La Cgil Basilicata e il coordinamento regionale Filctem Cgil sono fortemente preoccupate per la situazione finanziaria e organizzativa in cui versa Acquedotto Lucano Spa.
I non confortanti e ripetuti attacchi sui media in ordine a varie vicende che hanno coinvolto l’immagine dell’azienda lucana, cui è affidato il servizio idrico integrato regionale, ne sono una chiara cartina di tornasole e hanno messo in luce le gravi falle nel sistema organizzativo e gestionale. Un sistema improntato su un approccio unilaterale con il quale sono stati imposti anche importanti sacrifici economici ai lavoratori che, pur in numero esiguo, con enorme senso di responsabilità e grande abnegazione hanno evitato disagi ai cittadini lucani, garantendo in tutte le situazioni una costante erogazione della risorsa idrica.Basti pensare all’elevato numero di ferie accumulate dal personale le cui attività sono indifferibili e che, a un anno dall’inizio della pandemia, non hanno mai mollato, pur nelle varie difficoltà.
Bisogna partire da una inevitabile e non più procrastinabile azione di risanamento attraverso una revisione della spesa rispetto ai costi superflui, impropri e non indispensabili, e più in generale ai costi “governabili”.
Le preoccupazioni per un sistema che ormai tentenna nella sua tenuta sono oggi aggravate anche dallo scenario che si prospetta con la recente approvazione del disegno di legge che prevede la liquidazione del Consorzio industriale della Provincia di Potenza e la costituzione della società API BAS SpA. La norma prevede, infatti, la collocazione dei dipendenti dell’ex Consorzio (entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge) presso la neo costituita API BAS SpA e presso alcune altre società controllate dalla Regione Basilicata tra cui Acquedotto Lucano.
Una scelta che rischia di appesantire gli organici della società qualora la ricollocazione non venga correttamente calibrata sulle reali esigenze della società, con il rischio di appesantire i costi del personale senza la certezza della relativa sostenibilità.
Non ci si può permettere di considerare questa azienda il serbatoio dove scaricare i problemi ascrivibili alla fallimentare visione strategica e programmatica della politica lucana. Sarebbe paradossale pensare di risanare un’azienda cominciando a frugare nelle tasche dei lavoratori e chiedendo agli stessi di sopportarne i sacrifici, nel mentre altre scelte, compiute altrove, nelle stanze della politica, potrebbero far sprofondare Acquedotto Lucano nel precipizio sul quale si trova.
Si intensifichi quanto prima il confronto sull’organizzazione e gli assetti di Acquedotto Lucano con lo sguardo rivolto ad offrire servizi di qualità che passano inevitabilmente dalla tutela di tutti i lavoratori.