Torna l’incubo del nucleare in Basilicata. Era già accaduto nel 2003 con Scanzano, area di Terzo Cavone, e tutti ricordano la grande reazione del popolo lucano per scongiurare una scelta scellerata del Governo dell’epoca, guidato da Silvio Berlusconi. 18 anni dopo al Governo c’è una coalizione di centro sinistra composta da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Articolo Uno ma la Basilicata ancora una volta viene considerata una delle zone idonee per il deposito dei rifiuti radioattivi italiani.
Questa notte è stata infatti diffusa la mappa delle aree che potranno ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani, la cosiddetta “Cnapi”, Carta delle aree potenzialmente idonee. Il documento riporta le 67 aree che soddisfano i 25 criteri stabiliti nel 2014-2015. Si tratta di Comuni raccolti in cinque macrozone: Piemonte con 8 aree tra le province di Torino e Alessandria (Comuni di Caluso, Mazzè, Rondissone, Carmagnola, Alessandria, Quargento, Bosco Marengo e così via); Toscana-Lazio con 24 aree tra Siena, Grosseto e Viterbo (che comprendono i Comuni di Pienza, Campagnatico, Ischia e Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano); Basilicata-Puglia con 17 aree tra Potenza, Matera, Bari, Taranto (Comuni di Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina, Altamura, Matera, Laterza, Bernalda, Montalbano, Montescaglioso; poi le Isole, con la Sardegna (14 aree) in provincia di Oristano (Siapiccia, Albagiara, Assolo, Usellus, Mogorella, Villa Sant’Antonio) e nel Sud Sardegna (Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Ortacesus, Guasila, Segariu, Villamar, Gergei e altri); e la Sicilia, 4 aree nelle province di Trapani, Palermo, Caltanissetta (Comuni di Trapani, Calatafimi, Segesta, Castellana, Petralia, Butera). La mappa nei dettagli si può consultare sul sito depositonazionale.it
Qualche giorno fa i ministeri dello Sviluppo economico e quello dell’Ambiente avevano finalmente dato il “nulla osta” alla pubblicazione della mappa, tenuta rigorosamente chiusa nei cassetti della Sogin, la società che si occupa dello smantellamento delle vecchie centrali, per tutto questo tempo. La Sogin ha tenuto un consiglio straordinario lo scorso 31 dicembre. Dalla pubblicazione del 5 gennaio inizia il processo che nel giro di qualche anno porterà alla localizzazione del sito che in un primo momento dovrà contenere 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media intensità e poi anche 17 mila metri cubi ad alta attività, questi ultimi per un massimo di 50 anni (per poi essere sistemati in un deposito geologico di profondità di cui al momento poco si sa). Per il Deposito e il Parco tecnologico è prevista una spesa di 900 milioni di euro, che saranno prelevati dalle componenti della bolletta elettrica pagata dai consumatori.
Nel suo documento del 2014 l’Ispra aveva identificato almeno 28 tra criteri ed aree di esclusione. Criteri geologici a cui se ne aggiungono altri amministrativi. E altri ancora di convenienza e buon senso: anche se le isole, Sicilia e soprattutto Sardegna, sono comprese, per loro si unirebbe alle altre complessità anche il problema del trasporto. Le prime aree da scartare sono state comunque quelle vulcaniche, e poi quelle sismiche o interessate a fenomeni di faglia; quelle soggette a frane e inondazioni, o in fasce fluviali o in depositi alluvionali preistorici; le aree al di sopra di 700 metri di altitudine o con pendenze superiori al 10%. E ancora: quelle sino alla distanza di 5 chilometri dalla costa, in zone carsiche o vicine a sorgenti o a Parchi nazionali o luoghi di interesse naturalistico; bisogna poi mantenere un’«adeguata distanza» dai centri abitati; almeno un chilometro da autostrade, strade statali o linee ferroviarie; bisogna tenersi lontani da attività industriali, dighe, aereoporti, poligoni militari, zone di sfruttamento minerario.
La superficie necessaria al Deposito sarà tutto sommato modesta, e pari a 150 ettari, di cui 110 per il Deposito e 40 per il Parco tecnologico. Una volta riempito, il Deposito avrà tre barriere protettive, e sarà poi ricoperto da una collina artificiale, una quarta barriera, e da un manto erboso. Le barriere ingegneristiche dovranno garantire l’isolamento dei rifiuti radioattivi per più di 300 anni, ovvero fino al loro decadimento a livelli tali da non essere più nocivi per la salute dell’uomo e dell’ambiente. Si tratterà di 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media attività: 50mila dallo smantellamento degli impianti nucleari italiani (ancora quasi tutto da fare, si parla del 2036) e 28mila dalla ricerca, medicina nucleare e industria. Circa 33mila sono già stati prodotti, gli altri 50mila sono previsti per il futuro. Bisognerà poi trovare posto, (compresi nei 17mila metri cubi ad alta attività) a circa 400 metri cubi assai pericolosi, costituiti da combustibile non riprocessabile o da combustibili mandati in Francia e Gran Bretagna (a pagamento) per essere riprocessati, e che decadono in migliaia di anni. Resteranno nel Deposito per essere avviati a uno stoccaggio di profondità, anche se per ora non si sa dove, come e quando. Di certo c’è che, ad esempio, ad oggi a Trisaia in Basilicata alcuni contenitori che hanno 50 anni contengono una soluzione liquida di uranio arricchito, mentre a Saluggia, vicino a Vercelli e in riva alla Dora Baltea, giacciono 230 metri cubi di rifiuti liquidi ad alta attività sempre dentro a contenitori di 50 anni fa. Dopo l’alluvione del 2000 l’allora commissario Enea e premio Nobel Carlo Rubbia dichiarò che si era «sfiorata una catastrofe planetaria».
Che cosa accadrà ora? Nei sessanta giorni successivi alla pubblicazione del 5 gennaio parte la “consultazione pubblica”. Le Regioni, gli enti locali e i soggetti interessati potranno formulare le loro osservazioni e proposte tecniche alla Sogin. È la prima consultazione pubblica che si svolge in Italia. In generale l’iter non si preannuncia facile, visto che bisognerà raccogliere il consenso delle comunità interessate e delle istituzioni locali. La consultazione pubblica durerà in tutto quattro mesi, compreso anche il “seminario nazionale” che Sogin dovrà organizzare, e una successiva rielaborazione di tre mesi che darà luogo alla “Carta nazionale delle aree idonee”. Poi si passerà alla fase delle «manifestazioni di interesse» dei territori. Il tutto in un periodo di pandemia, con le immaginabili difficoltà che si aggiungeranno ad una procedura di per sé complessa. Una volta individuato il sito serviranno quattro anni per la costruzione.
Deposito scorie radioattive, Bennardi (sindaco di Matera): “Basilicata non sia più la discarica d’Italia, no al deposito unico di scorie”
E’ stata finalmente resa pubblica la lista di 67 luoghi idonei per l’individuazione del deposito unico di stoccaggio degli scarti nucleari nazionali, tra questi siti c’è anche il territorio materano e quello della vicina area barese. Il confronto è aperto, ma la Basilicata ed in particolare l’area del materano non può in alcun modo essere considerata meta di stoccaggio nucleare perché ciò stride con una visione di turismo sostenibile che intende puntare sulla bellezza di un paesaggio ancora incontaminato ma anche fragilissimo, in secondo luogo la Regione Basilicata non può più essere considerata la discarica nazionale come è stato purtroppo in passato.
L’Italia è piena di scorie nucleari radioattive. La maggior parte si trova in Piemonte, nel Lazio. Ma un po’ ovunque ci sono rifiuti nucleari, provenienti dalle quattro vecchie centrali atomiche che avevamo prima del referendum del ’97, ma anche dai rifiuti ospedalieri, dai centri di ricerca, dalle acciaierie. Ci sono già oltre 20 depositi in Italia con materiali contaminati, da vent’anni l’Italia non è ancora riuscita a dotarsi di un deposito nazionale unico e sicuro, imposto dalle norme internazionali, che riduca il rischio di disseminazione delle scorie.
Ce lo dice anche l’Europa, ogni Paese deve avere un proprio deposito nazionale per i rifiuti nucleari. Quello dello smaltimento di materiale radioattivo che riguarda quasi tutti i Paesi europei. La Commissione Ue ha aperto una procedura di infrazione e avvertito i Paesi in ritardo, tra questi c’è l’Italia, che entro il 2025 deve pur far rientrare i propri rifiuti radioattivi ospitati in Francia e Gran Bretagna e parliamo di diverse tonnellate.
Come si sono comportati gli altri Stati d’Europa nella individuazione del proprio deposito unico ? C’è chi ha imposto scelte in modo autoritario, come provò a fare Berlusconi nel 2003, quando decise, senza alcuna consultazione pubblica, che il sito unico dovesse essere in Basilicata a Scanzano Jonico. Molti lucani ricordano ancora le giornate di protesta e quel fervore popolare portò a ritirare quella decisione imposta. Una vittoria dei lucani che però non risolse il problema nazionale.
Altri Paesi hanno avviato processi di consultazione pubblica e di condivisione con le comunità locali per decidere dove realizzare i depositi.
E’ ciò che ha deciso di fare questo Governo: desecretare l’elenco delle 67 aree più idonee per il deposito nazionale unico di scorie nucleari è solo un primo passo, coraggioso e mai realizzato finora. Elenco già presente nel 2015 e solo oggi finalmente pubblico, rispondendo a sollecitazioni di associazioni ambientaliste che ne chiedevano la pubblicazione. E’ un percorso trasparente, pubblico e partecipato con gli enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, insieme determineranno, sulla base di valori oggettivi quale tra queste 67 aree sarà quella più adatta per ospitare il deposito unico di scorie. Le zone più idonee, al momento, risultano essere due in provincia di Torino, cinque in provincia di Alessandria e cinque in provincia di Viterbo, nessuna zona col punteggio più alto è presente in Basilicata o in Puglia.
Tutto questo però non deve far passare in secondo piano, che il rischio di avere il deposito unico sul nostro territorio rimane, perché comunque in quell’elenco dei 67 siti idonei è presente anche la Basilicata e aree pugliesi vicine alla provincia di Matera.
Il territorio della Basilicata è già stato fortemente logorato, consumato, penalizzato nei decenni passati. Stiamo ancora stimando i danni di quello che dobbiamo chiamare per il suo nome, un disastro ambientale compiuto negli ultimi decenni in Val D’Agri come nella Valle del Sauro, con le estrazioni e raffinazioni petrolifere, Con le 400 tonnellate di petrolio sversate dal Centro oli della Val d’Agri nel 2016, 26 mila metri quadri di suolo e sottosuolo contaminati, tra la rete fognaria e falde acquifere. Un danno enorme che ha reso l’acqua da bene essenziale pubblico, un rifiuto pericoloso per i cittadini. Senza dimenticare le vittime di amianto a Ferrandina, le barre di uranio a Rotondella o l’eolico selvaggio.
E’ giunto il momento di prenderci cura della Basilicata, non può essere più considerata la discarica dell’Italia.
In particolare il territorio materano, come quello vicino pugliese, non può in alcun modo compromettere una strategia e visione politica avviata già da tempo che punta ad un turismo sostenibile, rurale, rispettoso del territorio, con un paesaggio ancora incontaminato, che intende considerare il territorio come il legante di nuovo rapporto paritetico e rispettoso tra natura e uomo, tra visitatore-viaggiatore e luoghi. Da questa visione che non è solo turistica ma di sviluppo e lavoro, non si torna più indietro. Quindi questo, per sua conformazione peculiare e per la sua fragilità estetica, non può in alcun modo essere un sito idoneo allo stoccaggio.
Matera, Valle d’Itria, il Parco dell’Alta Murgia sono luoghi incantevoli dove col turismo sostenibile intendiamo agire in armonia con l’ambiente, con la comunità e le culture locali, in modo tale che essi siano i beneficiari e non le vittime dello sviluppo. Intendiamo applicare e praticare scelte che non compromettano l’ambiente e il paesaggio, ma nemmeno la percezione di un paesaggio incontaminato sul quale ci giochiamo la sfida del nostro futuro. Economia, Etica e Ambiente sono i principi fondamentali su cui si basa il turismo sostenibile, responsabile e consapevole. Ma non può esserci un turismo sostenibile in un territorio non riconoscibile come autoctono. Tutto ciò significa vanificare i nostri sforzi e la nostra visione strategica di turismo e sviluppo del territorio.
Sono convinto che tutto ciò emergerà da quel confronto con le le associazioni, gli enti locali, gli enti di ricerca e i cittadini. Sono già in contatto con altri sindaci delle città vicine, è una questione che va oltre i colori politici ma che intendiamo affrontare con vigorosa perseveranza, producendo motivazioni con le quali ci rapporteremo al Governo approfittando di questo percorso di confronto avviato lontanissimo dalla scelta imposta del 2003.
Stiamo a tal proposito predisponendo un ordine del giorno da discutere urgentemente in consiglio comunale a Matera. Riteniamo indispensabile che il consiglio comunale si esprima nella sua interezza contro l’ipotesi di deposito nucleare nazionale nel nostro comune.
Non dobbiamo al contempo lasciarci andare alla semplice propaganda politica, il mio appello che faccio alle altre forze politiche è proprio quello di non perseguire protagonismo politico. Il nostro ruolo dovrebbe rimanere trincerato nei confini della ragionevolezza e del confronto politico, questo percorso avviato non necessita in questa fase barricate, evitiamo di fomentare notizie false o semplicistiche, ma mettiamoci subito all’opera per produrre documenti che escludano l’ipotesi di un sito di stoccaggio nucleare sul nostro territorio.
Deposito scorie radioattive, assessore comunale ambiente Summa: “Neppure l’ipotesi è accettabile per la Basilicata. Il Comune di Matera rigetta ogni criterio”.
Non c’è criterio di localizzazione e di applicazione, seppure su basi teoriche,che possa tenere: sul territorio lucano la SOGIN troverà le porte “sbarrate”. E’ utile fare una breve ricostruzione per capire i “lasciti” in terra lucana del nucleare.La Sogin ora redige la carta dei siti potenzialmente idonei peril deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, includendo tra essi alcuni comuni della Basilicata. La stessa societàche ha assunto la gestione Itrec (Impianto di Trattamento e Rifabbricazione Elementi di Combustibile realizzato tra gli anni ‘60 e’70) di Trisaia di Rotondella per effettuare le attività di Decommissioning, cioè di smantellamento degli impianti e di messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. Tra questi ultimi,circa 200 fusti con rifiuti a media radioattività nel 1975 furono inglobati in malta cementizia a formare un gigantesco monolite fino alla profondità di 6,5 metri (indicato come fossa irreversibile 7.1).
Per oltre quarant’anni questi rifiuti sono rimasti interrati nel sito di Rotondella dove, per evitare chele acque sotterranee lambissero i rifiuti cementati, le stesse venivano drenate mediante sistema di pozzi, poi convogliate in vasche controllate per essere avviate allo scarico a mare. Nel 2015, durante l’ avvio delle operazioni di smantellamento, autorizzate da apposito Decreto Ministeriale, si è registrato un episodio di contaminazione delle acque di falda da sostanze cancerogene e potenzialmente tali. Dopo un lungo iter di caratterizzazione ambientale sono ancora in corso le attività di bonifica del sito e monitoraggio delle acque di falda contaminate. A fine anno 2019, nell’impianto Itrec di Rotondella, Sogin procede alla delicatissima operazione del taglio del monolite, all’estrazione delle relative sezioni e allo stoccaggio in un deposito controllato.
E’ del tutto palese che il territorio lucano ha subito e continua a subire i rischi e gli effetti sociali, nonché gli impatti ambientali del nucleare, ragion per cui va escluso aprioristicamente dalle ipotesi di ubicazioni di altri rifiuti radioattivi.Senza dimenticare che tra i lasciti della gestione dell’impianto Itrec rimane, tutt’ora attiva, la condotta che scaricagli effluenti radioattivi nel mare, dopo la verifica della radioattività rispetto a una formula di scarico autorizzata dal Ministero, rimasta immutata da oltre quarant’anni.
Continua, dunque, il tentativo di depauperare la Basilicata con approccio “similcoloniale”, dopo che la stessa, in nome di un bene comune, è già violata anche dalle estrazioni petrolifere ed ha subito l’impatto ambientale della chimica del petrolio degli anni 50 che ha ci lasciato il Sito da bonificare della Val Basento, di Interesse Nazionale, nonché l’altro Sito di Interesse Nazionale di Tito, in cui non manca anche la radioattività del bacino fosfogessi.
Le comunità lucane insieme alle istituzioni mostreranno ancora una volta la capacità di coesione e unità ritrovata nei momenti importanti della storia della Regione (il sisma dell’80, Scanzano 2003, Matera 2019) per respingere ogni malsana ipotesi di localizzazione.
Si ribadisce che non è in discussione la Carta CNAPI ma l’inclusione di un territorio come la Basilicata che al di là della storica fragilità ambientale, nonché geologica e idrogeologica, ha notevolmente contribuito al sistema energetico nazionale, tutt’ora lontano da ogni visione di sostenibilità ambientale
Si valuteranno di concerto con la Regione Basilicata e con il coinvolgimento della cittadinanza materana tutte le azioni da porre inessere per avviare le attività preparatorie alla formulazione delle osservazioni entro i tempi previstidalla consultazione pubblica (60 gg).
Alla riunione indetta per il 07.01.2020 dal Dipartimento Ambiente tra i sindaci e Assessori al ramo, l’ANCI, l’ARPAB, i Presidenti delle Province,e il Presidente della Regione, l’Amministrazione di Matera porterà a ferma contrarietà a tale processo di localizzazione con osservazioni di carattere scientifico e sociale.
Deposito scorie radioattive in Basilicata, governatore Bardi e assessore regionale Rosa: “La Basilicata dice no”
“La Regione Basilicata si opporrà con tutte le sue forze ad ogni ipotesi di ubicazione nel proprio territorio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”. Lo hanno dichiarato il presidente della Regione Vito Bardi e l’assessore all’Ambiente Gianni Rosa a seguito delle notizie diffuse nella tarda serata di ieri sulla pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, che vede anche alcune zone della Basilicata fra le aree indicate dalla Sogin.
“Non eravamo stati informati – hanno aggiunto Bardi e Rosa – e ribadiamo la nostra contrarietà a questa scelta, certi di interpretare il comune sentire del popolo lucano che come è noto a tutti ha già manifestato questo orientamento, in maniera composta ma decisa, 17 anni fa quando fu indicato il sito di Scanzano Jonico. Ora come allora il nostro territorio, che contribuisce in maniera rilevante al bilancio energetico del Paese con le proprie risorse naturali, non può essere ulteriormente gravato da una attività che rischierebbe di mettere in discussione e di pregiudicare la prospettiva di sviluppo sostenibile che con tanta fatica, in questa difficile congiuntura dovuta all’emergenza sanitaria in atto, le istituzioni e le forze economiche e sociali stanno cercando di concretizzare”.
“Nella consultazione pubblica che è stata prevista – concludono Bardi e Rosa – la Regione produrrà una serie di osservazioni negative che in queste ore sono in corso di elaborazione. A questo scopo giovedì mattina alle 10,30 si terrà una riunione via web con tutti gli organismi regionali coinvolti, Arpab, sindaci interessati e presidenti delle Province per discutere e approfondire ogni aspetto della vicenda”.
Un incontro urgente per fare il punto sulla procedura di consultazione pubblica, avviata oggi, attraverso la quale, entro i prossimi 60 giorni, i soggetti portatori di interessi qualificati potranno esprimersi in merito alla “localizzazione, costruzione ed esercizio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco tecnologico”. L’ha convocato, d’intesa con il presidente della Regione Bardi, l’assessore regionale all’Ambiente Gianni Rosa.
Deposito scorie radioattive in Basilicata, il 7 gennaio riunione in Regione
La riunione avrà luogo in modalità telematica giovedì 7 gennaio 2021 alle ore 10,30. Sono stati invitati a partecipare i presidenti delle Province di Potenza e Matera, il direttore generale dell’Arpab, il presidente dell’Anci ed i sindaci dei Comuni lucani i cui territori ricadono fra le aree indicate dalla Sogin nella “Carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”: Acerenza, Genzano, Irsina, Oppido Lucano, Matera, Montescaglioso, Bernalda, Montalbano Jonico. Sarà presente all’incontro anche il dirigente generale del Dipartimento Ambiente Giuseppe Galante.
L’incontro, già annunciato da Bardi e Rosa in una nota in cui hanno espresso la loro ferma contrarietà “ad ogni ipotesi di ubicazione in Basilicata del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, servirà “per condividere le attività preparatorie alla formulazione delle osservazioni nei tempi previsti”.
Al termine della riunione è previsto un punto stampa, che si svolgerà orientativamente intorno alle 12,00 presso la sede del Dipartimento Ambiente della Regione.
Deposito scorie nucleari in Basilicata, giunta regionale: “Un secco e fermo no”
L’intera giunta regionale guidata dal presidente, Vito Bardi, esprime netta contrarietà alla localizzazione, in Basilicata, di un sito per lo smaltimento dei rifiuti nucleari.
“Siamo fortemente contrari a questa scelta sia per oggettive ragioni tecniche in quanto non si possono allocare rifiuti nucleari in zone altamente sismiche, sia per ragioni di opportunità. La Basilicata ha già dato al Paese con i suoi giacimenti petroliferi e non possono aprirsi altre ferite che possano mettere in serio pericolo il destino di questa regione. Non si possono chiedere ulteriori sacrifici ai lucani. Per questa ragione ci opporremo con ogni mezzo a questa ipotesi, già proposta qualche anno fa e poi fallita grazie a una grande mobilitazione dei lucani. Una ipotesi, fra l’altro, emersa senza alcun coinvolgimento delle istituzioni e delle popolazioni interessate. Per scelte del genere non esistono colori politici. Aspettiamo fiduciosi anche la voce contraria del Movimento 5 Stelle, a partire dal sindaco, Domenico Bennardi, considerato che questa volta la città, già capitale europea della cultura per il 2019, sarebbe fortemente penalizzata”.
Deposito scorie radioattive in Basilicata, Ministro Speranza: aree Basilicata non idonee a sito unico scorie
“In merito alle indicazioni di carattere generale della carta dei siti potenziali per il deposito delle scorie radioattive, resa pubblica da Sogin, appare del tutto evidente che le aree della Basilicata siano a più bassa idoneità e quindi da escludersi in vista della valutazione definitiva. La ragione principale di tale considerazione è che le aree della Basilicata sono in zona sismica 2. Va altresì valutato che la gran parte dei rifiuti nucleari è già collocato in aree del Paese distanti dalla Basilicata.”
Lo dichiara il Ministro Roberto Speranza.
Deposito scorie nucleari in Basilicata, sottosegretario Margiotta: “Scanzano 2003 non c’entra nulla. Non ricadrà sulla Basilicata la scelta”
“Basterebbe leggere i punteggi già assegnati e desecretati a ciascuno dei 67 siti potenzialmente idonei alla realizzazione del Deposito unico dei rifiuti radioattivi, la documentazione allegata e conoscere il procedimento trasparente di consultazione pubblica disciplinato dalla legge, per inquadrare nella giusta ottica l’avvenuta pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) e la possibilità -o meglio, la impossibilità- che il deposito unico nazionale ed il parco tecnologico vengano realizzati in Basilicata”. Lo dichiara in una nota il Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Salvatore Margiotta.
“La carenza di taluni parametri tecnici ed infrastrutturali, già valutati, la struttura del procedimento prescritto e la ferma contrarietà della comunità lucana, renderà di fatto impraticabile l’individuazione del deposito in terra lucana. Ciò nondimeno, considerato il precedente, va chiarito con nettezza: siamo di fronte ad una situazione radicalmente diversa dal 2003, dove il governo nazionale aveva indicato di propria iniziativa Scanzano come deposito unico al di fuori di un procedimento normato e senza alcuna consultazione pubblica o valutazione comparativa con altri siti. Risibile è quindi la levata di scudi dei nipotini del Governo del 2003 (FI, Lega, AN), che oggi governano la Regione. Il procedimento”, sottolinea il Sottosegretario lucano, “sarà lungo (si concluderà nel 2025), ma trasparente e volontario nella scelta del sito unico di deposito nazionale. Al Ministero dello Sviluppo economico e al Ministero dell’Ambiente il riconoscimento per il lavoro svolto. Al Governo, l’assunzione di responsabilità per aver riportato alla luce il tema dei rifiuti radioattivi e il dovere di mettere definitivamente in sicurezza rifiuti stoccati provvisoriamente all’interno di decine di depositi temporanei sparsi in tutta Italia, Basilicata compresa. Oltreché l’obbligo di evitare una procedura di infrazione europea”.
Deposito scorie nucleari, Salvini (Lega): “Governo incapace fa male alla Basilicata”
“Il Governo e’ incapace e fa male alla Basilicata”: lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, sull’ipotesi di realizzare in Basilicata un deposito di scorie radioattive. Salvini ha sottolineato che il Governo, “pericoloso e arrogante”,”non ha consultato gli enti locali, che in qualche caso avrebbero preso in considerazione l’idea, anche per ottenere compensazioni economiche”. “Dopo un lunghissimo silenzio – ha aggiunto – i cittadini scoprono che potrebbero ritrovarsi le scorie anche in zone di interesse ambientale e gia’ martoriate da dissesti idrogeologici. Sinistra, Conte, M5s fanno male alla Basilicata e a tutta Italia”.
Deposito scorie nucleari in Basilicata, contrarietà del Comune di Rotondella
L’amministrazione comunale di Rotondella esprime piena e ferma contrarietà all’individuazione dei potenziali siti in Basilicata di cui alla CNAPI.
Infatti, la Basilicata presenta un territorio già di per sé fragile– da una parte – ed una connotazione territoriale votata all’agricoltura ed al turismo – dall’altra parte – che per le sue intrinseche caratteristiche e ridotta espansione territoriale mal si conciliano con la realizzazione del sito unico.
Per dette ragioni, nel ribadire la contrarietà ad ogni potenziale scelta della Basilicata per la realizzazione del sito unico nazionale, anticipiamo sin d’ora la formale richiesta alla Regione Basilicata ed alla Provincia di Matera e di Potenza di coordinare le azioni per scongiurare una simile possibilità, ferma ogni azione amministrativa e politica del Comune di Rotondella.
Deposito scorie radioattive in Basilicata, Consigliere comunale Schiuma: “Sindaco Bennardi prenda una posizione chiara sulla questione”
Per una città come Matera che aspira ad essere una città sostenibile e del turismo culturale è inaccettabile che il suo territorio limitrofo possa essere una possibile sede del deposito delle scorie nucleari. È necessario che Bennardi e la sua attuale maggioranza, che si è sempre dichiarata per la sostenibilità e tutela ambientale, prenda una posizione chiara. Auspichiamo che il Sindaco coerentemente alle sue affermazioni programmatiche dichiari la totale contrarietà alle scelte del governo di indicare Matera e la sua area circostante come area idonea. La provincia di Matera e la Regione Basilicata devono essere “ScorieFree!” Non possiamo barattare una visibilità mediatica come l’essere la sede del G20 con i rischi alla salute pubblica, che la possibile collocazione del deposito comporterebbe per la comunità. La posizione politica deve essere inequivocabile e diretta al governo centrale. L’attuale maggioranza non può esimersi dal prendere una posizione chiara su questa questione che può segnare in modo incontrovertibile il futuro del Nostro territorio.
Deposito scorie radioattive in Basilicata, Liuzzi, Cillis, Lomuti, Perrino, Carlucci e Leggieri (M5s): “Forte, decisa e rigorosa contrarietà a questa sciagurata ipotesi”
Il sottosegretario Mirella Liuzzi, il deputato Luciano Cillis, il senatore Arnaldo Lomuti e i consiglieri regionali Giovanni Perrino, Carmela Carlucci e Gianni Leggieri: “Forte, decisa e rigorosa contrarietà a questa sciagurata ipotesi”. Di seguito la nota integrale.
SOGIN S.p.a. ha reso pubblica la nota tecnica relativa ai siti idonei per lo stoccaggio delle scorie nucleari di bassa e media intensità. Un elenco di 67 potenziali siti con determinate caratteristiche diffusi su tutto il territorio nazionale, e che ora vedranno un momento di aperto dibattito pubblico.
Purtroppo constatiamo che tra i siti individuati, ce n’è una moltitudine in Basilicata.
Tutto questo non è assolutamente accettabile, poiché la nostra regione e il nostro territorio hanno già dato e continuano a dare tanto, essendo coinvolti da decenni sia nello stoccaggio di scorie nucleari anche ad altissima attività (con ulteriori problemi di inquinamento delle falde da cromo esavalente, trielina ed idrocarburi nel sito di Rotondella) sia nelle estrazioni petrolifere e ospitando ben due siti di pre-raffinazione, uno in Val D’Agri (con serie conseguenze di inquinamento ambientale a causa di sversamenti legati allo stoccaggio di greggio e presunto traffico di rifiuti pericolosi) e uno nella Valle del Sauro, che già sta mostrando i propri effetti negativi sulla qualità dell’aria nei territori interessati.
Ricordiamo, inoltre, di avere già subito in passato un vero e proprio scempio ambientale con la prima industrializzazione degli anni 60, che ha lasciato abbandonati una serie di siti industriali i quali aspettano ancora di essere recuperati e bonificati (Valbasento e Tito).
Pertanto, saremo con convinzione al fianco di tutte le Istituzioni lucane, a prescindere dal colore politico che le contraddistingue, al fine di far pervenire la nostra forte, decisa e rigorosa contrarietà a questa sciagurata ipotesi.
Così come già avvenuto nel 2003 con la marcia dei centomila, che fece fallire il tentativo di creare il sito unico nazionale delle scorie nucleari nel Comune di Scanzano Jonico, tutta la Comunità Lucana saprà fare di nuovo fronte unico e si presenterà forte e compatta, in tutte le sedi, per scongiurare ogni eventuale coinvolgimento del proprio territorio.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, Matera Civica: “La mobilitazione inizia immediatamente, ora”
Parte così una nota del movimento politico Matera Civica in riferimento alla riproposizione, praticamente la stessa del 2014, della mappa che individua i siti tra la Basilicata, provincia di Matera e vicino altopiano murgico, per i futuri cimiteri di scorie radioattive d’Italia.
L’amara considerazione, a valle delle indicazioni territoriali, è che cambiano i Governi, ma non mutano i metodi.
Le ipotesi di mantenere lo stoccaggio nelle varie sedi, in cui si trovano le scorie su scala nazionale, rimane da anni il percorso più ragionevole e condiviso dalle popolazioni interessate.
Il sito unico, o pichussimi siti, significa decretare, per sempre, il destino di un territorio.
Per le scorie più tossiche non dimentichiamo che occorrono millenni, è il caso del plutonio, prima del loro decadimento, ovvero prima di diventare innocue.
Questo significa compromettere anche la memoria umana, che potrebbe perdere la cognizione di presenze così scomode consegnate inopinatamente a una molto remota futura memoria.
Senza contare che la provincia di Matera paga già da decenni un conto salato a causa della detenzione di 64 barre di uranio-torio, provenienti dalla centrale americana di Elk River.
La sperimentazione è già finita negli anni Settanta ma, la detenzione a carico delle nostre comunità di questa scomoda eredità, non è mai terminata.
Bisogna dire con forza e coraggio NO al sito nel nostro territorio o nella vicina Puglia e, con altrettanta determinazione, tornare a chiedere agli Usa di riprendersi ciò che gli appartiene.
Abbiamo già pazientato e dato molto. È ora di dire basta, all’unisono, come nel 2003.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, Pepe (Lega): “Ci opponiamo al deposito unico in Basilicata. Qui fabbriche di vita e non di morte”
“Mi oppongo e mi opporrò in maniera intransigente e in tutte le sedi istituzionali all’ipotesi della realizzazione in Basilicata del deposito unico delle scorie nucleari”. Lo dice, in una nota, il senatore della Lega, Pasquale Pepe.
“Tra le aree nazionali individuate – aggiunge Pepe – ci sono quelle che ricadono nei territori di Genzano di Lucania, Irsina, Oppido Lucano, Acerenza, Matera, Bernalda, Montalbano Jonico e Montescaglioso. Qui, negli anni, sono stati fatti investimenti ingenti per creare la fabbrica della vita e non della morte. Sono state costruite dighe perché questi territori dovranno ospitare un’agricoltura di altissima qualità ed esperienze di innovazione, grazie ad un suolo di eccellenza per la produzione agroalimentare. Portare qui le scorie nucleari, significherebbe minare alla base il sistema produttivo della regione e mettere una pietra tombale sulle possibilità di riscatto sociale di una regione in cerca disperato di rilancio”.
“Chiedo alle istituzioni e ai cittadini della Basilicata – conclude Pepe – di mantenere alta l’attenzione su questo tema. Troveranno in me un instancabile alleato. È il caso di scomodare il Vangelo secondo Matteo, in questa fase tutt’altro che felice, per affermare che i nemici della nostra terra ‘non prevalebunt’, non prevarranno”.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, preoccupazione di Propati (Lega Giovani Basilicata)
Gabriele Propati, Coordinatore regionale Lega Giovani Basilicata, in una nota commenta l’annuncio dell’inserimento della Basilicata tra le aree idonee ad ospitare materiale nucleare. Di seguito la nota integrale.
La notizia apparsa sugli organi di informazione ci preoccupa non poco. Se il governo Conte pensa di trasformare la Basilicata in un cimitero radioattivo si sbaglia di grosso. Così come fu nel 2003 faremo le barricate in ogni dove. Ovviamente desta sconcerto l’individuazione della mia città,Montalbano Jonico, fra i siti idonei al deposito unico. Pensare di mettere le scorie nucleari in un territorio dove insiste la riserva regionale del parco dei calanchi è davvero grottesco. Come sempre saremo in prima fila a scongiurare questa possibile ipotesi che rischia di mettere ancora di più in ginocchio la nostra economia fondata principalmente sull’agricoltura e sul turismo. Nella mia città darò vita ad un comitato anti scorie insieme ai cittadini ed a tutti coloro che intendono lottare per la propria terra.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, Italia Viva Basilicata: “No al deposito scorie nucleari, pronti a generare una nuova Scanzano”
Diamo già troppo al Paese, si guardi verso altri territori per le scorie. Il parlamentare Vito De Filippo, i consiglieri regionali Luca Braia e Mario Polese, i coordinatori provinciali, i dirigenti e gli iscritti di Italia Viva Basilicata esprimono la totale e ferma contrarietà.
La nostra regione non può e non deve essere tra le sedi candidate ad ospitare, nelle aree ricadenti nei Comuni di Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Matera, Bernalda, Montalbano e Montescaglioso, il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, cosiddetto CNAPI.
La Basilicata, ha già il suo importante e delicato, in termini di impatto ambientale, ruolo sul piano energetico nazionale con le estrazioni petrolifere e deve oggi più che mai posizionarsi sul tema della transazione energetica come regione che punta alla sostenibilità. Pertanto, la pubblicazione della mappa fino a ieri chiusa nei cassetti di Sogin e la consultazione pubblica che seguirà nei prossimi mesi, siamo certi troverà la stessa Basilicata di 17 anni fa ad opporsi in tutti i modi. Si prevenga una nuova mobilitazione popolare, si guardi già altrove. Ora come allora siamo pronti a generare una nuova Scanzano.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, Confagricoltura Basilicata: “Il comparto agricolo dice no! Abbiamo già dato”
Apprendiamo dalla stampa la Carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi dove vede anche alcune zone della Basilicata fra le aree indicate dalla Sogin che merita una risposta netta e categorica.
La Basilicata ha già dato ospitando il Centro Enea di Rotondella e contribuendo significativamente, con le estrazioni petrolifere, al fabbisogno energetico. Non può essere la Basilicata a dare questo ulteriore contributo, non può essere l’agricoltura di pregio della Basilicata sempre a pagare, non può essere il turismo ed il turismo rurale sempre a pagare.
Bene l’azione di rigetto dei Parlamentari, bene la fermezza del Governo regionale.
Si cerchi altrove, noi abbiamo già dato. Siamo pronti alle barricate!
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, il no dei Consiglieri comunali materani Augusto Toto e Mario Morelli di Fratelli d’Italia
Noi di Fratelli d’Italia esprimiamo con fermezza e perentorietà tutta la nostra contrarietà rispetto all’ipotesi di ospitare sul nostro territorio il sito unico nazionale di stoccaggio delle scorie radioattive e ci opporremo affinché ciò non accada, questa la dichiarazione dei Consiglierei Comunali Augusto Toto e Mario Morelli. Tale dichiarazione è giustificata dalla notizia appresa sui mass-media in queste ore secondo la quale la Sogins.p.a. ha provveduto, a distanza di sei anni, a pubblicare la lista dei siti candidati ad ospitare il sito unico nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari, circa 90 mila metri cubi di materiale radioattivo (scorie delle 4 centrali nucleari chiuse, residui della medicina nucleare, degli istituti di ricerca e industriali) e ha consegnato all’I.S.P.R.A. la Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) per la prosecuzione della procedura di individuazione nella quale rientrerebbero i Comuni di Matera,Irsina, Bernalda, Montescaglioso, Montalbano, Genzano, Acerenza e Oppido Lucano. Al fine di poter esprimere tutta la nostra contrarietà all’ipotesi di ubicare sul nostro territorio comunale il sito unico nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari, nei prossimi giorni allestiremo dei gazebi per promuovere una petizione popolare contro questa scellerata ipotesi ricordando a tutti che come 17 anni fa siamo pronti a scendere in Piazza a difendere il nostro territorioe non ci saranno zone rosse, arancioni o gialle che ci fermeranno.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, Consiglieri regionali Cifarelli e Pittella (PD): “La Basilicata non é disponibile”
“La Basilicata si è già opposta 17 anni fa al deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e sarà pronta a rifarlo con forza, come allora.” Lo dichiarano i consiglieri regionali del Pd, Roberto Cifarelli e Marcello Pittella.
“E’ evidente che in termini di “sostenibilità” la Basilicata contribuisce già in maniera rilevante al fabbisogno energetico nazionale e non é affatto pensabile che si vada oltre. No, grazie!
Siamo certi – dicono Cifarelli e Pittella – che si farà fronte comune e riteniamo quanto mai utile che nella consultazione pubblica che è stata prevista siano coinvolti i gruppi di minoranza in Consiglio regionale. Siamo pronti ad una risoluzione unitaria in Consiglio regionale che dia forza ad ogni iniziativa si ritenga utile intraprendere, anche contro la sola ipotesi della individuazione di pochi comuni tra le aree idonee.
Abbiamo già scelto cosa vogliamo essere – concludono – e non c’è alternativa al nostro No!”
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, Consigliere regionale Vizziello (Fratelli d’Italia): “Resisteremo”
“Ribadiamo, con forza, l’assoluta contrarietà ad ogni ipotesi di ubicazione sul nostro territorio del deposito nazionale delle scorie radioattive e siamo pronti alla mobilitazione in difesa degli interessi dei lucani contro chi vuole rendere la nostra terra sede di un cimitero nucleare”.
E’ quanto afferma, in una nota, il consigliere regionale di Fratelli d‘Italia Giovanni Vizziello, in relazione alla pubblicazione, ad opera della Sogin, della famigerata Cnapi, vale a dire la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito unico dei rifiuti radioattivi e che vede coinvolta,ahimè in buona posizione, la provincia di Matera.
“In virtù della normativa varata nel 2010 la pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee dovrà essere sottoposta al parere dei cittadini e siamo certi che i lucani esprimeranno in maniera convinta il loro dissenso rispetto alla eventualità di sacrificare un territorio, quello lucano, sul quale da anni insistono produzioni ad elevato impatto ambientale, quelle petrolifere, e che quindi si è già sacrificato fornendo un contributo rilevante alle esigenze energetiche nazionali.
“Non si tratta di essere affetti dalla sindrome nimby (Not In My Back Yard) bensì di valutare le conseguenze che potrebbero derivare dall’indicazione dell’area di Matera quale possibile sede unica dei rifiuti nucleari sparsi oggi in una ventina di depositi locali, rispetto alla stessa qualificazione di Matera patrimonio mondiale dell’umanità e allo straordinario paesaggio culturale di cui è espressione la citta dei sassi”.
“Queste semplici considerazioni di buon senso sono suffragate anche dall’ISPRA(Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che in tema di localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti nucleari afferma che per la scelta del luogo di ubicazione occorre considerare le zone con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità e i luoghi di interesse archeologico e storico”.
“Nei prossimi giorni Fratelli d’Italia sarà presente nelle piazze della nostra regione per raccogliere le firme necessarie ad impedire qualsiasi progetto teso a pregiudicare le esigenze dei nostri concittadini rinverdendo quell’identità lucana che si era manifestata a Scanzano diciassette anni fa, grazie tenacia e all’amore per la Basilicata di attivisti come il compianto Sabatino Casulli e di tanti cittadini pronti a difendere la nostra terra”.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, Consiglieri regionali Lega e segretario regionale Marti: “Al Governo piacciono le fughe in avanti”
Per i consiglieri della Lega e il segretario regionale Marti:”Come solitamente accade il governo giallorosso non coinvolge i territori e chi li amministra”
“Apprendiamo in data odierna che la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi) ossia il documento elaborato dalla Società Gestione Impianti Nucleari (Sogin) che individua le zone dove localizzare in Italia il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico, elaborata in base ai criteri previsti dall’Ispra, prevede nel progetto preliminare anche la Basilicata tra i territori potenzialmente idonei”.
E’ quanto affermano i consiglieri del gruppo consiliare della Lega e il segretario regionale senatore Roberto Marti.
“Abbiamo la conferma che al governo giallorosso, come solitamente accade – continuano – piace fare fughe in avanti senza coinvolgere i territori e chi li amministra. Il tema dei rifiuti radioattivi è materia delicata e crea facilmente allarme sociale in una Regione che già in passato si è vista protagonista di una grande mobilitazione. È ferma la posizione di non trasformare la Basilicata e le aree adiacenti in un deposito radioattivo: basti pensare che anche i siti individuati in Puglia distano poche decine di chilometri dal confine lucano. Faremo valere questa decisione in ogni sede e poco importa se nella stessa Cnapi apprendiamo di possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere: la Basilicata non è e non sarà una discarica nucleare”.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, senatore De Bonis: “Fermo no al deposito in Basilicata, la nostra regione ha già dato”
“Sono fermamente contrario alla dislocazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi in Basilicata. Il nostro territorio ha già dato abbondantemente al paese con le trivellazioni petrolifere; che adesso debba anche farsi carico dello smaltimento del nucleare è inaccettabile. Non si tratta del cosiddetto Nymby, bensì di giustizia territoriale. L’economia lucana confida moltissimo nell’agricoltura sostenibile e nel turismo, cosicché è inconcepibile pensare di imporre alla nostra regione un ulteriore prezzo da pagare in termini di gestione del settore energetico. Per questo è mia intenzione presentare una interrogazione parlamentare sul tema, per capire come mai non si sia valutato opportunamente l’impatto che ciò avrà sulla Basilicata e non si siano individuati altri territori. Come diciotto anni fa a Scanzano Jonico, anche oggi faremo tutto quanto in nostro potere per supportare il popolo lucano contro questa assurda decisione”.
Lo ha dichiarato il senatore Saverio De Bonis, commentando la pubblicazione da parte di Sogin della Carta delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, dopo il via libera dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, deputato Casino (Forza Italia): “Governo chiarisca sul piano di conferimento dei rifiuti nucleari. Presenterò interrogazione al Ministro Costa, Sud non diventi pattumiera”
“La mappa delle aree potenzialmente idonee per il deposito dei rifiuti radioattivi individuata dalla Sogin, resa pubblica dopo il via libera del governo, inquieta parecchio.
Moltissimi dei Comuni identificati per ospitare le scorie nucleari si trovano nel Sud Italia, alcuni dei quali di grande importanza culturale e turistica, come Matera ad esempio, che gradiremmo non diventasse la ‘pattumiera’ d’Italia.
Visto che si tratta di materia delicatissima riteniamo che il ministro dell’Ambiente debba chiarire quale sia la posizione dell’esecutivo.
In qualità di rappresentante Istituzionale del Territorio esprimo fermamente il mio NO a qualsiasi progetto di governo che voglia fare della nostra terra un luogo di conferimento di rifuti radioattivi pericolosi per la salute e la vita dei nostri cittadini”
Lo afferma in una nota Michele Casino, deputato di Forza Italia e membro della commissione Ambiente che sul tema presenterà una interrogazione urgente al ministro Costa.
“Ci piacerebbe sapere inoltre cosa ne pensano i rappresentanti al Governo e i parlamentari eletti nelle liste del Movimento 5 stelle e del Pd in Lucania.
Se ritengono accettabile che la Basilicata e tutto il Meridione vengano danneggiati ulteriormente.
Forza Italia si è sempre opposta negli anni passati con forza e determinazione a quella che potremmo definire una vera e propria barbarie, un ulteriore schiaffo al Sud, francamente irricevibile” conclude.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, Rospi (Popolo Protagonista): “La Basilicata non può diventare la discarica nucleare d’Italia”
“Farò un’interpellanza urgente ai ministri Costa e Patuanelli per chiedere ragione dello sciagurato inserimento di sette zone della Basilicata tra quelle potenzialmente idonee per la costruzione del deposito nazionale nucleare, dimostrando la loro inidoneità”. A dichiararlo Gianluca Rospi, deputato e presidente di Popolo Protagonista che ricorda come “già nel 2017, l’Ordine degli Ingegneri di Matera che presiedevo realizzò, insieme agli ordini professionali dei geologi e degli architetti, un corposo studio destinato alle istituzioni competenti che conteneva le osservazioni relative alla Valutazione Ambientale Strategica del ‘Programma nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi’, da cui si evinceva la pressoché totale inidoneità del territorio lucano a ospitare rifiuti di quel genere. Dal documento emergeva l’elevata sismicità del territorio, il rischio morfologico e idraulico oltre che la presenza di aree naturali protette e di importanti risorse del sottosuolo che hanno condotto alla realizzazione di infrastrutture critiche rilevanti, quali gli impianti estrattivi”. “Oggi – aggiunge Rospi – con ancora più determinazione di allora, mi opporrò all’idea di una Basilicata discarica nucleare d’Italia per i motivi indicati, per le vie di comunicazione assolutamente inidonee a ricevere i rifiuti nucleari dall’intera nazione e per l’alto livello di pressione alla quale la nostra terra è sottoposta per via delle importanti attività petrolifere, inconciliabili con un deposito di rifiuti radioattivi”. “Fa specie vedere come il M5S, un tempo paladino dell’ambiente, non abbia mosso un dito sulle attività petrolifere in Basilicata mentre, al contrario, ipotizzi un deposito nucleare nella nostra regione, aggravando ancor più il suo fragile equilibrio ambientale”
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, Consigliere regionale Trerotola: “Scellerata ipotesi, si riunisca subito il Consiglio regionale”
E’ davvero stupefacente, dopo che nel 2003 la ferma e corale mobilitazione delle istituzioni e del popolo lucano sventò l’inopinata ubicazione a Scanzano Jonico del cimitero delle scorie nucleari, soltanto ipotizzare che nella nostra regione possa essere allocato il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.
Con il nulla osta governativo alla pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), predisposta dalla Sogin, è stato svelato l’ insensato inserimento tra gli eventuali siti di diversi Comuni lucani, ubicati nel Bradano o nell’area murgiana, tra cui addirittura la città di Matera, Capitale Europea della Cultura 2019.
E’ un’ipotesi scellerata, che bisogna assolutamente scongiurare, recuperando il medesimo spirito unitario di 18 anni fa, che vide lottare insieme, al di là degli steccati politici, cittadini, forze sociali e rappresentanti istituzionali di qualsiasi livello.
La Basilicata già paga un prezzo elevato alla sostenibilità ambientale del territorio con la presenza di diversi pozzi petroliferi, che contribuiscono in maniera determinante al fabbisogno energetico dell’intera nazione.
Riproporre ora l’indigesta “ciliegina sui pozzi” dello stoccaggio nazionale delle scorie radioattive significa condannare alla desertificazione la nostra meravigliosa terra, da sempre vocata ad azioni di sviluppo incentrate sulla valorizzazione dell’agricoltura, del turismo e della cultura.
L’intera comunità lucana deve reagire, con la medesima fermezza e passione di 18 anni fa, a quest’ulteriore tentativo d’inquinare la salubrità della nostra aria e la bellezza del nostro habitat naturale.
Le istituzioni elevino forte la voce della netta contrarietà a questa sciagurata ipotesi. Bene ha fatto il Presidente Bardi a convocare una riunione con gli organismi regionali e gli Enti Locali interessati alla consultazione pubblica.
Contemporaneamente si convochi subito un’apposita seduta straordinaria del Consiglio Regionale e si attivino anche i parlamentari lucani.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, il no dei Consiglieri comunali di Centrosinistra di Potenza Centrosinistra Bianca Andretta, Angela Blasi, Roberto Falotico, Francesco Flore, Angela Fuggetta, Rocco Pergola, Pierluigi Smaldone e Vincenzo Telesca.
Apprendiamo oggi della pubblicazione della mappa nazionale delle aree potenzialmente idonee per la costruzione del nuovo deposito nucleare che si svilupperà su scala nazionale.
All’interno della mappa presentata da Sogin, vengono indicate addirittura 8 aree potenzialmente idonee. Si tratta di Oppido Lucano, Genzano di Lucania, Matera, Irsina, Acerenza, Bernalda, Montescaglioso e Montalbano Jonico.
Per quanto ci riguarda, è fin troppo ovvio ribadire il nostro irremovibile NO a qualsiasi incursione di questa natura all’interno del territorio lucano.
La nostra Regione ha già pagato e sta ancora pagando un prezzo altissimo in termini di sfruttamento del territorio, conseguenze per l’ecosistema e per la salute dei cittadini.
La Basilicata NON è disponibile nemmeno a sentir parlare di nuovi depositi scorie.
I Lucani sono pronti a tornare in piazza per difendere il proprio futuro, come già accadde nell’Autunno del 2003.
Indipendentemente dal colore dei governi, su questo tema è impossibile anche soltanto discutere.
Siamo convinti del fatto che non sarà difficile arrivare ad una posizione unitaria del consiglio comunale e della Città di Potenza al fine di opporsi con ogni mezzo ad ogni ipotesi di ubicazione del deposito nazionale di scorie radioattive all’interno del suolo lucano.
Deposito scorie nucleari in Basilicata, contrario Benedetto (Cambiamo con Toti)
“Cambiamo tutto per non cambiare nulla” la storica frase di gattopardiana memoria ben si presta a definire il paradossale annuncio che, ancora una volta, individua la Basilicata e la Puglia, con 17 aree tra Potenza, Matera, Bari e Taranto,come deposito per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi italiani.
Passano gli anni, i governi di destra e di sinistra si avvicendano sino all’attuale Governo 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva, dal rassicurante glamour ambientalista,ma per la Basilicata non cambia davvero nulla.
Era il 2003 quando l’area del Terzo Cavone a Scanzano, fu indicata dal governo Berlusconi come area per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi. E fu l’anno in cui il popolo lucanomostrò tutta la sua forza e la sua capacità di lottare, unito e compatto,con lunghe ed estenuanti marce, sit-in e manifestazioni di protesta per proteggere il proprio territorio dalla devastazione dei siti nucleari. Quel territorio che, oggi, si guadagna il suo riscatto attraverso il turismo, l’enogastronomia, i siti di interesse paesaggistico e storico viene ancora considerato come idoneo deposito per rifiuti radioattivi da conservare per i prossimi 300 anni!
La mappa delle aree che potranno ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani, è stata pubblicata dalla Sogin, e prevede per la Basilicata e la Puglia 17 aree i cui Comuni sono: Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina, Altamura, Matera, Laterza, Bernalda, Montalbano, Montescaglioso.
La procedura prevede che nei prossimi mesi le Regioni, gli enti locali e i soggetti interessati saranno chiamati a inoltrare osservazioni e proposte tecniche alla Sogin, bisognerà raccogliere il consenso delle comunità interessate e delle istituzioni locali prima disottoscrivere la “Carta nazionale delle aree idonee”.
Sono sicuro che, anche questa volta, il popolo lucano saprà dare dimostrazione del proprio attaccamento al territorio e saprà difendere la fragilità, la bellezza e la tipizzazione delle sue aree che piuttosto dovrebbero essere sempre più sottoposte a tutela, invece ancora una volta subiscono le aggressioni di una classe politica che tenta di trasformarlo in una pattumiera radioattiva.
Io e il partito che rappresento, “Cambiamo con Toti” saremo in prima linea, insieme a quanto vorranno con noi indignarsi e lottareper questo vecchio-nuovo attacco al nostro territorio.
Deposito scorie radioattive in Basilicata: il netto “no” di Basilicata in Azione
Donato Pessolano, referente di Basilicata in Azione: «Non ci ha convinto la modalità di comunicazione, è impossibile che tutti siano stati all’oscuro fino all’alba di questa mattina. Mi aspetto una interrogazione parlamentare per fare chiarezza sulla comunicazione tra Stato e Regione. Chiedo all’assessore Rosa e al Governatore Bardi di rendere pubbliche le eventuali comunicazioni intercorse”. Di seguito la nota integrale.
La notizia dell’individuazione delle 67 aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi,17 per l’esattezza quelle collocate tra la Basilicata e la Puglia, è giunta come un fulmine a ciel sereno, sconvolgendo l’intera opinione pubblica lucana.
«Una notizia che ci lascia perplessi, non staremo a guardare. La Basilicata non diventerà il cimitero di scorie nucleari d’Italia» questo il primo commento di Donato Pessolano, referente di Basilicata in Azione.
«Il nostro territorio-prosegue Pessolano – non potrà mai diventare deposito di rifiuti nucleari, il nostro è un territorio fragile, dall’alto rischio sismico, le aree indicate sono per lo più a vocazione agricola e turistica. La nostra terra ha bisogno di infrastrutture, di ospedali sempre più all’avanguardia, di strutture ricettive e non di un cimitero di scorie. Le cittadine coinvolte da questa indagine sono fulcro di storia e di cultura per l’intera Regione, nessuno deve sentirsi esente da questa battaglia che porteremo avanti con indagini puntuali, studio e infinita tenacia.Basilicata in Azione non si arrende, siamo già al lavoro. Non ci ha convinto la modalità di comunicazione, è impossibile che tutti siano stati all’oscuro fino all’alba di questa mattina. Noi di Azione vigileremo affinché tutto l’iter si svolga nel modo più chiaro possibile. Per noi è inaccettabile che ci siano parlamentari che stiano in silenzio ed altri che si limitino a fare comunicati. Mi aspetto una interrogazione parlamentare per fare chiarezza sulla comunicazione tra Stato e Regione. Chiedo all’assessore Rosa e al Governatore Bardi di rendere pubbliche le eventuali comunicazioni intercorse».
Deposito scorie nucleari in Basilicata, Forza Italia Giovani Basilicata fortemente contraria alla creazione del deposito per lo stoccaggio di scorie nucleari
Dopo la desecretazione della mappa che riporta i siti favorevoli alla costruzione di un deposito nazionale per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi prodotti in Italia proposta da Sogin, anche diverse aree della Basilicata hanno appreso di essere tra i siti selezionati per ospitare lo stoccaggio, che risulterebbe inevitabilmente pericoloso per la salute e per il tessuto produttivo del territorio. A questo proposito Forza Italia Giovani Basilicata esprime il proprio dissenso e la propria contrarietà nei confronti di questa decisione.”La Basilicata non può essere continuamente vittima di queste decisioni scellerate immolandosi per diventare discarica dell’intera Penisola, ma deve proseguire un cammino di riscatto e progresso iniziato, anche, con Matera capitale europea della cultura, e proseguito con la continua valorizzazione del turismo attraverso le bellezze naturalistiche condite poi da un enogastronomia d’eccellenza. Ragion per cui chiediamo si faccia chiarezza sulla selezione delle aree idonee alla realizzazione di questo progetto di stoccaggio. A tal proposito istituzioni e personalità della politica Lucana hanno già espresso parere unanime sfavorevole a questa ipotesi, a cui deve seguire una presa di posizione forte da tutta la popolazione rigettando con la massima forza ed autorevolezza questa pericolosa ipotesi.
Deposito scorie nucleari in Basilicata, Coldiretti Basilicata: “Si privilegi l’agricoltura”
“Nel lavoro di scelta dei siti idonei ad ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari è necessario tutelare nel lavoro di scelta la vocazione dei territori. In Basilicata, ad esempio, una regione che si sta distinguendo per l’agricoltura green con prodotti Igp, Dop non si può non tenere conto del lavoro che si sta portando avanti per garantire sicurezza e salubrità alimentare”. E’ quanto fa sapere il direttore di Coldiretti Basilicata, Aldo Mattia , in merito all’individuazione in Basilicata di siti potenzialmente idonei alla costruzione del Deposito
nucleare nazionale di scorie nucleari. ” Vogliamo augurarci – aggiunge Mattia – che prevarrà il buon senso, mettendo al primo posto l’attenzione alla sicurezza ambientale e alimentare. Obiettivi questi per i quali continueremo a batterci così come abbiamo da sempre fatto”.
Deposito scorie nucleari in Basilicata, Giordano e Maiellaro (Ugl): “No al deposito nazionale per i rifiuti radioattivi in Basilicata. Pronti alla mobilitazione”
“L’intera organizzazione sindacale materana e la federazione lucana Chimici esprimono netta contrarietà alla localizzazione, in Basilicata, di un sito per lo smaltimento dei rifiuti nucleari. L’Ugl sarebbe pronta per riorganizzare una nuova pacifica e civile protesta contro l’ipotesi di realizzare il deposito nazionale nel territorio: non è pensabile che si possa ulteriormente gravare la nostra terra di un peso che non può e non deve sostenere avendo già pagato un tributo decisivo allo sviluppo dell’intera economia nazionale. Il Governo comprenda bene che il territorio tutto unito sarebbe pronto a una seconda Scanzano, per cui cambi idea per il deposito unico di scorie nucleari”.
Lo dice il Segretario Provinciale dell’Ugl Matera, Pino Giordano unitamente al responsabile Regionale dell’Ugl Chimici Basilicata, Salvatore Maiellaro per i quali, “la possibilità che il Governo individui ancora una volta un territorio nella Basilicata tra le aree potenzialmente idonee per lo stoccaggio delle scorie nucleari, rispolvera la memoria di quanto accaduto nel 2003, quando i quindici giorni di mobilitazione a ridosso del Comune Jonico, nel materano, portarono al blocco della Strada Statale 106 per rivendicare il rispetto del territorio vocato all’agricoltura ed al turismo. Siamo fortemente contrari a questa scelta sia per oggettive ragioni tecniche in quanto non si possono allocare rifiuti nucleari in zone altamente sismiche, sia per ragioni di opportunità. Sarà democratica la battaglia dell’Ugl: la nostra comunità a livello occupazionale è in ginocchio, il poco che possiede è l’agricoltura, il mare, che rappresentano per noi un serbatoio di vita ed insieme importantissime risorse in grado di produrre benessere per le nostre famiglie. La Basilicata ha già dato al Paese con i suoi giacimenti petroliferi e non possono aprirsi altre ferite che possano mettere in serio pericolo il destino di questa regione. Non si possono chiedere ulteriori sacrifici ai lucani – tuonano forte e chiaro Maiellaro e Giordano – e non è pensabile che si possa ulteriormente gravare la nostra terra di un peso che non può e non deve sostenere avendo già pagato un tributo decisivo allo sviluppo dell’intera economia nazionale con le estrazioni petrolifere che hanno portato solo povertà e malattie. Il solo riecheggiare della possibilità che il governo individui ancora una volta la Basilicata, individuando diversi comuni tra Potenza e Matera, compresa la Capitale europea della cultura tra le aree potenzialmente idonee per lo stoccaggio delle scorie nucleari, riaccende la stessa contrarietà di allora. La politica comprenda bene che l’Ugl, le popolazioni e le Istituzioni Locali, si rifiutano fin d’ora di ricevere una struttura che non genererebbe ricchezza ma – concludono Giordano e Maiellaro – impoverirebbe solo ed esclusivamente ancor più il territorio. Siamo pronti a scendere in Piazza”.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, la voce delle Pro Loco Unpli di Basilicata si unisce al coro della protesta
Con un post diffuso sui canali social dell’associazione il Presidente Pro Loco Unpli Basilicata Rocco Franciosa e il comitato regionale esprimono il loro dissenso a questa scelta politica giunta nella notte:
«Oggi più che mai ribadiamo il nostro determinato e convinto “No” al deposito di scorie nucleari in Basilicata.
Apprendiamo dalla stampa nazionale con sconcerto e disapprovazione che tra le aree idonee italiane atte ad ospitare il sito unico di scorie nucleari sono stati individuati i territori dei comuni lucani di Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Matera, Bernalda, Montalbano e Montescaglioso.
Rivolgiamo un accorato appello alla Regione Basilicata, all’Anci Basilicata, ai Parlamentari lucani, alla Conferenza Episcopale lucana, alle istituzioni scolastiche, alle forze politiche, sociali, produttive e alle associazioni ambientaliste lucane a porre in essere sin da subito ogni azione a difesa della nostra amata Lucania. No scorie nucleari in Basilicata».
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, Marrese (Provincia di Matera): “No alle scorie radioattive nel territorio della provincia di Matera”
Piero Marrese presidente della provincia di Matera esprime il suo dissenso sulla CNAPI, la Carta delle aree potenzialmente idonee, che, tra le 67 aree individuate come deposito di scorie radioattive, ha inserito anche alcuni comuni del materano.
“Una decisione inaccettabile – dice Marrese – che penalizzerebbe i territori lucani in termini turistici, di sviluppo economico, agricolo e agroalimentare. Il materano è ormai un territorio riconosciuto a livello nazionale per la sua vocazione turistica, per gli aspetti produttivi e legati all’agricoltura, per le sue bellezze paesaggistiche e per il suo mare pulito. E immaginare un deposito di scorie radioattive in queste aree, oltre a lasciare sorpresi, rappresenterebbe un “duro colpo” per lo sviluppo e la crescita del nostro territorio, già fortemente messo in crisi dall’emergenza Covid-19”.
La Provincia, nella fase di “consultazione pubblica” in cui sarà possibile formulare osservazioni tecniche e proposte alla Sogin, la società che gestisce gli impianti nucleari e che ha elaborato la CNAPI, farà sentire la sua voce e ribadirà la sua netta contrarietà, attraverso ogni azione ed iniziativa volta a scongiurare questo scempio nei confronti delle nostre comunità. “Occorre rivedere questa decisione – conclude il presidente Marrese -, sia dal punto di vista scientifico che sotto l’aspetto turistico, agricolo e paesaggistico. In un momento in cui a livello nazionale ci si orienta verso un basso impatto ambientale e verso energie alternative, sarebbe una contraddizione inserire un deposito di rifiuti nucleari, che non può oggettivamente coesistere con le peculiarità e le vocazioni dei nostri territori. Non si tratta di fare campanilismi, né di voler mettere in discussione i criteri adottati nello stilare la mappa, ma siamo pronti a dare la nostra collaborazione per fornire alla Sogin tutti gli elementi necessari, e supportati da studi scientifici, a rivedere la sua posizione”.
Come presidente della Provincia, ma anche come cittadino e padre di famiglia ribadisco il mio forte NO alle scorie in Basilicata!”
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, Cgil, Cisl e Uil pronti alla mobilitazione
Cgil, Cisl e Uil sono pronti alla mobilitazione contro ogni ipotesi di allocare in Basilicata il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e a difendere il territorio da ogni tentativo di depredazione ulteriore. Sono trascorsi 18 anni ed è ancora vivo in tutti noi il ricordo delle 15 giornate di Scanzano e il solo riecheggiare della possibilità che il governo individui ancora una volta la Basilicata, individuando diversi comuni tra Potenza e Matera, compresa la Capitale europea della cultura tra le aree potenzialmente idonee per lo stoccaggio delle scorie nucleari, riaccende la stessa contrarietà di allora.
Una contrarietà ancor più radicale in quanto dettata dalla consapevolezza che la Basilicata sta già dando molto al Paese in termini energetici più di quanto abbia ricevuto in questi anni. La nostra regione non ha ricevuto alcun ‘ristoro’ in termini di interventi diretti per creare occupazione, eppure si è cimentata con lo spinoso problema della coesistenza di modelli alternativi, quale lo sfruttamento delle risorse energetiche e la salvaguardia del territorio, provando a dare il suo contributo nel tracciare una proposta per il governo della transizione energetica secondo le linee tracciate dall’Unione Europea.
Questo è il tempo del riscatto e della mobilitazione per costruire un’altra idea di sviluppo, uno sviluppo sostenibile che valorizzi le tante potenzialità della nostra regione.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, senatore Gianni Pittella: “La Basilicata ha già dato”
Deposito scorie radioattive, senatore Gianni Pittella (PD): “La Basilicata ha già dato”. Di seguito la nota integrale.
La Carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, che vede anche alcune zone della Basilicata fra le aree indicate dalla Sogin merita una risposta netta, perentoria, non revocabile.
La Basilicata ha già dato.
La Basilicata ospita il Centro Enea di Rotondella.
La Basilicata contribuisce al fabbisogno energetico nazionale in modo rilevante con le estrazioni petrolifere.
Si cerchi altrove.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, Dileo (Cobas Alta Murgia): “La Murgia non sarà mai una discarica di rifiuti radioattivi”
La sede dell’AltaMurgia della Confederazione Cobas ha appreso con grande sconcerto la notizia dell’inserimento dei Comini di Altamura, Gravina e Matera tra le aree in cui potrebbero essere ubicati siti per il deposito di rifiuti radioattivi e ha subito sentito il dovere di diffondere il presente comunicato, per esprimere la sua più categorica e ferma contrarietà.
Il territorio murgiano, e in particolar modo Altamura, ha pagato un prezzo umano altissimo ospitando una discarica che ad oggi ancora attende una definitiva bonifica. Pertanto, Altamura e la Murgia hanno bisogno di disintossicarsi dai veleni subiti negli anni passati, a volte legalmente e spesso anche illegalmente, non di diventare nuovamente una megadiscarica di sostanze dannosissime anche per le generazioni future.
Cobas chiede a tutti i rappresentati istituzionali del territorio di assumere una posizione oppositiva a riguardo e chiede a tutti i cittadini e a tutti i soggetti collettivi di iniziare a valutare come unire le forze, per non farsi trovare impreparati dinanzi a questo scenario.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, contraria la Provincia di Potenza: “Un colpo al cuore dei progetti di rinascita e sviluppo”
“La individuazione tra le 67 aree italiane del deposito di scorte radioattive di pezzi di territorio lucano riguardanti anche la Provincia di Potenza, non solo non trova la nostra approvazione, ma ci obbliga ad una dura e ferma replica delle azioni di protesta come in occasione della marcia dei 100 mila di Scanzano”.
Lo afferma a chiare lettere il Presidente della Provincia di Potenza, Rocco Guarino, condividendo la preoccupazione ed il diniego netto ed inequivocabile, espressogli questa mattina nel corso di contatti telefonici con amministratori locali.
“Proporrò al Consiglio Provinciale di Potenza, che convocherò a breve – ha aggiunto Guarino – l’approvazione di un documento nel quale ribadiremo il concetto di territorio che fa della salvaguardia delle bellezze naturali e della difesa dell’identità del suo habitat naturale, la sua carta d’identità capace di rispondere ai ritardi nelle azioni di sviluppo e di tutela del Mezzogiorno, a livello nazionale. Tutto questo ancor più nel mentre ipotizziamo di far ripartire nel dopo Covid attraverso forme nuove di organizzazione e valorizzazione del sistema culturale e di sviluppo del turismo, il rilancio della nostra regione. La scelta scellerata sarebbe un colpo al cuore di un territorio già in debito con le politiche di intervento ordinario e straordinario”.
“Condividiamo altresi l’idea dell’Upi di Basilicata – ha concluso Guarino – che nella fase di consultazione pubblica in cui sarà possibile formulare osservazioni tecniche e proposte alla Sogin, di far sentire la sua voce e ribadire la netta contrarietà, attraverso ogni azione ed iniziativa volta a scongiurare questo scempio nei confronti delle nostre comunità”.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, governatore Emiliano: “Ferma e netta contrarietà della Regione Puglia”
“Apprendiamo a ‘cose fatte’ e a distanza di anni, dell’inclusione di alcuni comuni pugliesi e lucani tra i siti in cui stoccare residui radioattivi. È ferma e netta la contrarietà della Regione Puglia a questa opzione. I nostri sforzi verso un modello di sviluppo improntato sulla tutela dell’ambiente e della salute sono noti a livello internazionale.
Non si può imporre, ancora una volta, scelte che rimandano al passato più buio, quello dell’assenza della partecipazione, dell’umiliazione delle comunità, dell’oblio della storia e delle opportunità”. È la reazione del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano alla notizia odierna secondo la quale, nella Carta dei siti potenzialmente idonei alla costruzione del Deposito nucleare nazionale, la Puglia è indicata con l’area di Gravina in Puglia in provincia di Bari e i comuni di Altamura e Laterza per un’area individuata in condivisione con Matera in Basilicata.
“Lo Stato e la Regione – spiega Emiliano – hanno, in quei luoghi, istituito il Parco nazionale della Murgia e il parco regionale più grande, quello delle Gravine, quali presìdi delle biodiversità e simboli dello stile di vita verso cui i pugliesi hanno deciso di andare. Le comunità della Murgia pugliese sono in continuo cammino, in evoluzione costante nel turismo, nell’agricoltura moderna, nella zootecnia basata sul benessere animale, nelle produzioni artigianali che finalmente superano i confini regionali e rendono riconoscibile una storia, una identità vera che profuma di futuro e non può essere sporcata con la parola “nucleare”, incubo del passato”.
“Svolgeremo – conclude – tutti gli approfondimenti tecnici del caso, geologici e ambientali, per motivare anche sotto questo aspetto l’incompatibilità di questa scelta irragionevole che contrasteremo in ogni sede”.
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, intervento Galella (assessore Comune di Potenza)
“Purtroppo, mentre in Italia tutto l’interesse è centrato sul problema del Covid-19, il Governo nazionale tira un brutto scherzo ad alcune regioni tra le quali la Basilicata, individuata come sede di diverse discariche di materiale nucleare. Così – prosegue in una sua nota l’assessore all’Ambiente Alessandro Galella – per il Governo ‘giallo rosso’ la regione più verde d’Italia, con 5 zone parco, con 55 zone monitorate e protette dall’Europa per la tutela di ecosistemi mantenutisi intatti nel tempo, viene vista come un sito perfetto per ospitare scarti nucleari. Una vera e propria follia. Anziché puntare sulla natura protetta e intatta come un valore da tutelare e da rilanciare, per assicurare sviluppo economico e turistico, la si trasforma in una possibilità di depositare barre di uranio impoverito, evidentemente ritenendo di non dar fastidio a nessuno. Come ha prontamente sottolineato l’assessore regionale all’Ambiente Gianni Rosa, la Basilicata si opporrà a questa decisione in ogni modo possibile e immaginabile. Abbiamo dovuto già combattere in passato contro questa idea assurda e torneremo a farlo come e più di prima. Tuteleremo e difenderemo la nostra terra e la nostra natura da questa scellerata decisione del Governo Conte” conclude Galella.
Deposito scorie radioattive in Basilicata, intervento di Antonia Grilli, consigliera comunale di Grottole della lista “Legati a Grottole”
“La nostra regione è già martoriata da pozzi di petrolio e mega parchi eolici come quello di Grottole . Io ed il mio gruppo siamo pronti a scendere in prima linea per manifestare il nostro NO proprio come feci 17 anni fa contro il deposito di scorie a Scanzano e 5 anni fa quando nemmeno la gravidanza mi impediva di manifestare contro le trivelle nello Jonio. La nostra regione non merita tutto questo,non merita di essere una discarica, soprattutto di scorie radioattive. La Basilicata ha un elevato potenziale in termini di turismo ed agricoltura e non è giusto ammazzarla in questo modo. Chiedo la mobiliatazione di tutti per scongiurare questo ennesimo attacco alla nostra amata terra.”
Nucleare, Greenpeace: “Non condivisibile la strategia di dotarsi di un solo deposito nazionale per le scorie”
In attesa di studiare l’applicazione dei criteri che ha portato alla stesura della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) a conservare i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività, Greenpeace ribadisce di non condividere la strategia scelta dall’Italia, basata sull’unica ipotesi di dotarsi di un solo Deposito Nazionale che ospiti a lungo termine i rifiuti di bassa attività e, “temporaneamente”, i rifiuti di media ed alta attività.
Per l’organizzazione ambientalista, oltre a essere l’unico caso al mondo di gestione combinata dei rifiuti, tutto ciò ha implicazioni non secondarie: come la possibile decisione di “nuclearizzare” un nuovo sito vincolandolo a lungo termine alla presenza di rifiuti pericolosi. E l’ipotesi – tutta da verificare – che vi sia un consenso dei cittadini, e degli enti che li rappresentano territorialmente, a ospitare il deposito unico.
Secondo Greenpeace sarebbe stato più logico verificare più scenari e varianti di realizzazione del Programma utilizzando i siti esistenti o parte di essi e applicare a queste opzioni una procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), in modo da evidenziare i pro e i contro delle diverse soluzioni.
Il Programma non può, come è ovvio, risolvere la questione definitivamente, ma di fatto propone una lunga transizione, stimabile nell’ordine di un secolo, in cui la parte minore in volume dei rifiuti nucleari, ma fortemente maggioritaria della radioattività, è gestita “temporaneamente” in un Deposito unico che non può ospitarla definitivamente.
A questo link è possibile consultare il documento con tutte le osservazioni che Greenpeace Italia ha presentato nel 2017 alla proposta di Programma nazionale di gestione dei rifiuti radioattivi
Deposito di rifiuti radioattivi in Basilicata, intervento sindaco di Irsina
“Leggo con grande sconcerto che il nostro territorio, insieme a Gravina, Altamura, Oppido, Genzano, Acerenza, Montescaglioso e Matera è stato inserito tra quelli idonei ad ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari.
Una terra con un brand ormai consolidato (Matera), con eccellenze enogastronomiche, con una vocazione turistica, viene considerata idonea ad ospitare ciò che non vuole nessuno. Ci provasse il Governo di qualunque colore politico.
Ci faremo trovare pronti, come nel 2003, più del 2003”.
Deposito scorie radioattive in Basilicata, intervento di Giuseppe Digilio, Coordinatore regionale Verdi-Europa Verde Basilicata. Di seguito la nota integrale.
Come ci aspettavamo, il Ministero dello Sviluppo Economico e quello dell’Ambiente, hanno rilasciato il nulla osta alla pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI). Nessuna sorpresa. Il sito di Scanzano Jonico risulta ancora tra le 67 località idonee ad ospitare il deposito di stoccaggio unico nazionale. Nel 2003 fu il generale Carlo Jean, ex presidente del Centro Alti Studi per la difesa, ex consigliere militare del Quirinale, ex responsabile nazionale della gestione impianti nucleari, incaricato da Berlusconi a capo della Sogin, a indicare Scanzano come unica sede per stoccare le scorie nucleari. La sorpresa per lui, per l’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e per il centrodestra al Governo in quegli anni, fu la grande mobilitazione del popolo lucano contro l’ipotesi di trasformare Terzo Cavone nella discarica nucleare nazionale. Una vittoria del popolo contro la potentissima lobby nucleare. L’unico rammarico di quella grande mobilitazione è di non aver condotto la stessa battaglia per fermare anche le multinazionali petrolifere che nel frattempo, per un pugno di dollari, continuano a devastare la regione.
E’ inutile mostrarsi sorpresi, l’elenco dei siti è noto da tempo, e chi oggi dal governo e peggio ancora dall’opposizione (che era maggioranza nel 2003), chiede una seconda mobilitazione per scongiurare lo stoccaggio in Basilicata, lo fa sapendo che non potrà comunque essere la mobilitazione generalea bloccare l’arrivo delle scorie in Basilicata. Solo una vera e propria posizione di fermo diniego da parte del Parlamento e del Governo, invece, possono evitare il peggio. Non servono i proclami né dichiarazioni di ministri e leader di partito per mostrarsi sorpresi e sconcertati per la scelta dei siti. Serve, piuttosto, un impegno preciso a non procedere secondo le indicazioni della Sogin, società incaricata dal Ministero dello Sviluppo Economico, che ha solo evidenziato quali siano i siti maggiormente idonei a stoccare i rifiuti nucleari. Ora la scelta la farà il Governoinsieme alle Regioni. Per questo motivo, nelle prossime ore, il Movimento nazionale dei Verdi – Europa Verde, chiederà ufficialmente ai sindaci della Basilicata di deliberare la non disponibilità ad accogliere le scorie, dichiarando il proprio abitato come comune denuclearizzato. Al Governo e ai deputati di tutte le estrazioni politiche, i Verdi – Europa Verde, chiederanno di accogliere le istanze dei cittadini, ponendo definitivamente la parola fine al pericolo di insediamento di un deposito unico di stoccaggio nucleare in Basilicata. Non può ricadere sui lucani il prezzo da pagare per la mancata semplificazione dei luoghi dichiarati non idonei dall’Europa dove i rifiuti radioattivi sono tuttora stoccati. Né tantomenoil Governo puòchiedere ai Lucani di assumersi la responsabilitàdi una conseguente infrazione comunitaria commisurata all’Italia qualora i rifiuti nucleari nazionali non venissero depositati in un unico sito individuato nel nostro territorio. La Basilicata paga un prezzo già altissimo al fabbisogno energetico nazionale, senza che questo porti ricadute o benefici di alcun genere, né ai cittadini, né all’ambiente.
Nei prossimi due mesi, dunque, secondo il calendario stabilito dal ministero, si procederà alla consultazione dei documenti, dopodiché, nell’arco dei 4 mesi successivi, si avvierà un seminario nazionale che vedrà la partecipazione di Enti locali, università, Enti di ricerca, Associazioni di categoria, Sindacati, e chi più ne ha più ne metta, affinché si evidenzino i punti di forza e le criticità (soprattutto dal punto di vista economico, ma non ambientale) della realizzazione delle opere. Le osservazioni serviranno ad aggiornare eventualmente la Cnapi che verrà nuovamente sottoposta ai pareri del Ministero dello Sviluppo Economico, dell’Ente di controllo, ISIN, del Ministero dell’Ambiente e del Ministero delle Infrastrutture. Alla fine di questo percorso, il Ministero dello Sviluppo Economico, convaliderà la versione definitiva della Carta Nazionale delle Aree Idonee individuando le aree definitive secondo la particolarità del territorio scelto. Quindi, il vero tema in discussione, è quello di far prevalere l’interesse di una piccola regione come la Basilicata, anteponendolo all’interesse nazionale. Non sarà facile, ma è questo quello che la politica deve fare. In questo periodo di quattro mesi occorrerà dunque una piena assunzione di responsabilità, al di la delle posizioni e dei riposizionamenti ideologici di alcune forze politiche e di certi parlamentari che firmano provvedimenti in privato salvo poi sconfessare pubblicamente se stessi. Una manifestazione pacifica e sinergica, da giocare nelle stanze dei decisori, a diciotto anni di distanza dalla marcia di Scanzano. Una battaglia di interessi unitari a tutela del nostro territorio e del futuro della popolazione della Basilicata.
Michele Capolupo
LA CARTA DI CNAPI PER IL DEPOSITO NAZIONALE DELLE SCORIE RADIOATTIVE