Consigliere regionale Braia: “Comparto agricolo e fondi europei, riprogrammare 150 milioni di euro”. Di seguito la nota integrale.
Tra risorse della transizione Pac 2020-2022 e risorse aggiuntive del NGEU, la Basilicata dell’agroalimentare deve tornare a progettare il proprio futuro, non rincorrerlo.
“L’occasione della transizione della Pac 2020-2020 che renderà disponibili per la Basilicata 118 milioni di euro (scongiurando sempre i tagli alle regioni del sud) insieme a risorse aggiuntive NGEU (Next Generation Eu) che vedono assegnare alla nostra regione circa 36 milioni di euro, siano l’occasione per rafforzare e ri-proiettare la Basilicata dell’agroalimentare in un futuro fatto di programmazione, innovazione, tecnologia, giovani, filiere e sostenibilità ambientale. Occorre attenzione e sostegno, inoltre, ai progetti utili ad attivare una vera e propria filiera economica del bosco, senza disperdere fondi in mille rivoli, come è accaduto con i 19 milioni di euro della Misura 8.1, il cui bando è ancora in corso e nel quale, tra le altre cose, oltre a disincentivare la produzione agricola, non si è previsto neanche di sostenere – ad esempio – le piante micorizzate per avviare la filiera del tartufo di Basilicata oppure incentivare le filiere per produrre energia dalle biomasse agricole e forestali.”
Lo dichiara Luca Braia, consigliere regionale Italia Viva, già Assessore all’agricoltura.
“La carta delle vocazioni agricole (sul modello della carta vocazionale del nocciolo, del 2018), il potenziamento del SIARB con l’implementazione di mappe a partire dal censimento agricolo e da quello delle biomasse forestali, l’implementazione della Smart Farm a Pantanello, con la realizzazione della piattaforma per erogare servizi funzionali per la Smart Agriculture. Ancora, lo scorrimento della graduatoria della Misura 6.1 già esistente per i circa 100 giovani neo-insediati fino a 75 punti, lo scorrimento delle graduatorie attuali per le filiere a valere sulla Misura 4.1 non ancora completamente finanziate, la proroga di un anno per le circa 2300 aziende in regime di biologico. Ci siamo ridotti a non avere più tempo compatibile con l’inizio della prossima annata agraria. Si provveda allora a questo celermente e, contestualmente, si prepari magari un nuovo bando per poter avere nuovi giovani imprenditori agricoli a partire dal 2022 sino al 2027. Le misure agro-ambientali quali la pratica del sodo e dell’integrato che, insieme al biologico, hanno riscontrato grande successo nel recente passato, sono ormai misure irrinunciabili perché compatibili con il principio della sostenibilità e del recupero della fertilità del terreno. Che vi sia una chiara volontà politica per poter dare certezze agli agricoltori che hanno bisogno di programmare e anticipare i tempi, per incrociare le esigenze del mercato.
La qualità di tutta la filiera agroalimentare deve continuare a essere un peculiarità del Made in Basilicata, con la continua integrazione tra strategie tradizionali e innovazioni dell’agricoltura 4.0. Tracciabilità, tecnologia blockchain, raccolta di dati impiegare al servizio della filiera, tecniche di precision farming sono tutti temi da cui non possiamo più prescindere, quando si programma il riparto dei fondi europei.
Tutto questo riteniamo sia utile a ridare immediato slancio al comparto, per costruire le basi su cui definire al meglio la prossima programmazione 2023/2027, insieme al rilancio auspicato da sempre della politica dei marchi collettivi regionali e alle attività – oggi ferme – di promozione e valorizzazione della produzione agroalimentare lucana, a partire dai prodotti a marchio di qualità riconosciuti, che per noi rimangono le priorità. L’ho voluto sottolineare all’Assessore Fanelli e all’autorità di gestione del Feasr Vittorio Restaino, nel corso dell’audizione di giovedì scorso in seconda commissione.
L’emergenza pandemica necessita, inoltre, di mettere in campo una misura Ristoro-COVID che leghi il ristoro alle perdite per l’intera annualità 2020 rispetto al 2019 oltre che una proroga dei termini di realizzazione degli interventi già avviati, evitando la logica dei contributi una tantum e, a prescindere, la solita logica assistenziale che penalizza chi opera correttamente.
Dopo due anni di governo, al netto dell’avanzamento della spesa e di un intercedere inerziale del PSR Basilicata e dei suoi adempimenti burocratici, nessuna visione di futuro all’orizzonte, nessun indirizzo utile per orientare le scelte degli agricoltori, ormai in balia non solo della pandemia ma dell’improvvisazione e di emergenze da affrontare, non più rinviabili. Si sono, ad esempio, perse le tracce della tanto attesa conclusione dell’iter istruttorio del bando per gli agriturismi che si annuncia “tragico”, con 110 + 18 potenziali esclusi su 137 + 25 partecipanti nelle due aree, un vero caso per il quale chiederemo di conoscere la verità.
Ancora, dove sono finite tutte le iniziative regionali che tanto hanno fatto parlare l’Italia e l’Europa dell’agroalimentare di Basilicata come il “Progetto Nocciòlo Ferrero”, la Banca delle Terre, l’agricoltura sociale, il tartufo di Basilicata, le foreste e i vivai regionali, le iniziative legate alla legge sull’olivicoltura regionale, la piattaforma agroalimentare dell’ortofrutta. Tutto incredibilmente azzerato, oscurato, da una iniziativa politica praticamente nulla, anonima e inconsistente.
Ad oggi, la regione Basilicata non è stata in grado neanche di presentare ufficialmente il marchio IGP dell’Olio Lucano oppure il libro “Il Futuro nei solchi del passato” che giace abbandonato nei depositi dipartimentali dove sembra sia stata rinchiusa, ormai, anche quella Basilicata 100% rurale che eravamo riusciti, con molto lavoro, a far diventare vero e proprio brand regionale, con riscontri incredibili anche sul comparto turistico, come accoppiata vincente.
L’azzurro del cielo e del mare, il verde dei boschi o dei kiwi e del finocchio, il giallo oro del grano, dell’olio o del miele, il rosso della fragola di Basilicata o della melanzana e dei cruschi, il viola intenso del nostro vino, erano diventati i colori dell’arcobaleno agroalimentare e turistico legati a uno stile di vita caratterizzato dalla “Dieta mediterranea”. Da settori trainanti del sistema produttivo regionale ora settori anonimi e residuali. Come in un déjà vu, oggi quando si parla di Basilicata, si parla solo di petrolio o di deposito scorie nucleari da evitare. Caro Assessore Fanelli e caro Presidente Bardi non si può andare avanti così, non possiamo permetterci di tornare indietro, oltre il recovery fund ora abbiamo 150 milioni di euro da usare veloci ed al meglio per rilanciare il comparto. La Basilicata tutta attende da mesi che facciate qualcosa. Apritevi al confronto, siate umili e ascoltate chi suggerisce idee e progetti: in gioco non c’è solo il vostro siate umili e ascoltate chi suggerisce idee e progetti: in gioco non c’è solo il vostro di futuro, ma quello dell’intera comunità di Basilicata …se non ora, quando?”