Con la pronuncia del Tar Basilicata dello scorso 18 gennaio, si delinea un’ulteriore “puntata” della ormai infinita ed annosa vicenda del rinnovo e dell’assegnazione della Commessa cosiddetta “CSB_Centro Servizi Basilicata”, struttura nella quale sono impiegate circa 120 persone, assunte dalle aziende Datacontact e Lucana Sistemi, che erogano dal 2010 il servizio di CUP Sanitario Regionale e diversi servizi di supporto all’amministrazione regionale.
La stragrande maggioranza di queste lavoratrici e di questi lavoratori è impiegata sui servizi da almeno 15 anni, avendo gli stessi man mano “seguito” la commessa appaltata da un’azienda aggiudicatrice all’altra. Si tratta di servizi concordemente definiti essenziali, in più occasioni dalla Regione stessa: assistenza agli uffici su sportelli al cittadino per tributi, firma digitale, supporto ai progetti di innovazione nell’amministrazione regionale, gestione del CUP. Servizi ormai da anni integrati perfettamente nella struttura regionale ma assegnati ad aziende private.
Ma ciò che ci interessa evidenziare è come si protragga da almeno 5 anni la vicenda legata al rinnovo dell’affidamento della commessa, scaduta nel 2015, rimessa a gara, riassegnata e ancora oggi oggetto di un contenzioso lunghissimo tra la Regione e le aziende partecipanti, contenzioso che ha visto anche l’annullamento, nel 2017 da parte del TAR e nel 2018 da parte del Consiglio di Stato della gara precedentemente espletata.
Nel 2019, viene indetta nuovamente la gara, la quale è stata poi espletata ed è, ad oggi, nuovamente oggetto di contenzioso.
Di certo non ci possiamo sottrarre da una riflessione che è in particolare un interrogativo: com’è possibile che l’affidamento di una commessa pubblica debba “costare” tanto in termini di tempo e, ovviamente, di oneri per la pubblica amministrazione, senza che nessuno degli interlocutori politici succedutisi nel corso degli anni, abbia mai sentito la necessità di fare una riflessione sulle modalità di gestione delle gare stesse?
E’ normale che una commessa pubblica sia oggetto di un contenzioso infinito da ormai quasi 6 anni? E’ normale che non si riesca a sortire alcun avanzamento nella contrattazione con le aziende? E’ accettabile che i livelli d’inquadramento di una buona parte del personale siano fermi a oltre dieci anni fa? Che ogni richiesta di avanzamento nella contrattazione viene puntualmente respinta con la motivazione che “in questo stato di precarietà contrattuale” non è possibile assumere impegni di alcun genere?
Si può aprire una riflessione sul fatto che ogni atto della SUARB, che dovrebbe essere un presidio di garanzia nell’assegnazione degli appalti, è stato puntualmente impugnato e quasi sempre rigettato in giudizio dai Tribunali, determinando così una situazione di stallo che incide sulla condizione dei lavoratori e comporta un enorme aggravio di costi per la P.A. senza che nessuno mai venga chiamato a rispondere degli atti compiuti?
Abbiamo finora usato la massima prudenza e responsabilità nell’esprimerci su questa vicenda, perché per noi il bene primario da tutelare è uno al di sopra di tutti: la salvaguardia dei posti di lavoro delle persone impiegate da anni su questo servizi che vengono erogati con professionalità e dedizione alla comunità lucana. Ma oggi ci è impossibile tacere. Abbiamo più volte chiesto un incontro alla Regione Basilicata, ad oggi ancora non ottenuto. Nel silenzio e nell’indifferenza quasi generale, prosegue dunque una storia che sembra non finire mai. Tirare a campare potrebbe essere, anche per chi scrive, un obiettivo comodo e a portata di mano. Ma riteniamo sia invece giunto il momento che ognuno si assuma le proprie responsabilità e che si apra una discussione seria sul futuro di questi servizi e di questi lavoratori, per il bene delle famiglie e dei cittadini che ne usufruiscono.