I segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, Eustachio Nicoletti, Gisueppe Amatulli e Bruno Di Cuia in una nota chiedono la convocazione del Tavolo della trasparenza alla Regione Basilicata per scongiurare l’ipotesi di allocare nella provincia di Matera ed in tutta Basilicata il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Di seguito la nota integrale.
Cgil, Cisl e Uil di Matera si oppongono fermamente all’ipotesi di allocare nella provincia di Matera ed in tutta Basilicata il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e chiede al Presidente della Giunta regionale la convocazione urgente del TAVOLO della TRASPARENZA istituito dopo i fatti di Scanzano Jonico occorsi 18 anni fa di cui è ancora vivo il ricordo delle 15 giornate di mobilitazione tanto che, il solo riecheggiare di tale possibilità, riaccende la stessa contrarietà di allora.
La Regione Basilicata, infatti, non si può limitare esclusivamente a manifestare il disaccordo sull’allocazione del sito unico nazionale sul territorio lucano, ma deve rendere noto tutte le azioni che intende adottare per prevenire la sua realizzazione a partire dalla messa in sicurezza e smantellamento dei rifiuti radioattivi presenti nel sito di Rotondella.
Si tratta di circa 200 fusti con rifiuti di media radioattività che nel 1975 furono inglobati in malta cementizia rimasti interrati e, nel 2015, durante l’avvio delle operazioni di smantellamento, autorizzate da apposito Decreto Ministeriale, si è registrato un episodio di contaminazione delle acque di falda da sostanze cancerogene e potenzialmente tali. Operazione che, dopo un lungo iter di caratterizzazione ambientale sono ancora in corso le attività di bonifica del sito e monitoraggio delle acque di falda contaminate.
Riteniamo che la Regione Basilicata, al tavolo della trasparenza, deve ribadire la propria contrarietà direttamente alla Sogin portando osservazioni di carattere scientifico e socio- economiche.
Il territorio lucano, infatti, continuando a subire gli effetti relativi agli impatti ambientali del nucleare, delle estrazioni petrolifere, della chimica degli anni 50, dell’amianto che hanno comportato oneri molto pesanti anche in termini di morti, deve essere esclusa aprioristicamente dalle ipotesi di ubicazioni di ulteriori rifiuti radioattivi.
La persistente azione di depauperamento della Basilicata in nome del bene comune, metterebbe a repentaglio il potenziale dei settori economici ed occupazionali come l’agricoltura e il turismo facendo regredire ulteriormente la condizione di sviluppo della provincia di Matera e di tutta la Regione Basilicata.
Risulta facilmente comprensibile che l’aggravamento della condizione complessiva della Regione Basilicata anche per effetto dell’insediamento del sito unico delle scorie nucleari, con molta probabilità, potrebbe far insorgere rischi di natura sociale.
Pertanto, come Cgil, Cisl e Uil , nel ribadire contrarietà alla possibilità che il governo individui ancora una volta la Basilicata aree potenzialmente idonee per lo stoccaggio delle scorie nucleari, al fine di difender il territorio da ogni ipotesi di depreda mento, sono pronti a mettere in campo tutte le azioni di protesta e di mobilitazione.