Giornata della Memoria, Cgil: “Non soltanto il momento del ricordo. Se l’Europa vuol continuare ad esistere non può rimanere sorda e cieca di fronte alle immagini dei migliaia migranti bloccati in Bosnia”. Di seguito la nota integrale.
Il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria. In quel giorno, nel 1945, le truppe dell’Armata Rossa, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, svelando agli occhi del mondo intero l’orrore dello sterminio nazifascista perpetrato ai danni del popolo ebraico, delle persone omosessuali, delle minoranze etniche. 15 milioni di persone furono sterminate dei campi di concentramento nazifascisti.
Tutto il peso e il male di quella terribile vicenda storica risuonano oggi nelle parole di Liliana Segre, testimone vivente della Shoah: “Non ho mai perdonato, non ho mai dimenticato” e mentre ero ad Auschwitz “per un attimo vidi una pistola a terra, pensai di raccoglierla. Ma non lo feci.
Capii che io non ero come il mio assassino. Da allora sono diventata donna libera e di pace”.
Parole che restituiscono a tutti il più importante dei messaggi: far rivivere la Shoah oggi non può e non deve essere mero esercizio retorico di memoria. Deve, invece, essere la consegna, soprattutto alle nuove generazioni, di un messaggio di pace e di libertà: solo superando l’odio e ricostruendo la società a partire dall’accettazione delle diversità si può immaginare un futuro diverso per tutti.
Un’immagine, sopra tutte, salta agli occhi, oggi, in questa occasione. E’ quella delle migliaia di migranti bloccati in Bosnia, al confine con la Croazia, vessati, torturati, picchiati, affamati e lasciati al freddo dalla civile Europa che rimane, tutta, indifferente alla vicenda terribile che quegli uomini, quelle donne e quei bambini stanno vivendo adesso, in questi giorni e in queste ore.
Le foto e i racconti che ci arrivano da Lipa e da Bihac sono sconvolgenti: centinaia di persone in ciabatte nella neve, in condizioni igienico sanitarie terribili. Uomini e donne in viaggio dal Pakistan, dalla Siria, dall’Afghanistan con il sogno dell’Europa. Immagini che sembrano tragicamente identiche a quelle diffuse, all’indomani della scoperta dei campi di sterminio, appositamente per fornire a chiunque una testimonianza diretta e forte di un orrore che non doveva più ripetersi.
Se l’Europa, nata sulle ceneri di quella terribile vicenda, vuol continuare ad esistere non può rimanere sorda e cieca di fronte a quelle immagini. Il Giorno della Memoria sia dunque, per tutti noi, non soltanto il momento del ricordo, ma anche l’occasione per pensare a cosa mettere in campo per contrastare odio e intolleranza che pervadono in maniera capillare la nostra società.
La politica non eserciti un mero ruolo sacerdotale, di celebrazione degli eventi. Si attivi nella consapevolezza che i mostri generati da quei totalitarismi nascevano da una profonda crisi della società, molto simile a ciò che osserviamo oggi, acuita ancora di più dalla pandemia, che impattano in maniera devastante sulla società: disoccupazione, povertà, diseguaglianze, precarietà lavorativa sono l’humus fertilissimo in cui affondano le radici odio, intolleranza, fanatismo. Ad ognuno di noi, l’onere di coltivare quotidianamente, nel linguaggio e nelle azioni, la Memoria affinché ciò che è accaduto possa non accadere ancora.