Il deposito nazionale dei rifiuti nucleari non può essere ubicato nelle aree naturali protette. Lo dice la Sogin indicando i “criteri di esclusione” nel documento che attualmente è oggetto della procedura di consultazione pubblica avviata in base alle disposizioni del decreto legislativo n. 31/2010. E per quanto riguarda la Basilicata, effettivamente dalla “carta dei siti potenzialmente idonei” sono stati esclusi i 72 siti della “rete natura 2000” ed i Parchi naturali, anche se in qualche caso la distanza fra le aree “potenzialmente idonee” e le aree protette è di poche decine di metri.
Ma oltre ai “criteri di esclusione” nel documento della Sogin vengono indicati i cosiddetti “criteri di approfondimento” che riguardano, per quanto attiene alla parte naturalistica, le condizioni meteo – climatiche e la presenza di habitat, specie animali e vegetali e geositi di interesse comunitario. In questo caso la Sogin sembra aver ignorato che in Basilicata, ed anche nei 17 siti lucani indicati come potenzialmente idonei, c’è un sistema ecologico che consente di sopravvivere a molti animali, alcuni dei quali rari e in via di estinzione. E ci sono colture agrarie ed habitat particolarissimi, che presto completeranno la rete ecologica regionale con il Piano paesistico in fase di avanzata definizione, anche sulla base del sistema ecologico funzionale territoriale varato nel 2008 e della specifica norma (la legge regionale n. 2/2005) sulle specie protette vulnerabili e rare della flora lucana.
Ed è proprio su queste specie animali e vegetali e su questi habitat, del tutto incompatibili con ogni ipotesi di localizzazione del sito dei rifiuti nucleari, che si sta concentrando il lavoro di approfondimento del gruppo di lavoro sulla “struttura naturalistica”, uno dei cinque istituiti presso il Dipartimento Ambiente della Regione per formulare le osservazioni tecniche della Regione al documento della Sogin. Hanno partecipato a questi incontri, coordinati da Antonella Logiurato (responsabile PO Biodiversità e Rete Ecologica Regionale dell’Ufficio Parchi), i rappresentanti di Arpab, Alsia, Unibas, Farbas, Imaa Cnr, Ordine degli agronomi, Provincia di Potenza, dei Comuni interessati alle aree idonee indicate dalla Sogin, funzionari e tecnici degli uffici regionali competenti.
“Le risorse naturalistiche sono un immenso patrimonio della Basilicata e la Regione è impegnata da tempo nella complessa opera di censimento e di valorizzazione delle circa 1000 specie animali e vegetali segnalate e protette a vario titolo, oltre che nel consolidamento della rete dei Parchi e delle aree protette che è diventata anche uno strumento per favorire il turismo di qualità – afferma l’assessore regionale all’Ambiente Gianni Rosa -. Nei siti indicati dalla Sogin, sia in provincia di Potenza che in provincia di Matera, ci sono valenze naturalistiche importanti, ci sono i cosiddetti ‘corridoi di migrazione’ di volatili rari che periodicamente passano dalla Basilicata, ci sono fossi e geositi di straordinario interesse, c’è la Lontra che abita i nostri fiumi, solo per fare qualche esempio. Con le nostre osservazioni alla carta dei siti potenzialmente idonei alla localizzazione del deposito cercheremo quindi di rappresentare con rigore scientifico le emergenze naturalistiche che non possono essere ignorate e che rendono la Basilicata incompatibile con una simile realizzazione”.
“La Regione Basilicata vanta una tradizione importante in materia di tutela ambientale – afferma il presidente della Regione Vito Bardi -. Abbiamo seguito le direttive comunitarie, delineando una strategia che può generare nuove opportunità di sviluppo sostenibile per la nostra regione. La salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente sono al centro di questa strategia, e ci vedono impegnati quotidianamente nell’azione di governo anche per mitigare i rischi legati alle attività industriali più impattanti. È nell’interesse della Basilicata ma è anche nell’interesse dell’Italia che le nostre risorse naturali vengano adeguatamente tutelate ed anche per questo ribadiremo con osservazioni argomentate la nostra ferma contrarietà ad ogni ipotesi di ubicazione del deposito dei rifiuti nucleari”.