Gli addetti appartenenti al comparto comunicazioni hanno colto immediatamente i vantaggi e le complessità organizzative dello smart working adattandosi rapidamente, acquisendo nuove competenze e riconoscendo con lucidità gli elementi necessari a trasformare l’esperienza emergenziale del lavoro da casa in un nuovo modello organizzativo smart, processo per cui riconoscono al sindacato un ruolo chiave. E’ in sintesi l’indicazione più significativa che proviene da un’indagine condotta per conto della Uilcom da Variazioni società specializzata in smart working e innovazione organizzativa.
Del campione complessivo di 14.664 lavoratrici e lavoratori del settore della comunicazione – riferisce il segretario regionale Uilcom Giovanni Letterelli – ha fatto parte un campione altrettanto significativo di lavoratori lucani. In totale 355 di cui 155 iscritti a Uilcom, 146 non iscritti ad alcun sindacato e 54 ad altri sindacati.
“Ringraziamo per l’ampia partecipazione alla ricerca i lavoratori e le lavoratrici del settore – dichiara Salvo Ugliarolo, Segretario Generale di UILCOM – la loro voce si è espressa all’unisono da tutte le regioni d’Italia, permettendoci di conoscere luci e ombre dello smart working e proiettarle nel futuro. Facciamo tesoro dell’esperienza vissuta e raccontata in questa indagine, che include l’analisi del vissuto del lavoro in emergenza e del successivo “ritorno” in ufficio, per pensare allo smart working, elemento centrale nei tavoli di contrattazione, come strumento che innova il ruolo di rappresentanza e i modelli organizzativi aziendali a bene ciò di tutto il comparto. Oggi – ha proseguito Ugliarolo – è arrivato il momento di entrare nel merito dello smart working e tracciare le coordinate di base per ripensare il lavoro del domani, affrontando temi non più procrastinabili come la sostenibilità, la flessibilità del lavoro e il diritto alla disconnessione”.
“Ci aspetta il compito, insieme alle nostre controparti, facendo tesoro delle indicazioni raccolte – aggiunge Letterelli – di ridisegnare un nuovo modello di lavoro che tenga sicuramente conto di ciò che responsabilmente abbiamo fatto in questi mesi difficili. Come sindacato, pensiamo si dovrà in futuro sviluppare un confronto che possa trovare un equilibrio tra l’organizzazione del lavoro pre-pandemia con ciò che è scaturito durante tutto il 2020 in particolar modo per la tutela della salute di chi lavora.”
Tra i risultati, il 77% ha dichiarato di non aver mai fatto smart working in precedenza; tra l’88%, che ha lavorato da casa tutti i giorni nel periodo del lockdown, il 61% dei lavoratori ha dichiarato di avere esigenze di conciliazione. Il 78% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare il mezzo privato per recarsi al lavoro, il 18% quello pubblico, con una media di km percorsi pari a 36 al giorno, equivalenti a oltre un’ora di tempo dedicato al trasferimento quotidiano casa-lavoro. Lo smart working ha quindi permesso di evitare emissioni di CO2 equivalenti a 35 mila alberi al giorno per tutti i partecipanti all’indagine e risparmiare mediamente 18€ al giorno a ciascun lavoratore.
Alla domanda continueresti a lavorare in modalità smart anche in futuro, la stragrande maggioranza dei lavoratori, pari all’87% risponde affermativamente. Lo smart working influirà sull’innovazione dei modelli organizzativi aziendali per il 73% degli intervistati. Il 77% dei lavoratori ritiene che la propria attività sia totalmente o in prevalenza “smartizzabile”: il 58% lavorerebbe da casa tutti i giorni della settimana, tanto da vivere con preoccupazione il ritorno in ufficio. Il 65% dei lavoratori afferma di aver vissuto con difficoltà il ritorno in ufficio a seguito della prima fase emergenziale, un po’ per timore del contagio 38% e, per il 51% per motivi di conciliazione legato alla gestione della famiglia o alla gestione della mobilità casa lavoro. Rispetto al vissuto dell’esperienza emergenziale, la metà dei lavoratori afferma di essersi organizzato bene ed aver gestito senza o con pochi problemi la sovrapposizione degli impegni professionali con quelli domestici. Il 20% degli intervistati afferma di aver lavorato di più del dovuto, per il 93% la qualità del lavoro è aumentata o rimasta costante, l’83% giudica che sia aumentata o rimasta costante anche la qualità della vita.
Rispetto al campione generalista dell’osservatorio di Variazioni il comparto presenta peculiarità: per esempio rispetto agli altri, i lavoratori di questo evidenziano un migliore rapporto con le tecnologie e facilità nell’adozione di nuove procedure, ma la capacità organizzativa e l’autonomia nell’organizzazione del lavoro sono risultati elementi da rafforzare. Valutazioni che – a parere dei dirigenti nazionali e regionali di Uilcom – evidenziano il bisogno di più formazione e l’identificazione di regole più chiare. Più che in altri settori, i lavoratori nell’industria della comunicazione, considerano il proprio lavoro “smartizzabile” tanto che potendo scegliere, estenderebbero lo smart working anche oltre i 3 giorni alla settimana, dato che negli altri settori non supera i due. Insieme a lavoratori degli altri settori condividono le motivazioni a proseguire con il lavoro agile: evitare spostamenti non necessari e, in seconda battuta, gestire meglio le esigenze di conciliazione. Dai lavoratori arrivano le indicazioni per pensare il lavoro del futuro e per la costruzione di nuove policy aziendali che, per oltre uno su due, il 61%, non potrà prescindere dal coinvolgere il sindacato. Dalle interviste emergono chiarissime le indicazioni per l’adozione di nuovi modelli organizzativi, i lavoratori si aspettano: lo sviluppo di competenze e tecnologie digitali e comunicative, l’adozione di policy per regolamentare l’eccesso di reperibilità; una migliore organizzazione e programmazione del lavoro per aumentare autonomia nell’organizzazione del lavoro.