Il video “Acronimi suonati”, ideato dal docente Alessandro Monitillo e realizzato in coordinamento con le docenti Emilia Venezia, Angela Calia, Tomomi Ogasa e il docente Francesco Altieri, con il supporto dalla Dirigente Scolastica Rosanna Papapietro, è nato dall’idea di dare voce agli studenti della classe IV Q dell’indirizzo musicale del Liceo “Tommaso Stigliani” rispetto ad acronimi che ormai sono entrati in pianta stabile nelle nostre vite, come DID, DAD, COVID, OMS, DPCM e simili.
Il Corona Virus ha modificato le nostre abitudini di vita e sta mettendo, ormai da mesi, a dura prova la nostra stabilità mentale e la nostra salute. Si sentono in merito sempre le voci degli adulti: dei virologi, degli scienziati, dei ministri, dei dirigenti, dei docenti. Ma i nostri ragazzi cosa pensano davvero? Al parere dei nostri studenti che valore diamo? Al loro sentire quanta attenzione prestiamo?
Ecco che dei freddi e asettici acronimi prendono vita e diventano un grido di allarme, una richiesta di attenzione, una speranza sottile, una delicata carezza, dunque “sentiti”, percepiti e resi intimi. Ed è così che COVID diventa Coraggio ci vuole/ Ora per/Vincere/ Insieme questa/ Dura battaglia; DAD diviene Derubati della nostra/ Adolescenza e del/ Diritto allo studio; l’ormai familiare acronimo DPCM per i ragazzi acquisisce il significato di Durante questa/ Pandemia la/ Classe IVQ non/ Molla.
Le parole vengono incorniciate dalla voce di Feliciana Di Tursi che canta “Hallelujah” di Leonard Cohen che acquisisce un significato di speranza, quella speranza che, per fortuna, non ha mai abbandonato i nostri studenti e che oggi ha maggior carica, più consapevolezza e desiderio di voler tornare a condurre una vita “normale” tra i banchi di scuola.
Vorremmo tutti tornare a “stare” a scuola, nel senso di vivere appieno tutti i momenti legati alla giornata scolastica, non solo, come comunemente si dice, “andare a scuola”, concepito come fare lezione, perché questo non abbiamo mai smesso di farlo. Dopo mesi di pandemia ci siamo resi conto che la scuola è molto altro: è fatta di relazioni, di condivisione, di sguardi di intesa o, anche, perché no, di disapprovazione, è pervasa di odori, è costituita da spazi noti, familiari, da volti, che, se pur per metà coperti da mascherine, trasmettono sensazioni e che ci mancano. È proprio tutto questo che i ragazzi vorrebbero tornare a vivere per recuperare il vero valore della scuola.