Vincenzo Santochirico lascia la presidenza della Fondazione Sassi. Di seguito la nota inviata alla nostra redazione dall’ex presidente.
Da qualche ora non ricopro più la carica di Presidente della Fondazione Sassi.
Sono passati più di cinque anni da quando accettai l’invito pressante, ma elegante e signorile, come era nel suo stile, del fondatore e animatore per decenni della Fondazione Sassi, Dr. Mario Salerno, attraverso la tenacia intermediazione di Alberto Acito.
Fu proprio quella insistenza sussurrata, gentile, cerimoniosa, a persuadermi, restio com’ero, all’epoca, a ritornare ad un impegno civile dopo le delusioni di quello politico, lasciato non molto tempo prima.
E in questo quinquennio mi ha accompagnato il coraggio, la lungimiranza, la costanza di un visionario che credette, prima di altri, alla centralità dei Sassi nel futuro della città e alla vocazione internazionale di Matera, inseguendo l’idea del Collegio del Mondo Unito – luogo di incontro e formazione dei giovani di tutto il pianeta – e, primo fra tutti, a proporre che Matera fosse capitale europea della cultura con un’accorata lettera del 1995 all’allora Presidente della Commissione Cultura del Parlamento europeo, Luciana Castellina.
L’audacia visionaria è quello che più mi colpì del promotore della Fondazione Sassi quando lo conobbi e più mi ha ispirato in quest’ultimo quinquennio, così intenso, tumultuoso, decisivo per le sorti della città.
Come lui, forse abbiamo ecceduto in ambizione, visione, prospettiva.
Ma senza grandi idee, senza generosi slanci, senza temerarie rotte, non si raggiungono nuove mete, inimmaginabili traguardi, non si scoprono nuove terre.
La mostra delle Gallerie degli Uffizi in Fondazione, grazie all’eccezionale apertura del direttore Eike Schmidt, la coedizione del primo numero della rivista Pantagruel con la prestigiosa casa editrice la Nave di Teseo, grazie alla straordinaria sensibilità di Elisabetta Sgarbi, le esposizioni in collaborazione con l’ineguagliabile Istituto Luce-Cinecittà, grazie alla squisita disponibilità di Roberto Cicutto, sono solo alcuni dei più prestigiosi risultati, che hanno condotto la Fondazione sul proscenio nazionale e esaltato la forza centripeta della città.
Da ultimo, la pubblicazione del volume collettaneo “I Sassi di Matera. Per una nuova stagione” aggiunge un inedito e essenziale capitolo ad un’attività di conoscenza, approfondimento, confronto, che incessantemente ha teso a creare collaborazioni e relazioni, in questo caso con altri importanti partner, come l’Unibas e la FEEM, così come, in precedenza, con grandi protagonisti culturali della scena culturale nazionale, senza mai smarrire l’ancoraggio alla nostra realtà.
Abbiamo anche provato a promuovere giovani e valenti leve artistiche, grazie al proficuo rapporto con le Accademie delle Belle Arti d’Italia, a cominciare da quella di Bari, auspice l’amicizia e la collaborazione con il suo infaticabile direttore, Giancarlo Chielli.
Al contempo, abbiamo offerto spazi e mezzi ad associazioni culturali locali che hanno evocato tradizioni, presentato libri, organizzato meeting di poesia; ad artisti provenienti da tutta Italia che hanno voluto portare le loro creazioni a Matera; ad autori che hanno presentato le loro opere in città.
Lo sforzo massimo lo abbiamo profuso organizzando nel 2019 il festival “La terra del pane”, promuovendo spettacoli originali, ospitando scrittori famosi, comprese le migliori espressioni letterarie lucane, coinvolgendo il tessuto culturale e produttivo locale.
Purtroppo, l’assenza di una politica culturale locale e regionale post 2019, cui si è aggiunta la pandemia, letale per la cultura, ha impedito che questo appuntamento potesse replicarsi, com’era nelle intenzioni e nei propositi della Fondazione.
La pandemia ci ha costretto ad un anno di pressoché assoluta stasi, mortificando energie e progettualità, insidiando i già delicati equilibri patrimoniali di una fondazione culturale privata che vive ed opera soprattutto grazie all’encomiabile mecenatismo delle imprese, non molte purtroppo, che l’hanno sostenuta.
Molti e diversi sono gli ambiti in cui la Fondazione dovrà cimentarsi in futuro, da una rigorosa e costante attività di elaborazione e documentazione sui Sassi, e sulle politiche ad essi indispensabili, alla delineazione degli scenari strategici, soprattutto culturali, della città; dalla promozione della creatività locale alla intercettazione delle attenzioni nazionali e internazionali verso il nostro territorio; dall’animazione del dibattito culturale e ideale all’irrobustimento di una rete dei soggetti culturali che operano in città e regione.
Sarà compito del nuovo CdA e del futuro Presidente proseguire un’opera ultradecennale che si è nutrita di tanti e diversi contributi, tutti utili nessuno esclusivo ed esaustivo, nel segno di chi volle dare vita, trent’anni fa, alla Fondazione Sassi e nel cui nome e spirito essa dovrà continuare a seminare e far germogliare idee, progetti, esperienze, che arricchiscano la qualità e l’attrattività della città, coinvolgendo ancora tante intelligenze, volontà e creatività.
In particolare, emerge sempre più forte, dopo quest’ultimo biennio, la necessità di un pensiero lungo, sottratto alle contingenze, e in grado di indicare direzioni ed orizzonti.
Un ringraziamento di cuore ai consiglieri di amministrazione uscenti che hanno offerto un inestimabile contributo in questi anni e ad Antonio Longo e Michele De Rosa De Leo, leali amici e collaboratori di Mario Salerno, che anche in questo frangente hanno assicurato il loro fattivo e intelligente ausilio nel rinnovo degli organi della Fondazione, accogliendomi con amicizia e stima nel Consiglio di Fondazione e concedendomi l’onore di presiederlo.
Come in ogni occasione di commiato, sicuramente avrò dimenticato di ringraziare qualcuno. Certamente non dimentico dipendenti e collaboratori della Fondazione.
Ad ogni altro, che ci ha accompagnato in questo faticoso, ma entusiasmante e gratificante percorso, il mio ringraziamento di cuore e l’invito a continuare a sostenere la Fondazione Sassi.