Il destino del Governo Conte 2 è segnato. Martedì 26 gennaio il Presidente del Consiglio dei Ministri presenterà le sue dimissioni. Nel Consiglio dei Ministri convocato per le ore 9 il premier comunicherà la volontà di recarsi al Quirinale per lasciare l’incarico e poi salirà al Colle per formalizzare la decisione al capo dello Stato, Sergio Mattarella. La strategia di Matteo Renzi con il gruppo dei parlamentari di Italia Viva ha ottenuto evidentemente gli effetti sperati. Il Governo ha ottenuto la fiducia al Senato con una maggioranza risicata e Conte non ha potuto fare altro che prendere atto dei numeri. Adesso ci sono tre opzioni per il Governo del Paese: Il presidente del Consiglio in carica potrebbe riottenere il mandato da Mattarealla per un Conte-ter con un rimpasto di Ministri, un governo di larghe intese oppure il ritorno alle urne.
L’ipotesi di far nascere un Conte-ter riporta in primo piano anche il nodo del rapporto con Matteo Renzi e di una partecipazione o meno di Italia viva alla nuova maggioranza: se Conte avesse in mano l’appoggio di un nuovo gruppo centrista i voti dei renziani sarebbero aggiuntivi e non determinanti; viceversa se i famosi “responsabili” non fossero sufficienti il sostegno del senatore fiorentino diverrebbe di nuovo indispensabile.
Sono ore convulse. Il capo delegazione del Pd, Dario Franceschini, ha convocato una riunione dei ministri dem a cui partecipa anche il segretario nazionale Nicola Zingaretti. M5s nel pomeriggio ha riunito la squadra di governo con ministri e sottosegretari per fare il punto sulla situazione mentre è stata rinviata l’assemblea dei parlamentari con Vito Crimi in programma alle 21. Insieme, dem e cinquestelle, spingono per una soluzione pilotata della crisi e mettono in guardia: o si governa il Paese o si va al voto. A fianco di Conte anche il ministro della Salute, Roberto Speranza: “È la persona giusta per guidare il Paese in una fase così difficile. Sono al suo fianco”, scrive su Facebook. Mentre non ci sarà più mercoledì il voto in Parlamento sulla relazione del ministro Alfonso Bonafede perché con un governo dimissionario non si possono votare risoluzioni che impegnano l’esecutivo.
Il Pd non ha mollato. Ha provato a convincere Conte che l’unica via per salvare il governo e cercare una maggioranza stabile è passare dalle sue dimissioni-lampo, passaggio ritenuto necessario per far emergere con chiarezza i ‘volenterosi’. I dem hanno assicurato a Conte che il suo ruolo “è imprescindibile”, come ha ribadito Goffredo Bettini questa mattina, e che il Pd è comunque al suo fianco come ha rimarcato il segretario Nicola Zingaretti. Ma ci tengono a precisare che “il Pd non ha chiesto a Conte di andare al Quirinale” già questa sera. La strada, riferiscono fonti dem, “è quella indicata dal segretario Zingaretti e dal vicesegretario Orlando in queste ore e passa per un Governo autorevole, europeista e in grado di affrontare i problemi facendo un appello alla responsabilità a tutti”.
“Il Movimento 5 Stelle è convintamente al fianco del presidente Conte in questo momento estremamente difficile per il Paese. Siamo la colonna portante di questa legislatura: come sempre ci assumeremo le nostre responsabilità, avendo come riferimento il bene dei cittadini, e ci faremo garanti dei passaggi delicati che attendono la nostra Repubblica”, afferma il capo politico pentastellato, Crimi.
“Il passaggio per il cosiddetto Conte ter è ormai inevitabile ed è l’unico sbocco di questa crisi scellerata – commentano i capigruppo di Camera e Senato del MoVimento 5 Stelle, Davide Crippa ed Ettore Licheri – Si tratta di un passaggio necessario all’allargamento della maggioranza”, sottolineano, “noi restiamo al fianco di Conte, continueremo a coltivare esclusivamente l’interesse dei cittadini, puntiamo a uscire nel più breve tempo possibile da questa situazione di incertezza che non aiuta”. “Dobbiamo correre sul Recovery, seguire il piano vaccinazioni, procedere immediatamente ai ristori per le aziende più danneggiate dalla pandemia”, spiegano i capigruppo pentastellati, “il MoVimento, insomma, c’è, ed è pronto a fare la sua parte”.
Per Alessandro Di Battista, il presidente del Consiglio “merita il sostegno delle persone per bene”. Mentre Luigi Di Maio, tramite il suo staff, ha ribadito pieno sostegno a Conte.
Il Pd lavora per assicurare al Paese “un governo autorevole con una base parlamentare ampia, di forte impianto europeista per rispondere alle emergenze che ci segnalano gli italiani. Un governo che guarda alla legislatura per affrontare il Covid che ancora è il tema fondamentale della nostra agenda”. Così il segretario dem Nicola Zingaretti a Radio Immagina. La “soluzione alla crisi – aggiunge Zingaretti- non vuol dire ‘baci e abbracci e vogliamoci bene’. Gli italiani ci guardano: le soluzioni devono essere di alto respiro”. Il governo, sottolinea il leader dem, deve essere “con Conte ovviamente, che è il punto di equilibrio in questo momento più avanzato. Ha preso la fiducia quattro giorni fa. Sfido chiunque a fare meglio. Si presenti e raccolga il consenso”.
“Ora Renzi dimostri effettivamente di avere il senso non dell’errore ma un po’ del salto nel buio che lui ha procurato e incominci in Parlamento a dare qualche segnale, se ci sono delle aperture” sulla relazione del ministro Alfonso Bonafede sulla giustizia, afferma Goffredo Bettini del Pd a Omnibus su La 7. “Se è un Renzi che ha rotto direi di no, se si mette nell’ottica di una responsabilità nazionale senza ricatti e senza prepotenze, si può guardare a una fase nuova”, ha spiegato. In ogni caso, per Bettini, “Conte è imprescindibile, non c’è nessun motivo per toglierlo. Ha garantito il Paese, ha rimesso il Paese sui binari dell’Europa. Ha diviso il populismo fra quello mite e quello estremista”.
Intanto, dall’opposizione interviene Silvio Berlusconi ribadendo che “nessuna trattativa è in corso per un eventuale sostegno di qualunque tipo al governo in carica”. Insomma: nessun ‘soccorso azzurro’ a Conte attraverso ‘responsabili’ di Forza Italia, fa sapere. La strada maestra, per il presidente di FI, è una sola: “Rimettere alla saggezza politica e all’autorevolezza istituzionale del capo dello Stato di indicare la soluzione della crisi, attraverso un nuovo governo che rappresenti l’unità sostanziale del paese in un momento di emergenza oppure restituire la parola agli italiani. Mi auguro che il presidente del Consiglio sia consapevole dell’ineludibilità di questa strada”.
Matteo Salvini, riferiscono fonti della Lega, ha chiamato gli altri leader del centrodestra e i ‘piccoli’ per ribadire l’unità della coalizione e affidarsi in questo momento delicato alla saggezza del Colle. Martedì 26 gennaio ci sarà un vertice di coalizione allargato a Udc, Noi con l’Italia e “Cambiamo” per fare il punto della situazione. ”Il centrodestra è unito e compatto, la linea della coalizione resta quella espressa pochi giorni fa al Quirinale”, assicurano le stesse fonti.
Con le dimissioni del premier Giuseppe Conte salterebbe il voto delle Camere sullo stato della Giustizia. Il voto sulla relazione del Guardasigilli Alfonso Bonafede era previsto per il Senato mercoledì 27 gennaio e si ipotizzava uno slittamente al giorno seguente, giovedì.
“L’Udc rimane fuori dai giochi dei ‘responsabili'”. È questa la posizione condivisa dai parlamentari Udc in una riunione che si è svolta stamane nella sede nazionale del partito. “I tre senatori dello Scudo crociato hanno votato all’unanimità ‘no’ alla fiducia del Governo”, si legge in una nota diffusa dall’ufficio stampa nazionale del partito (e avrebbero votato, in maniera compatta, ‘no’ alla relazione del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede).
Il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, intervenendo ad un evento organizzato dal Pd Belgio, ha commentato la situazione politica in Italia dove “stiamo un po’ nei guai, nel pieno di una crisi che non aiuta le cose, avremmo bisogno di un governo capace di garantire che la crisi non diventi crisi sociale, che non ci sia crisi finanziaria, che sappia assicurare la qualità del piano di Recovery e confermi la scelta europeista, e invece siamo nell’incertezza”.