Piano organizzativo lavoro agile Arpab, Fp Cgil: “Adottato senza il confronto sindacale, persa occasione per vero cambiamento”
L’ARPAB ha adottato in questi giorni il Piano Organizzativo per il lavoro agile, un documento programmatico per consentire al 60% del personale la scelta della modalità lavorativa agile, in mancanza, solo il 30% dei dipendenti potranno richiederlo.
Un documento che, all’attualità, non trova ancora applicazione visto il protrarsi dello stato di emergenza che ha determinato la proroga del lavoro agile emergenziale fino al 30 aprile prossimo.
La norma prevede che il documento sia emesso “sentite le organizzazioni sindacali”, passaggio che invece presso l’ARPAB non è avvenuto e che sarebbe stato sicuramente proficuo se fosse stato programmato prima dell’emissione dell’atto e non, come è stato, dopo averlo pubblicato, per mera condivisione. Tale comportamento si configura come una violazione delle prerogative sindacali che, invece, prevedono la partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori in vesti diverse.
In prima battuta, non possiamo che rilevare il disconoscimento del ruolo dell’organismo paritetico per l’innovazione, previsto dal Ccnl Comparto Sanità e composto da rappresentanti dell’Agenzia e delle organizzazioni sindacali, che ha compiti precisi su progetti di organizzazione e innovazione dell’amministrazione con particolare riferimento al lavoro agile e alla conciliazione dei tempi vita-lavoro. Ma anche sulla formazione l’organismo dovrebbe intervenire ai sensi dell’articolo 54 del CCNL. La norma contempla uno specifico percorso formativo per i dirigenti che saranno i primi promotori dell’innovazione nelle modalità lavorative.
Per quanto ci riguarda, come FP Cgil, non possiamo che dire che è stata persa un’occasione per redigere un documento condiviso e mettere le basi per un cambiamento importante a cui tutte le pubbliche amministrazioni devono adeguarsi, indipendentemente dalle reticenze e dagli approcci conservatori a cui siamo abituati. Peccato che è stato completamente disconosciuto il nostro ruolo, che avrebbe sicuramente contribuito ad affrontare una trasformazione nelle modalità lavorative e organizzative che ha un’inevitabile ricaduta sui lavoratori che rappresentiamo.