Il materano Francesco Paolo Francione ha pubblicato il volume “Il sindaco scomunicato – cultura e società nel XVII secolo a Matera”. Il libro racconta il conflitto tra il Vescovo Spinola e il sindaco di Matera, Marco Malvinni e del testamento con il quale Malvinni donò i suoi beni alla chiesa.
Di seguito la prefazione del volume.
Verso la metà del secolo XVII, a Matera, un duro e prolungato conflitto vide contrapposti il sindaco Marco Malvindi della Forza e il vescovo Giovan Battista Spinola: questi, invocando la Bulla Papale In Coena Domini, pretendeva sostanziose franchigie sulle enormi ricchezze della Chiesa; quello, fermamente intenzionato a combattere gli eccessivi privilegi ecclesiastici,le negava, anche per contrastare la miseria tremenda che attanagliava tutta la città.
Gli eletti al governo della città furono scomunicati, ma il Sindaco, dopo alcuni anni, si riappacificò con la Chiesa e lasciò una ricca eredità che, seppure dimezzata, dopo varie traversie, venne incamerata dalla corte vescovile per la costruzione del seminario.
Tali vicende, ampiamente documentate dalle ricerche storiche svolte dal professore Raffaele Giura Longo, agli inizi degli anni ’60 del secolo scorso, ho arricchito non solo con personaggi – attori della storia locale, poiché in quella diatriba tutta la città era stata coinvolta, ma anche con riferimenti ad avvenimenti e a dinamiche socio – culturali che si svolgevano nel Regno di Napoli, nello Stato Pontificio o nella Repubblica Veneziana.
Si è evidenziato, in tal modo, quanto l’episodio di storia materana rappresenti e rifletta lo spirito del secolo XVII, contrassegnato da uno scontro drammatico tra forze d’avanguardia che guidarono un generale movimento di riforma culturale innescato dalla diffusione del protestantesimo, e forze regressive che intesero riportare in auge credenze e comportamenti dei secoli passati. In particolare,pontefici, vescovi e clero tardarono a rendersi conto che il Medioevo era passato e che un Nuovo Mondo stava sorgendo.
La ricostruzione degli eventi risulta essere romanzata ma verosimile, poiché vengono intrecciati fatti e documenti inconfutabili della cronaca locale con creazioni fantasiose che, però,nella riproduzione di testi, linguaggi e stili, sono coerenti con quelli. In tal maniera che, il sindaco e il vescovo, non essendo protagonisti isolati, emergono con una caratterizzazione storico-sociale piuttosto che psicologica -individualistica, e diventano espressione di sommovimenti socio- economici e culturali in cui agiscono da comprimari la plebe disperata e ribelle, la nobiltà violenta e repressiva, il clero sordo e pretenzioso.
Una creazione letteraria, accentuata e ricercata, allo scopo di evidenziare meglio il lento disgregarsi di un mondo credulone e fanatico, all’apparire di una coscienza laica e moderna, capace di chiedere la estensione delle imposte sui vastissimi beni posseduti dal clero e di trattare le scomuniche delle autorità ecclesiastiche come carboni ormai spenti.
Il vescovo Vincenzo Lanfranchi e il canonico Francesco Ridola ebbero ad esprimere un giudizio di eccellenza riguardo al seminario costruito tra il 1668 e il 1672: una fabbrica perfetta, per grazia di Dio, una magnificenza, unica nel regno, in cui nulla di simile vi è né vi sarà mai: una rara bellezza, sul piano artistico e sociale, alla cui formazione contribuirono contadini e braccianti che, con i loro animali, trasportarono dalle cave ben centottantamila tufi; il vescovo che, generosamente, attinse alle sue ricchezze di famiglia; il sindaco nobile e scomunicato che lasciò in eredità i suoi beni per la fondazione di un monastero che sarebbe stato, comunque, luogo d’istruzione oltre che di formazione religiosa.
Oggi, l’ex seminario – convitto resta il più prestigioso manufatto architettonico-urbanistico ed è diventato uno dei più importanti presidii culturali cui la città fa riferimento costante; simboleggia, con la sua storia, una comunione civica, impastata di religiosità e di laicità, di sopruso e di pazienza, di analfabetismo e di letteratura. Abbastanza per trarne l’auspicio che, sconfitti i narcisismi e prepotenze delle odierne signorìe, addolciti i rancori e i mugugni delle attuali masse subalterne, possano essere individuati percorsi per un più celere e proficuo sviluppo della comunità materana.
Il materano Francesco Paolo Francione ha pubblicato il volume “Il sindaco scomunicato – cultura e società nel XVII secolo a Matera”