Nell’ambito del progetto “Mense lucane più sostenibili e sane”, finanziato dal MISE e promosso dalla Regione Basilicata, l’Osservatorio Green di Polidream Assoutenti ha analizzato i capitolati e i bandi relativi al servizio di refezione scolastica ed ospedaliera di ben 50 comuni della Basilicata, alla luce degli standards di qualità che il servizio stesso deve garantire agli utenti.
Innanzitutto, va detto che 10 comuni (di quelli più piccoli, per fortuna) non hanno né pubblicato né fornito bandi e capitolati, per cui l’analisi si è ridotta a 40 realtà.
Per quanto riguarda le Aziende Ospedaliere, si sono analizzati i capitolati di POTENZA, PESCOPAGANO, MATERA, RIONERO IN VULTURE , POLICORO, TRICARICO, STIGLIANO, PISTICCI, VENOSA, LAURIA, MARATEA, VILLA D’AGRI, LAGONEGRO e MELFI, in pratica tutte le refezioni ospedaliere di Basilicata, e il risultato è stato sconfortante, dato che sono praticamente tutti uguali, non vi è nessun riferimento a standards qualitativi e si parla solo di soddisfazione dell’utente e di un monitoraggio svolto in tal senso, non si sa da chi e con impegni molto vaghi.
In tali capitolati, come anche in quelli per la refezione scolastica, la prima lacuna che salta agli occhi è l’assoluta mancanza del rispetto, o almeno riferimento, all’art. 2 comma 461 della Legge Finanziaria 2008, che impone l’attività di monitoraggio del servizio da parte delle associazioni dei consumatori, la redazione di una Carta della Qualità dei Servizi e la risoluzione delle controversie tramite la procedura di conciliazione, oltre ad una sessione annuale di verifica con tutte le parti interessate: nulla di tutto ciò in tutti i comuni, e questo è veramente grave!
Poi ci siamo preoccupati di vedere i richiami e i livelli di qualità, con ben 13 parametri riferiti ai prodotti usati per l’alimentazione, con l’utilizzo o meno del biologico o del Km zero, alla politica ambientale, con la decisione di rinunciare o meno alla plastica, di differenziare i rifiuti, di usare automezzi ecologici o di attuare programmi di educazione all’ecosostenibilità, all’attivazione o meno di programmi di educazione alimentare, alla possibilità di diete speciali, alla politica di riduzione degli sprechi e di destinare gli avanzi alle Onlus, fino all’esistenza o meno di Commissioni Mensa.
Ecco in sintesi e schematicamente i risultati:
PRODOTTI BIO : 22 comuni su 40
PRODOTTI KM ZERO: 15 comuni
PRODOTTI DOP/IPG; 16 comuni
NO OGM: tutti i 40 comuni
PRODOTTI EQUOSOLIDALI: 8 comuni
DIETE SPECIALI: 21 comuni
EDUCAZIONE ALIMENTARE: 22 comuni
EDUCAZIONE AMBIENTALE: 7 comuni
PLASTIC-FREE: 6 comuni
RIDUZIONE SPRECHI: 8 comuni
RACCOLTA DIFFERENZIATA: 7 comuni
AUTOMEZZI ECOLOGICI: 3 comuni
COMMISSIONE MENSA: 11 comuni
Come si può vedere, il quadro non è molto confortante: l’unica nota positiva e comune alle 40 realtà scolastiche è il divieto di prodotti OGM, per il resto il Bio è usato solo dal 50%, il Km zero e la DOP e IGP dal 40%; lo stesso dicasi per le diete speciali e i programmi di educazione alimentare, attivati solo per il 50%. Per non parlare dell’educazione all’ecosostenibilità, alla riduzione degli sprechi, all’uso della raccolta differenziata e alla politica plastic-free, attivati appena dal 15% delle mense scolastiche; fino all’uso di automezzi ecologici, previsto solo da un misero 8%.
Dulcis in fundo, nemmeno le Commissioni Mensa “sfondano” in Basilicata, dato che esistono solo per il 30% delle refezioni scolastiche.
Fra le particolarità da notare, quasi tutte positive, evidenziamo le seguenti:
– a Potenza si parla di prevalenza di prodotti locali, ma senza definirne una precisa percentuale;
– a Matera la prevalenza è di prodotti bio e regionale, ma con l’esclusione di carne e pesce (!), e in questo comune vi è l’unico riferimento alla dieta mediterranea;
– a Tursi, invece, vi sono percentuali precise per alimenti bio e Km zero; inoltre sono previsti imballaggi solo riciclabili ed elettrodomestici a basso consumo;
– a Satriano c’è l’uso esclusivo di prodotti bio, DOP, IGP, Km zero, equosolidali, ed inoltre il plastic-free è anche made in Italy;
– a Tito hanno deciso per il plastic-free, ma l’acqua è prevista nelle bottiglie di plastica (!);
– Vietri è l’unico comune che prevede un certo numero di pasti gratuiti, l’eliminazione degli imballaggi e il programma di ZERO RIFIUTI;
-Rotonda, Castelluccio Inf. E Sup. sono gli unici che prevedono prodotti provenienti da agricoltura sociale, mentre Latronico preferisce gli alimenti dell’agricoltura solidale.
Insomma, un quadro ricco di moltissime ombre, ma anche di qualche luce e di incoraggianti inizi sulla via della green economy e di un’alimentazione consapevole, ma con un grosso scoglio da superare: la mancata partecipazione degli stessi utenti e delle associazioni che li rappresentano.
E’ la prima autentica rivoluzione da effettuare, anche per rispettare la predetta normativa risalente al lontano 2008, che permetterà la diffusione dei principi di una sana educazione alimentare ed ambientale, proprio grazie ad un continuo monitoraggio e ad una costante concertazione da parte delle associazioni dei consumatori.