L’esponente della giunta regionale difende il presidente Bardi dagli attacchi dell’ultimo periodo, definendolo “un giovane elegante legato alla Basilicata e al popolo lucano che sovraintende con scrupolo maniacale agli interessi della cosa pubblica”.
“L’ultimo sondaggio della SWG sul gradimento manifestato dai cittadini di molte regioni d’Italia per i propri presidenti ha dato il fiato ad una nuova, ennesima campagna denigratoria contro questo governo regionale e contro il proprio presidente. Non tutti i giornali, sia inteso, ma alcune testate giornalistiche, quelle più interessate affinché l’operato di questo governo venga il più possibile rallentato e la figura più rappresentativa di esso, ovvero il suo presidente, venga il più possibile impoverita”.
È quanto dichiara l’assessore regionale alla Salute, Rocco Leone.
“Questo governo – prosegue Leone – si è insediato due anni fa con una vittoria storica. Per cinquant’anni questa regione è stata governata da una coalizione di centro-sinistra, meglio dire per quasi venticinque anni, e poi da una coalizione sinistra-centro negli altri venticinque anni. Negli ultimi anni, prima della vittoria della coalizione di centro-destra, sarebbe più giusto parlare, da un punto di vista politico, di un vero e proprio partito-regione.
Fin dall’inizio questo governo, attraverso la propria figura più elevata, ossia il presidente Bardi, con lucidità e lungimiranza si era posto pochi e trasparenti obiettivi: riordinare la macchina burocratica-amministrativa della Regione; riorganizzare la sanità, allontanandola dalla deriva clientelare in cui versava e facendo proprio l’auspicio più volte segnalato dalla Ragioneria Generale dello Stato: “si rende necessario la definizione di un sistema di regole al fine di realizzare una gestione della funzione sanitaria che sia capace di coniugare le istanze dei cittadini in termini di bisogni sanitari con il rispetto dei vincoli di bilancio programmati”; dare vigore allo sviluppo delle piccole, medie e grandi attività imprenditoriali quale volano per la crescita economica; lavorare per la salvaguardia del patrimonio ambientale, in una regione soggetta a sfruttamento controllato di energia fossile.
Con tali prospettive – va avanti l’esponente della giunta regionale – era iniziato un percorso virtuoso di governo fino a quando il 31 gennaio 2020 con una delibera del Consiglio dei Ministri veniva dichiarato lo stato di emergenza sul territorio nazionale relativo al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili.
Si entrava in era Covid-19 e i piani del nostro governo regionale venivano parzialmente stravolti per fare posto alla gestione di un’emergenza storica nella sua vastità e gravità dalla quale non siamo ancora usciti.
Invero, fin da subito i presupposti della nostra azione di governo avevano cominciato a far masticare male taluni personaggi e gruppi d’interesse delle opposizioni.
Si capiva che volevamo puntare in alto e si avvertiva che ci sarebbero state tensioni, per cui soprattutto i cosiddetti esponenti del partito-regione da ovest verso est passando per Potenza affilavano le armi, cercavano di incarognire il clima e con certosina sapienza alimentavano la propaganda contro le persone, prima che contro le idee, con un profluvio di bugie che inondavano il mercato delle idee.
Qualcuno aveva timore che l’attuale governo non volesse cambiare il colore alla cornice ma ritingere per intero il quadro. Montava una strategia politica avallata da qualche testata giornalistica a cui non interessano i fatti o le idee, ma le insinuazioni, i formalismi, i cavilli, che diventano occasioni per attaccare le persone.
I tentativi di abbattimento di questo governo e del suo presidente sono stati vani fino allo scoppio della pandemia, poiché il popolo lucano era esausto di taluni personaggi e di certa politica, ma con l’incedere della pandemia, con tutte le oggettive difficoltà che si profilavano, la propaganda del partito-regione ha preso fiato riesumando predicatori via web nell’area ovest della regione e scrittori di quotidiani malvezzi nella città di Matera a cui le solite testate giornalistiche hanno dato e continuano a dare risalto.
Il bersaglio principale è diventato Vito Bardi, e pur non avendo recitato alcun atto scenografico di presenzialismo, egli è diventato bersaglio mobile.
È il caso di rimarcare che Vito Bardi è un giovane di 70 anni, elegante e dal fascino antico, austero, come lo è chi ripudia la necessità del superfluo. Profondamente disinteressato per parte propria, ma appassionato alla Basilicata e al popolo lucano e sovrintende con maniacale scrupolo agli interessi della cosa pubblica.
Vito Bardi non è un uomo di mondo come in genere sono i politici, esemplare l’ex presidente di questa regione, che con le loro metafore populistiche e i loro luoghi comuni sanno apparire, vogliono apparire prima ancora di essere, Bardi è il contrario, il suo essere è in larghissima misura il non apparire.
Dimostrazione evidente – aggiunge – è il fatto che con la sua proverbiale signorilità rifugge dal gratuito scambio di offese che ogni giorno gli vengono proposte; ma proprio per questo è necessario che la buona politica, la libera stampa, le associazioni di categoria e di volontariato, il mondo della scuola e dell’istruzione in genere si adoperino per allontanare le bugie e le ingiurie dal dibattito politico, dal mercato delle idee, affinché l’ostentato disprezzo di qualcuno contro chi governa non dia origine, in questa regione, a un costume e a una mentalità. Presidente insieme ce la faremo”.