un raggio di circa 150 km dall’azienda). Allo stesso modo, circa un quinto delle aziende riporta un aumento di richieste da parte dei clienti già fidelizzati. Tutti elementi, questi, facilmente riconducibili alla particolare situazione venutasi a creare con le limitazioni imposte dalla normativa anti-Covid19: nei mesi più duri della crisi gli agriturismi italiani si sono affidati al mercato interno e hanno trovato una risorsa, forse non preventivata, nella domanda di prossimità.
Altra indicazione che viene da Ismea. Le imprese agricole multifunzionali, nonostante lo smarrimento generale delle prime fasi dell’emergenza, hanno dimostrato fin da subito un forte impegno all’interno del settore agroalimentare, riorganizzando l’offerta, le modalità di prenotazione degli ordini, i sistemi di consegna. Malgrado l’improvviso azzeramento di tutte le attività agrituristiche le imprese non si sono mai fermate. La centralità della componente agricola è divenuta, ancor di più, elemento strategico dell’impresa agrituristica. In tal senso il modello italiano della multifunzionalità si dimostra ancora una volta vincente e resiliente.
Una riflessione sul futuro del settore dell’agriturismo e della multifunzionalità agricola è particolarmente importante per provare ad ipotizzare come la nuova programmazione europea influirà sull’evoluzione dell’agricoltura e del mondo rurale. La prossima Politica Agricola Comune si è ormai delineata nei suoi obiettivi e la sua impronta sarà verde: una triplice strategia costituita dalla transizione verde, dalla strategia Farm to Fork e dalla strategia per la biodiversità 2030 caratterizzerà tutta la nuova programmazione. In tale contesto l’agriturismo non parte da zero, ma anzi ha già compiuto una parte importante del percorso, e possiede valori e strumenti che possono essere ulteriormente sviluppati: la vocazione sostenibile, l’impegno nella tutela di territori e paesaggi, il ruolo di capofila nei circuiti locali di somministrazione di cibo sano e nutriente, l’esperienza consolidata nel campo dei servizi alla persona. E proprio grazie alla lettura congiunta degli obiettivi della prossima PAC e dei risultati dell’indagine sulla stagione agrituristica 2020 si possono delineare alcune possibili traiettorie di cambiamento per le imprese agricole multifunzionali, e in particolare per quelle agrituristiche,
nello scenario post-Covid, identificando le prime reazioni e ipotizzando alcune prospettive future. I principali macro-ambiti di indagine approfonditi nel rapporto sono: le tendenze in atto, i nuovi mercati di riferimento, il ruolo delle imprese agricole e agrituristiche nell’erogazione di servizi alla persona (fattorie didattiche e sociali), l’evoluzione dei canali di vendita diretta. La capacità di reazione delle imprese le ha spinte, per limitare i danni e nello stesso tempo provare a ripartire, a adottare in tempi rapidissimi nuove strategie di diversificazione delle attività e a innovare alcuni processi aziendali.