Con l’Rt puntuale in calo in una settimana da 1,2 e 1,03 e la classificazione di regione a rischio moderato, la Basilicata – che oggi ha registrato altri tre decessi, di persone con un’età media di 77 anni – resta in zona gialla, allontanando, almeno per un po’, le paure da “arancione”. L’indice di contagiosità ancora sopra l’1 dimostra tuttavia che anche in Basilicata il coronavirus sta continuando a circolare in maniera significativa: non a caso, per il secondo giorno consecutivo, a fronte comunque di un numero di tamponi molecolari superiore rispetto alla media delle ultime settimane, è stata nettamente superata la soglia dei cento casi positivi.
È la diffusione della variante inglese la grande incognita che pesa sul monitoraggio settimanale dell’epidemia, che determina come ogni venerdì i nuovi colori delle regioni che scatteranno a partire da domenica con le nuove ordinanze del ministro Speranza. La variante in molte grandi Regioni rappresenta oltre un terzo dei nuovi contagi. In Toscana è al 35, in Puglia e in Emilia al 38%. Ci sono poi realtà, come Marche, Umbria e Molise, dove ha superato il 50%. Il tutto grazie a una contagiosità, stimata proprio in questi giorni nel nostro Paese, di circa il 38% superiore al coronavirus che ha circolato fino ad ora. E l’Istituto superiore di sanità rinnova l’invito a innalzare le misure, a limitare spostamenti e contatti, invita gli italiani a restare a casa riducendo al minimo le interazioni con persone diverse dai familiari.
L’Rt nazionale sarebbe tornato dopo tre settimane superiore a 1 nel limite superiore, cioè la soglia considerata di sicurezza. Il dato medio è 0,99 e si ottiene appunto considerando i due intervalli di 0,95 e 1,07. Tra le Regioni dove la variante circola di più, l’Umbria è già in zona arancione e in parte (la provincia di Perugia) rossa mentre nelle Marche è stata isolata la provincia di Ancona, anche se la Regione questa settimana resterà gialla. L’incidenza nella settimana del monitoraggio passa da 133,13 per 100mila abitanti a 135,46.
Tre nuove regioni in arancione
Il Molise oggi diventerà arancione in base all’ordinanza che il ministro Roberto Speranza farà dopo la conclusione del monitoraggio. Non sarà la sola. Altre due Regioni sono indiziate di un passaggio dal giallo all’arancione. Si tratta di Emilia Romagna, il cui assessore alla Salute Raffaele Donini ieri ha messo in dubbio il sistema dei colori, e Campania, dove nelle ultime settimane si è osservato un aumento costante dei casi. Si aggiungeranno ad Abruzzo, Toscana, Liguria e Provincia di Trento.
Bolzano invece si trova in zona rossa per sua volontà. L’Umbria resta arancione, dopo aver rischiato di diventare rossa. La Regione ha però prorogato fino al 28 febbraio la cosiddetta “zona rossa rafforzata” per la provincia di Perugia e per il comune di San Venanzo, in quella di Terni. Amelia torna invece “arancione” come rimane il resto del territorio non compreso nel provvedimento più restrittivo. Il problema è la presenza anche della variante brasiliana. Ieri nuovi esami dell’Istituto superiore di sanità hanno rivelato altri 41 casi di quella modificazione del coronavirus, considerata preoccupante perché si deve ancora chiarire bene quanto il vaccino riesce a contrastarla.
L’Rt nelle regioni
Ecco i dati del fattore di replicazione del virus. Il primo è quello medio, tra parentesi ci sono i due intervalli in base ai quali viene calcolato. L’intervallo più basso è il dato preso in considerazione per la classificazione. Se Rt è superiore a 1 la Regione va in arancione (a meno che non abbia il rischio “basso”), se è superiore a 1,25 in rosso.
Abruzzo 1,17 (1,11-1,23), Basilicata 1,03 (0,82-1,27), Calabria 0,76 (0,67-0,86), Campania 1,16 (1,07-1,25), Emilia-Romagna 1,06 (1,03-1,1), Friuli Venezia Giulia 0,8 (0,76-0,84), Lazio 0,95 (0,92-0,98), Liguria 1,08 (1,02-1,13), Lombardia 0,95 (0,93-0,96), Marche 0,91 (0,81-1,01), Molise 1,4 (1,03-1,83), Piemonte 0,96 (0,92-1). Provincia Bolzano 1,16 (1,12-1,2), Provincia di Trento 1,23 (1,16-1,3), Puglia 1 (0,97-1,04), Sardegna 0,77 (0,71-0,84), Sicilia 0,73 (0,7-0,76), Toscana 1,2 (1,15-1,25), Umbria 1,17 (1,12-1,22) Val d’Aosta 0,92 (0,69-1,18), Veneto 0,81 (0,78-0,85). L’unica Regione ad avere alto il rischio, che viene calcolato in base all’andamento di 21 indicatori monitorati dalla Cabina di regia, è l’Umbria.
Resteranno così undici le Regioni gialle nel nostro Paese. Tra queste c’è il Piemonte, che ha fatto sapere di pensare a zone rosse in aree particolarmente colpite dal virus. La stessa cosa è stata fatta ad esempio anche in Lombardia, dove sono stati trovati diversi casi di variante anche in nidi e materne. Anche il Lazio resta giallo, come ha annunciato ieri l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato.
Se in molte Regioni le cose peggiorano, ce ne sono due che potrebbero finire addirittura in zona bianca, una classificazione mai raggiunta da nessuno. Si tratta della Val d’Aosta e della Sardegna. La prima oggi potrebbe avere per il terzo monitoraggio di seguito un’incidenza settimanale inferiore a 50 casi per 100mila abitanti, un rischio basso e un Rt inferiore a 1. Non è passato molto tempo da quando la Val d’Aosta era arancione. Essendo molto piccola può veder cambiare più rapidamente lo scenario. Al ministero aspettano anche di capire se il sistema di colori verrà mantenuto così com’è dalla presidenza del Consiglio. Potrebbero essere fatti cambiamenti magari per rendere ancora più semplice la creazione di zone rosse all’interno delle regioni. La Sardegna registra tra l’8 e il 14 febbraio un’incidenza dei casi di 38,72 per 100mila abitanti, cioè sotto la soglia dei 50 casi per 100.000. Il dato, poi, è accompagnato dalla previsione di uno scenario di tipo 1 e dal rischio “basso”: tutti numeri che devono essere confermati per 21 gioni consecutivi e la Sardegna è già alla seconda settimana
Si confermano per la terza settimana segnali di tendenza ad un “graduale incremento nell’evoluzione epidemiologica” e si osserva un “peggioramento nel livello generale del rischio”, rileva la bozza di monitoraggio: un “rapido aumento nel numero di casi potrebbe portare ad un sovraccarico dei servizi sanitari in quanto si inserirebbe in un contesto in cui l’incidenza è ancora molto elevata” e sono ancora tanti i ricoverati. È stabile il numero di Regioni (cinque) che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica. Il tasso nazionale di letti di Rianimazione occupati è al 24%. Complessivamente, il numero di persone in intensiva è in lieve diminuzione, da 2.143 del 9 febbraio a 2.074 del 16 febbraio.
“Analogamente a quanto avviene in altri Paesi europei, si raccomanda il rafforzamento/innalzamento delle misure su tutto il territorio”, scrive l’Istituto di sanità. Gli esperti ribadiscono, “anche alla luce della conferma della circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità”, la richiesta di “mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e della mobilità”. “È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile”. Come pure è essenziale “rispettare le misure” su distanziamento e mascherine.
“Ci aspettiamo un aumento dei casi dovuto alla variante inglese. Questa è molto diffusa soprattutto sulla costa adriatica e ha una maggiore trasmissibilità rispetto ai ceppi circolanti superiore al 45% e allo stesso tempo, questa è la buona notizia, non riduce l’efficacia del vaccino. La variante brasiliana è diffusa in Umbria, soprattutto a Perugia e in alcune zone della Toscana con casi sporadici in altre parte del Paese”. Ha evidenziato Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, nel suo intervento alla conferenza stampa sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale della cabina di regia Iss-ministero Salute.
“Nelle fasce di età più giovani una leggera ricrescita, anche se sempre all’interno di un numero contenuto. Non c’è chiarezza su quale sia l’origine ma è un’indicazione presente anche in altri Paesi” ha detto il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, al punto stampa sull’analisi dei dati del monitoraggio settimanale. Per contro, “l’incidenza dei casi tra gli over-80 sta diminuendo e questo è un primo segnale importante che ci mostra l’importanza di aderire alla campagna vaccinale attivamente. Ciò ha infatti un riflesso sull’incidenza”.
“Siamo arrivati ormai a 3 milioni e 300mila dosi somministrate, con due milioni di italiani che hanno ricevuto una singola dose e 1 milione e 320mila circa che hanno già ricevuto le due somministrazioni. E quindi si presuppone che possano avere la protezione che viene conferita nelle percentuali ormai ben note dai vaccini disponibili” ha aggiunto il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli.