L’intensità del dolore addominale. E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il decimo appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Continuiamo la nostra analisi domenicale sul dolore addominale: oggi parliamo dell’intensità del dolore addominale che è un altro parametro che il medico, ma anche il paziente, deve tenere in alta considerazione per formulare, insieme alla sede ed alle caratteristiche, un corretto orientamento diagnostico.
L’intensità può essere la più varia e andando dalla semplice dolenzia, che, a volte, si distingue solo quando non si è impegnati in altre attività quotidiane, al dolore intenso, a volte insopportabile, che interferisce nella qualità della vita.
Un dolore lievissimo, cioè una dolenzia, però, non va trascurato, se questo si presenta con una certa frequenza, in quanto può essere un indice di una affezione lieve, o ai limiti col fisiologico, quale un disturbo funzionale, ad esempio, una contrazione di un certo segmento intestinale, oppure può essere un sintomo di una patologia cronica, degenerativa, oppure ancora, l’esordio di una sintomatologia che, col tempo, si può rivelare espressione di patologie gravi. Sarà il medico, insieme alle caratteristiche, alla sede, ai tempi d’insorgenza, alla durata, che formulerà un quesito diagnostico e programmerà le indagini necessarie per una diagnosi corretta.
Un dolore addominale intenso, tale da bloccare il paziente nelle sue normali attività, è , in genere, espressione di patologie acute che, il più delle volte, coinvolgono quella membrana sensibilissima che riveste tutti i visceri addominali, la cui funzione è, oltre che di contenimento, quella di fungere da sirena d’allarme: il peritoneo. E’ ciò che succede, ad esempio, nella colica biliare, quando la cistifellea con calcoli al suo interno, si dilata e si infiamma perché uno di questi ha impedito il passaggio della bile; l’infiammazione viene avvertita dal peritoneo che la riveste, che scatena i sintomi della colica biliare che, molto verosimilmente, si manifesterà con un dolore intenso all’epigastrio che si porterà verso l’ipocondrio dx e si irradierà, tipicamente, anche posteriormente, localizzandosi all’angolo scapolare destro. Se il calcolo migrerà in coledoco, si bloccherà in corrispondenza dello sfintere dell’Oddi, dove sbocca anche il dotto di Wirsung, che porta i succhi del pancreas verso l’intestino, ne bloccherà il deflusso e i succhi pancreatici, che sono enzimi molto potenti, danneggeranno non solo lo stesso pancreas, ma anche il peritoneo che lo riveste, riversandosi in cavo peritoneale. Questo dolore addominale da pancreatite acuta è il più intenso in senso assoluto ed è espressione, con la sua intensità, della gravità della patologia che può mettere in pericolo la vita.
Lo stomaco e il colon possono essere responsabili di dolori addominali di varia intensità. Lo stomaco il più delle volte duole per un problema funzionale, ad esempio una contrazione di una delle due valvole che si trovano alla porta d’ingresso, il cardias, o alla porta d’uscita, il piloro, con intensità lieve, o lieve-media del dolore, ma po’ essere anche molto intenso quando, ad esempio, un’ulcera è penetrata profondamente nella parete sino a infiammare il peritoneo. Un altro esempio del dolore gastrico è quello da Anisakis. E’ questo un parassita, un verme di 2-3 centimetri, che si contrae mangiando del pesce crudo senza che ci sia stato il cosiddetto “abbattimento” ( che consiste nel portare per 24 ore il pesce a temperatura di 20 gradi sotto lo zero), che, quando arriva nello stomaco, si attacca alla parete con gli uncini dell’apparato buccale, secerne degli enzimi che la digeriscono e scava così un vero e proprio tunnel, arriva al peritoneo che lo riveste, crea un varco anche in questo e poi migra a causare danni in uno degli organi limitrofi. Intanto il tunnel che ha scavato nella parete gastrica si chiude per i processi di cicatrizzazione. Il processo di tunnellizzazione dura 24 ore ed è dolorosissimo, in particolare quando l’Anisakis è arrivato al peritoneo, tanto che il paziente è costretto a recarsi al pronto soccorso, ma, se facendo una gastroscopia d’urgenza, si rinviene il verme mentre scava, lo si prende per la “coda” (si fa per dire) e lo si estrae, il dolore regredisce in breve tempo, così come regredisce rapidamente se, dopo aver attraversato tutta la parete e anche il peritoneo, cade nel cavo peritoneale e il tunnel che ha scavato si richiude alle sue spalle.
Il colon può essere responsabile di dolori addominali di intensità molto variabile che possono essere causati da patologie banali, al limite col fisiologico, come un colon irritabile, oppure da patologie più gravi come la perforazione di un diverticolo. Nel primo caso il dolore si potrà esprimere come piccole trafitture spesso migranti, ma può essere anche molto intenso se ci sono delle forti contrazioni ed in sede fissa, ma non sarà mai violento come quello che si ha se, ad esempio, un diverticolo perfora il peritoneo e riversa nel cavo peritoneale il suo contenuto. Fortunatamente la perforazione di un diverticolo è preceduta da processi infiammatori cronici del peritoneo limitrofo, che formano una sorta di protezione che, alla rottura del diverticolo, impedirà al contenuto intestinale di diffondersi nel cavo peritoneale e si avrà quella che, in gergo medico, viene definita una perforazione saccata.
Ho fatto solo alcuni degli esempi che danno un’idea di come la intensità del dolore addominale è un parametro importante, insieme agli altri, per porre un corretto orientamento diagnostico, che la moderna tecnologia medica (endoscopia, ecografia,TAC, Risonanza Magnetica) confermeranno o meno. Per non dilungarmi ulteriormente oggi mi fermerei qui, nella prossima puntata parleremo degli ultimi aspetti del dolore addominale: la durata e le circostanze in cui insorge.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it