Questa mattina presso il Likos Hotel di Grumento Nova si è svolto il Consiglio Territoriale della UILM Basilicata, Area Val D’Agri, alla presenza del Segretario Generale UIL Vincenzo Tortorelli, del Segretario Regionale UILM Marco Lomio e del Coordinatore d’area UIL Giovanni Galgano unitamente a tutti i nostri delegati dell’indotto Eni di Viggiano.
Una mattinata dunque di confronto, di dibattito, di riflessione ma soprattutto di condivisione del percorso sindacale presente e futuro all’interno del Centro Oli di Viggiano.
Le problematiche ancora irrisolte sono molte, tutte emerse dal lungo dibattito, a partire dall’uso dell’ammortizzatore sociale ancora presente all’interno del Centro Oli di Viggiano, la cui risoluzione è prioritaria, anche alla luce della prossima, se non già in corso, fermata.
Non è possibile poi intravedere nuove assunzioni nella pratica di assegnare la stessa commessa a società diverse, vedesi ad esempio per le macchine rotanti, ove persiste in alcuni casi la cassa integrazione; ciò è inspiegabile e dunque è necessario che Eni dia un senso a scelte da noi ritenute incomprensibili.
Il Patto di Sito, la cui rivisitazione è diventata il perno dell’ultimo Tavolo della Trasparenza, deve rappresentare per tutti un’ opportunità e non certamente una camicia di forza come qualcuno ha affermato, e non è tantomeno misurabile da finte sostenibilità determinate sempre più da un rapporto commerciale/industriale tra imprese e committente che deve e dovrà essere più trasparente.
È finito il tempo delle tre carte, deve essere una necessità e una priorità a vantaggio di tutti, c’è bisogno di un monitoraggio serio degli appalti non solo dal punto di vista dei livelli occupazionali ma anche del valore complessivo delle commesse, del loro eventuale apprezzamento o anche della relativa riduzione e dunque delle marginalità che, a detta di più parti, stanno già determinando per le imprese e quindi anche per i lavoratori un arretramento generale delle condizioni industriali.
Dobbiamo addentarci e conoscere più a fondo il mondo Eni, il mondo degli appalti, perché solo cosi, solo attraverso la conoscenza, sarà possibile aprire un nuovo capitolo e un percorso trasparente di sviluppo per la nostra Regione.
E proprio nel cambio di appalto e dunque negli appalti che si insinua la catena della disomogeneità tra lavoratori non solo dal punto di vista delle marginalità ma soprattutto attraverso il dumping contrattuale a cui bisogna rispondere invece con serietà rendendo esigibile ciò che è stato già condiviso in Confindustria attraverso la clusterizzazione dei contratti.
Dopo 25 anni di petrolio in Basilicata ci fa specie parlare ancora oggi di regole legate ai cambi di appalto, di regole che consentano il mantenimento dei livelli occupazionali, dovremmo invece parlare oggi come ieri di sviluppo, di come si crea il valore, di come si crea ricchezza, di come si crea il lavoro attraverso scelte vere, mirate a partire dal Distretto Energetico Lucano che dovrebbe essere un modello e che nella nostra idea, visti i continui vasi comunicanti tra il Centro Oli di Viggiano e quello di Tempa Rossa, dovrebbe essere una risposta seria allo sviluppo di una intera comunità.
Non possiamo continuare a sentire ai tavoli che manca personale qualificato, e che dunque si sia costretti a recuperare mano d’opera non locale, questo è il fallimento della politica, è il fallimento di tutti visto che non si sono mai voluti creare davvero quegli interscambi tra scuole professionali, università e territorio in maniera tale da essere pronti già 25 anni fa, un fallimento che persiste ancora oggi in un mondo del lavoro che cambia e che dobbiamo necessariamente saper agganciare, altrimenti sarà complicato dare una speranza e una prospettiva di sviluppo non solo alla nostra terra ma alle prossime generazioni.
In definitiva i prossimi tavoli regionali, a partire da quelli della trasparenza, dovranno, non come l’ultimo, entrare nel merito delle questioni ancora oggi irrisolte ma soprattutto delineare un percorso condiviso, le strategie di sviluppo che consentano di guardare al di là del nostro naso e proiettarci verso un mondo che cambia non solo attraverso un nuovo modello di sviluppo, anche alternativo alle estrazioni petrolifere, ma le royalty presenti e future devono essere gestite in maniera completamente differente rispetto ad oggi, probabilmente un marciapiede in meno, una fontana in meno a favore di una piccola bottega, di una piccola impresa o di una grande impresa che possano generare una risposta seria alla fame di lavoro presente nei nostri territori.
Un’ultima cosa chiediamo ad Eni, cosi come già richiesto più volte, di non ricommettere l’errore commesso in tempo di pandemia, quando in maniera unilaterale, ha modificato l’organizzazione del lavoro, l’orario di lavoro dei lavoratori dell’indotto Eni di Viggiano senza un preventivo confronto con le parti sociali; ci aspettiamo come già richiesto più volte anche all’ultimo Tavolo della Trasparenza e ancor prima dalla nostra richiesta sindacale di confrontarci sul merito e nel merito della fermata annunciata da tempo, che probabilmente è già in una prima fase, perché vorremmo conoscere l’organizzazione del lavoro, l’impatto occupazionale e tutto ciò che ci consente di preservare la salute dei lavoratori in una fase delicatissima che purtroppo non vede ancora oggi una luce visto che le ultime notizie prevedono un rischio di contagio più elevato a causa delle varianti del virus. Vorremmo conoscere anche l’eventuale piano di sicurezza della fermata visto che dentro il Centro Oli arriveranno centinaia di lavoratori anche non locali che potrebbero innalzare il rischio di contagio e per questo invitiamo Eni e Confindustria, lontano dalle vetrine e dai comunicati stampa, a rendere esigibile la figura di RLST all’interno del Centro Oli di Viggiano come figura di amalgama e di confronto tra tutti gli RLS in maniera da condividere il suddetto piano di sicurezza, perché la sicurezza, e questo ce lo insegna Eni anche attraverso la patente a punti, non si annuncia ma la si pratica nel vero senso della parola e per fare ciò è necessario il coinvolgimento di tutti, non serve tener nascosto in un cassetto il suddetto piano di sicurezza.
Sarebbe auspicabile che la questione petrolio in Basilicata trovasse giornate di confronto e di riflessione più ampie tra tutte le Organizzazioni Sindacali attraverso il coinvolgimento a 360 gradi di CGIL CISL e UIL e di tutte le categorie interessate al processo di ammodernamento delle estrazioni petrolifere in Basilicata.