Giovanni Caserta in una nota commenta la nomina da parte del sindaco di Matera, Domenico Bennardi, dell’addetto stampa del Comune di Matera, Eustachio Follia. Di seguito la nota integrale.
“Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte” – disse Cristo a san Pietro. Il numero tre, come sa l’ultimo studente di una qualunque scuola media italiana, è stato sempre un numero taumaturgico, segno di perfezione. Ma può anche stigmatizzare il male.Era presente presso la scuola pitagorica; è presente nelle religioni orientali; è presente nella liturgia cattolica; segna tutta la cultura medievale. Qualcosa di medievale, purtroppo, perdura nel movimento Cinquestelle e nel suo fanatismo giustizialista ieri, da setta chiusa, oggi. Domenico Bennardi, gran fustigatore si costumi altrui, non ha saputo resistere al fascino mistico del numero tre e, dopo le due follie della nomina dei signori Mazzei e Rubino nel suo staff di Sindaco, prima che il gallo canti (forse la sua caduta), ha proceduto alla attuazione della terza follia, nominando quale addetto stampa del Comune – gioco beffardo del caso – il signor Eustachio Follia, di cui, per nostra ignoranza, non conosciamo il titolo di studio. Le tre follie sono state mascherate da un fittizio bando pubblico, cui hanno partecipato per un nostro calcolo approssimativo, circa 160 candidati, dal Sindaco invitati a far domanda, con tanto di titoli, di curriculum e, chissà, anche fotografia. Un pazzo visionario, rispondente al nome di Emanuele Giordano, già prima del bando aveva pronosticato i nomi dei vincitori, perché pregiudizialmente scelti.
Non diremo quanto è stato detto con forza da altri, circa l’offesa arrecata alla dignità di coloro che hanno sentito la necessità e il bisogno di partecipare, accollandosi il fastidio della ricostruzione del proprio curriculum, spedizione della domanda, ecc. Sperando, illudendosi. Per non usare una espressione più pesante o volgare, cui non siamo abituati, si è trattato di fumo negli occhi e vero e proprio cinico inganno, che meriterebbe un ricorso alla magistratura o almeno al tribunale amministrativo. Purtroppo si deve constatare che dietro la operazione c’è l’avallo moraleo comunque il silenzio dell’ex sottosegretario Mirella Liuzzi, che, dall’alto della sua carica governativa, avrebbe dovuto impedire una farsa del genere. Non l’ha fatto. e non è detto che il suo mancato reincarico nella veste di sottosegretario sia stato dovuto a questa sua, imperdonabile disattenzione. Dell’altro responsabile nazionale, senatore Petrocelli, non parliamo, perché, accuratamente silente e lontano da otto anni, non se ne conosce né il volto né la voce.
Il Sindaco si è giustificato dicendo – alla lettera – che i tre, baciati da tanta fortuna, sono del suo credo politico, persone a lui personalmente legate. Quanto al signor Follia, in particolare,il Sindaco tira fuori il carattere fiduciario dell’incarico, saltando a piè pari sul merito riconosciuto ad altri concorrenti, che hanno avuto pari punteggio. Sul criterio di selezione, sugli artefici della selezione o artefice della selezione non vale la pena fermarsi. Chi non ne capisce il gioco? Né vale la pena fare riferimento alle giuste quanto vigorose prese di posizione di condanna di Forza Italia, dell’Assostampa e dell’Ordine dei giornalisti, che pongono in serio dubbio la regolarità legale della nomina del Follia. Per quanto ci riguarda, più che la regolarità o irregolarità legale, in verità, merita attenzione l’aspetto etico, che doveva impedire a Bennardi di procedere per la via che ha seguito. Sono abbastanza vecchio per ricordare le battaglie aspre e velenose contro il malcostume politico, condotte da Mirella quando era disoccupata e aspettava un lavoro. Ricordo anche il giovane giornalista Eustachio Follia, anche lui esercitato sul terreno della polemica politica, del quale improvvisamente seppi che, con un prestigioso colpo d’ala, aveva gloriosamente superato un concorso che lo faceva un assunto nell’Acquedotto Lucano, presidente Vincenzo Santochirico. L’acqua contava più della carta stampata. Oggi mi piacerebbe che, per essere stato assunto per concorso e per riconosciute qualità, rimanesse al suo posto. Voglio dire che farebbe nobile gesto se, ringraziando il Sindaco, e riconoscendo il carattere di favore del nuovo incarico, vi rinunziasse e si dedicasse all’Acquedotto Lucano, del quale leggiamo che è in forte crisi finanziaria. Come quando fece il concorso, l’acqua rimane ancora più importante della carta stampata. Si ristabilirebbe, così, l’ordine morale. A proposito del quale, c’è chi ha parlato di “familismo amorale”, richiamando una espressione coniata da Banfield nel 1958, quando analizzò la comunità di Chiaromonte, un paese ancora a struttura agricolo-pastorale, chiuso e arretrato, che aveva prodotto una cultura altrettanto chiusa e arretrata. Banfield era portato a giustificare come storica, naturale e, quindi, “innocente” la pratica del favoritismo a vantaggio di amici e parenti. Il prossimo erano loro.
Oggi, però, anche a Chiaromonte nessuno parlerebbe di “familismo amorale”. Tutti lo chiamerebbero, più semplicemente,“familismo immorale”. Papa Francesco, interpellato, direbbe che è un peccato mortale, degno dell’Inferno dantesco, tra i barattieri, impegolati nella pece. Dando il posto a Rubino, Mazzei e Follia perché appartenenti al Movimento Cinquestelle e o personalmente a lui legati, il Sindaco Domenico Bennardi l’ha praticamente tolto a tre dei 160, di cui non ha valutato né competenza né stato di bisogno. Si è trattato di una cinica ma anche sconcertante messa in scena. Non si può parlare se non di follia, che, con altra definizione più politica, potrebbe dirsi“infantilismo istituzionale”,se non, come dicono altri,“cretinismo istituzionale”.
Purtroppo questi sono anche gli effetti di una legge elettorale che permette, con il ballottaggio, di portare sul posto di Sindaco un esponente di lista incompleta e con pochi voti.Con la vecchia legge forse il Bennardi non sarebbe nemmeno consigliere comunale. Le conseguenze delle sue“gesta”, purtroppo, sono non valutabili su un piano più generale, molto inficiando la credibilità delle istituzioni, delle quali ci si serve allegramente, come fosse un giocattolo. Del resto agli “Allegri eroi” di una nota pellicola cinematografica abbiamo pensato quando abbiamo visto un selfie (si dice così?) del Sindaco Bennardi e del presidente del Consiglio Materdomini.
Si nasconde la tragedia sotto la commedia. La tragedia la mette inevidenza quel genitore che, leggendo della nomina di Follia, dice:“Penso ai miei figli con la laurea 110 e lode… Che tristezza, che rabbia”. Forse farebbero bene a calar giù la valigia dall’armadio.
Condivido le riflessioni del prof. Caserta, aggiungo che tanti “110 e lode” la valigia l’hanno già tirata giù dall’armadio per costruire altrove il proprio futuro senza mendicare nulla.