L’ iniziativa è stata promossa da CIA, AGIA (Associazione Giovani Imprenditori Agricoli) e OPROL (Organizzazione Produttori Olivicoltori Lucani) che hanno raccolto prodotti alimentari da donare alla Caritas in collaborazione con la Diocesi di Tricarico.
Grande soddisfazione è espressa dal Presidente Oprol Paolo Colonna: “l’adesione dei produttori conferma l’impegno e la vicinanza del mondo agricolo alle politiche sociali. Un gesto solidale per attenuare le difficoltà, specialmente in questo particolare momento di grave disagio. E’ solo – dice Colonna – la prima di altre iniziative che vogliamo intraprendere afianco della Diocesi di Tricarico e dell’Arcivescovo Giovanni Intini”.
Hanno aderito all’iniziativa il caseificio Albanese Giovanni, il Frantoio Danzi di Tricarico, il Frantoio Oleario Grassanese di Grassano, il pastificio artigianale Oro Padula, il panificio Arte e Sapori Lucani di Giandomenico Il Vento, l’Azienda Agricola Cosimo Gaudiano, il Nettare degli Dei produzione di Miele Alessandro Montemurro, l’azienda apicoltrice Paolo Soldo, l’azienda vitivinicola biologica Giuseppe Mastrangelo, l’azienda Corona MD di Giuseppina Danzi, produttori associati all’associazione Spesa in Campagna di CIA e Oprol che non hanno fatto mancare il supporto all’iniziativa di solidarietà.
Per la prima volta in questa Epifania non sarà possibile riproporre la tradizione contadina per far trovare nelle calze della Befana appese al camino di ingresso dell’azienda agrituristica ai bambini giocattoli di legno di un tempo e ai più grandi il salame e la torta al sanguinaccio. Sarà un’Epifania molto diversa dal passato con le aziende senza utenti, piccoli e grandi. Non per questo gli agricoltori hanno rinunciato alla tradizione dei doni che in questa occasione sono rivolti a bambini e famiglie che vivono il disagio sociale provocato dalla pandemia.
La Befana continua ad essere un argomento sconosciuto per gran parte dei lucani. L’origine della “vecchietta” è da ricondurre ad alcuni riti propiziatori pagani: gli antichi credevano che nelle prime dodici notti dell’anno, fantastiche figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. C’è chi sostiene che sia vecchia e brutta perché rappresenta la natura ormai spoglia che poi rinascerà e chi ne fa l’immagine dell’anno ormai consunto che porta il nuovo e poi svanisce. Il suo terribile aspetto, rappresentazione di tutte le passate pene, assume cosi’ una funzione apotropaica e lei diventa figura sacrificale. E a questo puo’ ricollegarsi l’usanza di bruciarla. Senza “scomodare” gli antropologi è soprattutto una delle più antiche feste contadine che in alcune aree rurali lucane è stata da sempre vissuta con uno spirito tradizionale.
Nella piattaforma online dedicata al progetto nazionale “Il Paese che Vogliamo”, c’è un pezzo del “Paese che vogliamo” che in Basilicata significa tenere vive le tradizioni della cultura rurale che fa della solidarietà un valore fondamentale.