Nicola Andrea Cicoria, già amministratore unico di Egrib: “Il sistema idrico integrato e la nuova legge sui Consorzi industriali di Basilicata”. Di seguito la nota integrale.
La regolazione tariffaria della risorsa idrica per usi civili è un articolato processo che coinvolge una molteplicità di soggetti, sia a livello nazionale sia regionale, disciplinati da una pluralità di norme e procedure.
Ruolo centrale è stato affidato all’ARERA (autorità di regolazione per energia reti ed ambiente) che per le sue funzioni svolge l’attività di soggetto regolatore di primo livello, poi ci sono gli enti di Governo di Ambito che svolgono la funzione di soggetti regolatori di secondo livello ed in Basilicata tale compito è affidato all’Egrib.
Infine vi sono gli enti gestori a cui è demandato il compito di attuare quanto disposto dall’autorità nazionale e dall’Ente di Governo e garantire l’erogazione del servizio.
Tra le tante attività svolte dai soggetti sopracitati, spesso in seguito a consultazioni e confronti anche con altri stakeholder del sistema idrico integrato, vi è la definizione delle modalità con cui garantire la qualità dell’acqua, della carta dei servizi, della tutela dei diritti dei contribuenti e delle convenzioni e regole che devono essere instaurate tra ente di governo e soggetto gestore. Non ultima vi è anche la definizione delle tariffe, processo strettamente integrato con tutte le attività precedenti.
Assume centralità nella attuale dissertazione la integrazione e la articolazione della norma e delle regole nonché dei compiti che svolgono gli attori coinvolti nel sistema idrico integrato e le ulteriori complessità che ne derivano nella concretizzazione quotidiana di questo sistema.
Con DDL 53/2021 della Regione Basilicata viene deciso di affidare all’Ente di Governo (Egrib) e ad una nascente società APIBAS SPA il sistema delle acque industriali utilizzate nelle aree consortili con facoltà per il consorzio industriale di Matera di non aderire.
Le premesse per dare forma a tale norma prendono corpo nel dettato della sentenza Tar della Basilicata, richiamata nei lavori preparatori al Disegno di Legge in cui viene interpretato che l’art. 141. Co 2 del Dlg 152/2006 si applichi anche alle acque industriali gestite nell’ambito del SII. L’estensore della norma non prende in considerazione che tale sentenza potrebbe derivare da una non corretta rappresentazione dei fatti e degli assetti del sistema idrico delle aree industriali nei vari gradi di giudizio esperiti.
Vi sono però dei principi che valgono per il sistema idrico integrato e più in generale per i servizi pubblici a rilevanza economica che non possono essere disattesi.
Il primo principio è quello della separazione tra governo e gestione che, quando in passato non è stato rispettato, tanti problemi e danni ha provocato soprattutto alle finanze pubbliche.
L’estensore della norma, che si presume essere un tecnico, ha commesso però anche altri errori grossolani probabilmente derivanti da:
Non conoscenza del servizio idrico integrato di Basilicata
Non conoscenza del complesso sistema di regolazione del sistema idrico integrato e dei vari compiti e funzioni attribuite agli attori sia locali sia nazionali
Non conoscenza del sistema di formazione delle tariffe.
Le conseguenze saranno una difficilissima applicazione della norma ed una incertezza dei rapporti e delle attività quotidiane che potranno mettere in discussione sia il sistema idrico integrato sia il nuovo ambito delle acque industriali in esso riportato.
L’attività dell’improvvido estensore della norma ha portato in confusione un intero sistema regionale ed una molteplicità di soggetti:
In primis il Consiglio Regionale che ha adottato una norma non omogenea che viola comunque il principio della separazione tra gestione e governo ed attribuisce ad un ente di governo di secondo livello una risorsa senza definirne la regolazione.
Il consiglio comunale di Matera che preoccupato del depauperamento di funzioni sul territorio intende impugnare la norma. In realtà la questione politica, non solo per il comune di Matera ma per tutti i comuni della Basilicata, è il punto di caduta della legge regionale: dovranno essere i comuni ad approvare le nuove tariffe delle aree industriali. Ed essendo la gestione consortile di Potenza attualmente in perdita dovranno essere i Sindaci quali componenti dell’assemblea Egrib (nella cui massima assise decisionale non vi è né la Regione né tantomeno i rappresentanti del mondo datoriale) a sancire l’aumento delle tariffe nel breve periodo. Un antipatico scaricabarile istituzionale.
Le aziende ubicate nelle aree industriali che non essendo presenti nell’assemblea Egrib non potranno partecipare, tramite i loro rappresentanti istituzionali, al processo di programmazione degli investimenti e delle tariffe. In tal modo viene meno la componente contrattualistica della tariffa e quindi si introduce una ulteriore incertezza sulla natura del quantum dovuto. Ma anche le aziende ubicate nelle aree industriali del Consorzio di Matera potranno avvertire preoccupazioni per una tariffa determinata e pagata in modo diverso dai colleghi di Potenza soprattutto se il CSI di Matera decida di non aderire al nuovo sistema.
L’ente di Governo delle Acque e dei Rifiuti di Basilicata che attraverso il suo amministratore dichiara, dopo mesi di silenzio, di accettare la sfida lanciata dal nuovo Disegno di Legge Regionale. Probabilmente un eccesso di generosità che si scontrerà con una amara verità nel caso non si intervenga con appropriate correzioni e modifiche.
L’auspicio e la proposta costruttiva è quella di invitare la politica, le amministrazioni comunali e gli enti strumentali della Regione ad utilizzare risorse professionalmente adeguate al fine di evitare querelle e dibattiti sterili e poter ragionare su questioni di merito (ovvero il perché la gestione del consorzio industriale di Potenza è in perdita) e non giuridiche o di forma.
Con rispettosa perplessità.