Il sindaco di Matera, Domenico Bennardi, esprime alcune riflessioni dopo l’approvazione da parte della giunta regionale del Piano di abbattimento dei cinghiali. Di seguito la nota integrale.
Quello dei cinghiali in sovrannumero è ormai un fenomeno importante per tutto il nostro territorio regionale, provinciale ma anche urbano visto che non mancano avvistamenti anche nelle città lucane, Matera compresa. E’ una competenza regionale e la Regione Basilicata si è adoperata con l’approvazione in giunta, qualche giorno fa, del Piano di abbattimento selettivo.
Il costante aumento del numero di cinghiali nel nostro territorio, determina conseguenze gravi anche dal punto di vista naturalistico, biologico ma anche economico e sociale. I danni alle coltivazioni sono infatti ingenti e aumentano anche le preoccupazioni dei cittadini che si vedono questi grossi mammiferi aggirarsi tra le vie vicino casa.
Il fenomeno è di fatto da registrare come conseguenza di quella rottura di un equilibrio faunistico in cui il principale responsabile rimane però sempre l’uomo. Nei primi del ‘900 il cinghiale era una specie quasi del tutto assente in Italia. Mentre è solo negli ultimi trenta anni che l’areale del cinghiale in Italia si è più che quintuplicato. All’origine di questo fenomeno ci sono vari fattori, tra cui lo spopolamento delle montagne ma anche i “ripopolamenti faunistici” a scopo venatorio. Oggi manca per altro, almeno per il momento, il predatore naturale specifico, che per il cinghiale è rappresentato dal lupo.
Ora dopo questa decisione regionale, spetterà alle ATC, gli Ambiti territoriali di caccia competenti per territorio “la pubblicazione dei successivi avvisi di selezione degli operatori abilitati all’esercizio del prelievo del cinghiale, esclusivamente per il reclutamento dei neo abilitati al prelievo selettivo”.
Ma essendo il fenomeno evidente e presente anche sul territorio materano, sub urbano e ormai anche urbano, mi permetto di avanzare alcune proposte che intendono essere di maggiore sostenibilità faunistica, quali la sterilizzazione farmacologica, l’obbligatorietà di esecuzione dei censimenti della fauna selvatica, che potrebbe essere svolta in collaborazione con l’Università della Basilicata e con la collaborazione delle guardie ecozoofile. Altre soluzioni innovative adottate da altre regioni, in chiave sostenibile sono offerte dalla sperimentazione di barriere olfattive e gustative, ovvero repellenti , applicati nel perimetro delle colture da difendere, in grado di allontanare i cinghiali. Ritengo altresì importante porre un freno ai foraggiamenti intensivi ed estensivi, con sanzioni in caso di flagranza o reiterazione.
Auspico quindi che si possa abbinare anche la ricerca scientifica che negli anni ci ha fornito soluzioni “tecniche” e sostenibili già sperimentate. Anche la Regione Basilicata può e “deve” dare inizio a risoluzioni alternative rispetto ai semplici abbattimenti, magari iniziando con delle sperimentazioni in aree ristrette e avvalendosi della collaborazione e coinvolgimento dei Parchi Naturali.
In definitiva tenderei a non considerare gli abbattimenti come l’unica soluzione alla “conservazione della natura” perché gli animali raggiungono da soli un equilibrio con il loro ambiente e hanno dei meccanismi interni di regolazione delle popolazioni. Dobbiamo occuparci più del contesto ambientale circostante. Ricordo a tal proposito le parole del Prof. Carlo Consiglio già Docente di Zoologia all’Università La Sapienza: “Lo stesso concetto di sovrappopolazione non ha un fondamento scientifico o una definizione scientifica. Sovrappopolazione significa che gli animali sono di più di quelli che dovrebbero essere, ma nessuno può dire quanti dovrebbero essere. Gli animali sono quelli che sono, in seguito all’equilibrio che essi raggiungono”.
E siamo noi i principali responsabili di quell’equilibrio naturale circostante.
CAZZATE! E’ stato male informato!