Le associazioni collettivo Dtutti, Libera Basilicata, Arci Basilicata ed Unione degli Studenti Basilicata.hannno inviato una nota per ribadire la propria contrarietà ad ogni forma di sfruttamento agito da parte dell’uomo sull’uomo e sulla terra e per questa ragione ed altre è stato inviato un documento contro il precariato da indirizzare alla politica. L’idea nasce dopo il tragico e luttuoso evento del 9 dicembre 2020 che ha visto morire una nostra corregionale a Rimini. Di seguito il testo integrale.
Le associazioni collettivo Dtutti, Libera Basilicata, Arci Basilicata ed Unione degli Studenti Basilicata.
A circa un mese di distanza dalla morte della giovane Arianna tragicamente scomparsa in un incendio divampato nel residence di Rimini in cui soggiornava, avvertiamo forte il bisogno di tornare a parlare di un tema che riguarda la vita di tante e tanti noi: la precarietà di lavoro e di esistenza, frutto di politiche profondamente sbagliate che hanno evidentemente inasprito le condizioni di disuguaglianza.
Arianna aveva appena 37 anni e un contratto precario che l’aveva costretta a partire dalla sua terra d’origine, Melfi e la Basilicata, per raggiungere un’altra Città, nella quale a stento riusciva comunque a garantirsi il minimo per la sua sopravvivenza. Una storia come quella di troppi altri, vittime di una società impregnata di indifferenza, opportunismo e cinismo, spesso guidata da classi dirigenti incapaci di guardare oltre il confine tracciato dal proprio cortissimo naso.
Quando un mese fa abbiamo saputo ciò che le era accaduto, intrappolata – mentre il resto della stanza andava a fuoco – in quelle quattro mura di un bagno senza finestre e il fumo che inevitabilmente le rubava l’ultimo combattuto respiro, spontaneamente abbiamo ritenuto di stringerci tra noi e riconoscerci, parlarci, sentirci. Abbiamo presto avvertito l’esigenza e l’urgenza di riconoscere, soprattutto, quanto quel fumo che quella notte avvelenava Arianna, in realtà fosse terribilmente simile a quello che quotidianamente uccide le vite di ognuno di noi, costretti a barcamenarci per un tempo indeterminato tra mille brevissime parentesi di (non)vita marchiate da una data di scadenza.
Ci siamo detti che era il momento di fare qualcosa e che non si poteva più stare a guardare, in attesa di un domani che, nel vuoto dei nostri volgarissimi contratti precari, sembra non arrivare mai. Di un domani che sembra aver smesso anche di lottare, a volte, di fronte alla forza schiacciante di un perenne presente, immobile e sempre-identico-a-se-stesso.
Con questo spirito è nata l’idea di metterci insieme, di “consegnare” ognuno di noi le proprie organizzazioni di appartenenza in Basilicata (Libera, l’ARCI, il Collettivo DTutti!, l’Unione degli Studenti e tutti quelli che siamo certi vorranno aggiungersi, anche in altre zone d’Italia) ad una causa comune e ad una comune lotta, volta ad eliminare ogni singolo velo perché sia finalmente visibile al mondo intero e a chi ci rappresenta cosa vuol dire subire una condizione precaria di lavoro e di vita. Con l’intento di denunciare, certo, ma anche quello di intercettare quella parte sana della politica, che sappiamo esistere, alla quale chiediamo di sostenerci.
Abbiamo deciso di farlo proponendo un ordine del giorno, che sottoporremo a tutti i Consigli Comunali, affinché questi possano prendere impegni concreti, proprio a partire dall’azione di quell’Ente che tra tutti è quello avvertito più vicino alle persone: il Comune. L’impegno che chiediamo ai consiglieri comunali e alle Amministrazioni comunali tutte è quello di dare un segnale deciso e concreto, che parta dal proprio piccolo per giungere fino al Parlamento italiano, convinti come siamo che il futuro non può più attendere oltre e che il precariato è una piaga che va fermata adesso.