La sintesi emblematica del momento che stiamo vivendo e a cui tutti dovremmo ispirarci è stata fatta da Draghi in apertura del primo Consiglio dei Ministri: “Veniamo da storie diverse ma abbiamo l’obbligo di lavorare insieme, perché l’unità oggi non è un’opzione ma una esigenza e una priorità.” La Basilicata prenda esempio.
“Dobbiamo indossare tutti la “maglietta” o la felpa della nazione italiana, per compiere il “miracolo” laico di operare con fiducia e lavorare insieme, realmente, per il bene collettivo. Chi rifiuta quella maglia, evidentemente non la merita. Abbiamo finalmente un Governo nuovo e, merito di Mattarella e Draghi, ci siamo arrivati senza perdere troppo tempo prezioso. In un Paese in piena emergenza, solo un grande rispetto delle istituzioni, unito a un alto e ampio senso di responsabilità, può aiutare a creare le condizioni ideali per superare questa fase drammatica, che in 12 mesi ha visto 91mila decessi per covid19, l’intera nazione bloccata, 400 mila imprese a rischio chiusura, la povertà raddoppiata, l’economia e la società da ripensare e rilanciare.”
Lo dichiara Luca Braia, Capogruppo in Consiglio Regionale di Italia Viva
“Renzi e Italia Viva hanno innescato, per certi aspetti, ciò che Mattarella e Draghi hanno contribuito, con altri, a realizzare. La composizione del Governo ha – prosegue Luca Braia – tecnici professionisti di indiscussa competenza, professionalità, legittimazione internazionale (Cartabia, Colao, Franco, Cingolani, Giovannini, Bianchi, Messa) nei posti chiave per la programmazione e gestione delle risorse del recovery fund e delle riforme connesse. Gli altri ministri scelti dai partiti che, in maniera trasversale, sosterranno il governo, sono fondamentali per garantire stabilità politica.
Un utile “reset” della politica per riportare al centro del dibattito nazionale, narcotizzato dalla “pandemia” e dal panico di un “lockdown” infinito, il destino dell’Italia. Renzi ha creduto sin dall’inizio a Draghi Presidente e alla necessità – che condivido – di tornare ad avere la massima competenza possibile per farci ricominciare a essere un riferimento attendibile dell’Europa e nel mondo. A costo della sua stessa credibilità, poca o tanta che sia, sono convinto che Renzi abbia fatto tutto nell’esclusivo interesse degli italiani e delle italiane e che il risultato sia evidente, per come riconosciuto dal contesto economico, sociale, mediatico e, soprattutto, politico internazionale.
Conte si è dimostrato all’altezza di una parte del compito, gliene diamo atto, non riuscendo però a cambiare passo quando bisognava accelerare tutto per la ripartenza. Forse era troppo imbrigliato in uno schema rigido di maggioranza nel quale i compagni di viaggio (Pd e 5 Stelle in primis) sembravano interessati a usare le risorse europee per capitalizzare e ampliare il proprio consenso, continuando a tenere in piedi politiche assistenziali, dimenticando l’importanza della collegialità delle scelte ma, soprattutto, l’inderogabilità delle “riforme”.
Vedere in Italia tutti i partiti da destra a sinistra (Lega, Liberi e Uguali, Forza Italia, PD, Italia Viva, Azione, +Europa, Udc) appoggiare un unico Governo, sembra tanto incredibile e paradossale. Non è la sconfitta della politica ma forse una ritrovata consapevolezza, della stessa politica come della società, della necessità di porre un freno alla mediocrità, alla superficialità, all’inadeguatezza della classe dirigente.
Bisognava cercare la via di uscita “migliore” per venir fuori dall’emergenza, provando ad affidarsi ai “migliori” tra i tecnici e alla più ampia convergenza della rappresentanza politica parlamentare, per poter lavorare con celerità, mettendo insieme visione, esperienze e capacità. Provando a sfruttare, senza ulteriori indugi, le opportunità economiche che l’Italia del Governo uscente è stata capace di recuperare, grazie alla ritrovata sintonia con l’Europa.
A Matteo Renzi, dobbiamo la nascita, nel settembre 2019 del Conte bis (con Pd e 5 Stelle), con il compito di recuperare quella frattura aperta dal Conte Uno (5 Stelle e Lega) proprio con quella Europa che – in piena pandemia – si sarebbe poi dimostrata all’altezza di una sfida enorme e complicata da vincere insieme.
Il “Si” a Draghi arriva dopo il “mercato” dei parlamentari travestiti da “responsabili”, forse il punto più basso raggiunto dalla politica negli ultimi anni. Le decisioni coraggiose del Presidente della Repubblica e di Draghi hanno convertito anche la Lega all’europeismo, hanno convinto il PD ad ammainare la bandiera del “mai con” la Lega e col “cattivo” Renzi e hanno persuaso il Movimento 5 Stelle a rivedere posizioni, a costo di una inevitabile spaccatura interna, e far emergere la voglia di rimanere in carica e di esserci a prescindere, contraddizioni incluse. Un “Si” con il totale sostegno delle parti sociali e della rappresentanza delle Regioni, coinvolte per la prima volta nella formazione del Governo.
In tale contesto è auspicabile e improcrastinabile che nasca il campo moderato e riformista, quale evoluzione ulteriore dello scenario politico nazionale, lontano da tutti gli estremismi, divenuti in questo nostro tempo sempre più anacronistici.
Ora si dia priorità assoluta al piano vaccinale anti-covid con la relativa disponibilità per le Regioni di vaccini. Si faccia presto nel ridefinire il recovery fund, rimettendo al centro la cultura, i giovani, l’istruzione, la sanità e aprendo immediatamente i cantieri, sbloccando le opere pubbliche, ridando ossigeno al sud, con una visione in testa, destinando finanza adeguata, progettualità e non assistenzialismo al turismo, alla formazione, alla transizione tecnologica ed ecologica, sostenendo le imprese. Mettendo immediatamente mano alle riforme fondamentali, da quella fiscale a quella della semplificazione digitale nella pubblica amministrazione, per utilizzare i fondi nel tempo più breve possibile, altrimenti tutto questo sarà perfettamente inutile.
Presidente Bardi – conclude il Consigliere Braia – il governo regionale non resti immobile a guardare e batta un colpo. Dopo due anni di legislatura con una maggioranza inconsistente, incapace di affrontare le emergenze e, men che meno, di assicurare alcun cambiamento, anche quello necessario per superare l’emergenza pandemica, mi auguro che quanto successo a livello nazionale, possa determinare in Basilicata almeno un sussulto di orgoglio. Più di qualche miliardo di euro sarà nei prossimi anni nelle disponibilità delle casse regionali. Con questi soldi si dovrà ridisegnare la Basilicata del futuro. Non è e non sarà una condizione ordinaria, il destino di questa nostra comunità non appartiene solo a “qualcuno” e, soprattutto, non può essere esclusiva competenza di chi, sino ad oggi, non si è dimostrato in grado di adempiere neanche al primo obbligo statutario, non delineando il piano strategico regionale, presupposto fondamentale nel quale indicare le politiche da realizzare. E’ arrivato il momento del coraggio e della consapevolezza, basta tergiversare. Ci si metta al lavoro per programmare, progettare e realizzare, impossibile perdere altro tempo. Ora o mai più.”