Nicola Andrea Cicoria, già Amministratore Unico dell’Egrib, dopo aver letto l’intervento del sindaco di Pomarico, Francesco Mancini, in cui si contesta la riforma dei Consorzi industriali di Matera e Potenza e si denuncia il “pasticcio” sul caso Egrib, in una nota presenta osservazioni e proposte sulla gestione di reti idriche industriali e rapporti con il servizio idrico integrato di Basilicata. Di seguito la nota integrlae.
Il presente contributo vuole promuovere un dibattito teso a chiarire lo status quo in materia di risorsa idrica in Basilicata e fornire un indirizzo per la migliore soluzione alle criticità che si stanno palesando.
Nelle aree industriali gestite dai Consorzi della provincia di Potenza e Matera l’uso della risorsa idrica è suddiviso tra potabile (o civile) ed industriale.
Il governo e la gestione della prima, anche in presenza di notevoli criticità, sono stati già trasferiti da qualche anno al Sistema Idrico Integrato anche grazie alla generosa disponibilità dei sindaci che se ne sono fatti carico attraverso l’Egrib ed uno dei gestori territoriali ovvero Acquedotto Lucano Spa.
Recentemente con legge regionale 7/2021 si è disposto il trasferimento anche della componente industriale con alcune dissonanze
a) normative: legiferando in ambito di risorsa idrica industriale rifacendosi a norme specifiche per l’uso civile, confondendo a più riprese gestione e governo, disponendo una attribuzione di reti e beni tra l’altro di proprietà di un ente pubblico economico, rendendo potenzialmente più disorganica e meno razionale sia la disciplina dei Consorzi Industriali sia il governo e la gestione del Sistema Idrico Integrato (SII), imponendo una modifica di un piano di Ambito di competenza dell’Assemblea dei Sindaci dell’Egrib, disattendendo una norma regionale di un preventivo risanamento della gestione del consorzio industriale di Potenza
b) tecniche ed economiche: tentando di governare e gestire la risorsa idricapotabile ed i suoi reflui nello stesso modo di quelli industriale che hanno caratteristiche estremamente eterogenee rispetto alle prime; trasferendo di un sistema in disequilibrio economico senza una preventiva analisi o valutazione degli effetti sulla tariffa, sul gestore e sul sistema del Sistema Idrico Integrato in generale;
Si pongono, inoltre, alcune questioni di merito e di opportunità soprattutto in seguito al decreto di trasferimento delle reti industriali da parte dell’Amministratore Unico dell’Egrib.
L’Ente di governo dell’Ambito Unico di Basilicata ha tra i suoi compiti anche quello di approvare il piano di ambito e le sue successive variazioni e di salvaguardare l’equilibrio economico patrimoniale del gestore. Il trasferimento di reti di così rilevanti dimensioni necessita di opportuni approfondimenti nelle opportune sedi istituzionali, ovvero nell’Assemblea dei Sindaci.
Sembra non opportuno il procedere da parte dell’AU Egrib in presenza di un quadro normativa non perfettamente lineare e con una rapidità che ha escluso ogni valutazione ed approvazione da parte dei Sindaci e dei gestori, in un contesto che non ha urgenze tecniche: la gestione della risorsa idrica per uso industriale da parte dei consorzi industriali va avanti da molti anni con completezza di impianti e personale ma con il solo neo della diseconomicità. E’ in corso, inoltre, il perfezionamento della nomina di un commissario liquidatore per il consorzio di Potenza.
Sicuramente L’AU Egrib non ha potere di “disporre” che “i competenti uffici regionali procedano all’acquisizione al demanio regionale” delle opere di proprietà del Consorzio o, più precisamente, non è opportuno che lo faccia in rappresentanza di tutti i Sindaci della Basilicata.
La discussione in seno all’Assemblea dei Sindaci dell’Egrib potrebbe far emergere alcuni elementi dirimenti:
1) A quali condizioni accettare un trasferimento, che per come è stato fin qui guidato, si traduce solo in un passaggio di responsabilità dal livello regionale a quello dei Sindaci
2) Quali conseguenze potrebbe avere sul SII un trasferimento di beni suscettibili di valutazione economica da ad un ente che è posto in liquidazione con i richiami alla normativa civilistica
3) Perché non si è attuata la norma regionale del preventivo risanamento della gestione anche in presenza del perfezionamento della nomina di un Commissario
4) Come coniugare il principio “chi più inquina paga” in un sistema che si appresta a diventare meno omogeneo
5) Come si completa, ai fini delle risorsa industriale, il quadro di norme e procedure di un Ente di Ambito che, per la risorsa civile, ha assegnati solo compiti regolatori di secondo livello
6) Quali effetti si potrebbero avere sul Piano d’Ambito, sulla tariffa e soprattutto sul gestore in un momento di così grave crisi economica anche del tessuto industriale
7) Quali rischi si corrono in tema di “aiuti di stato” governando una risorsa a specifico servizio delle imprese in un sistema in cui la tariffa e lo stesso ente di governo hanno importanti trasferimenti della Regione
8) Quali valutazioni ha fatto la Regione delle possibili alternative soluzioni considerato che ha risorse, margini di manovra e possibilità superiori ai Sindaci, all’Ente di Governo e ai gestori del SII
9) Come bilanciare la soluzione del problema con le aspettative dei rappresentanti delle imprese, deilavoratori e dei Sindaci soprattutto dei Comuni su cui ricadono le aree industriali.
10) Come ristabilire i giusti equilibri di ruoli e responsabilità, spesso alterati nei vari atti amministrativi di questa vicenda, tra la Regione, l’Ente di governo ed i soggetti gestori
La discussione tra i professionisti e le organizzazioni di rappresentanza invece dovrebbe riguardare le motivazioni che hanno portato alla nomina del nuovo commissario del consorzio industriale di Potenza (al quale si augura un buon lavoro e si può essere certi che l’esperienza lucana lo arricchirà per la possibilità che avrà di confrontarsi con competenze di rilievo).
Questi ultimi partendo da una minor conoscenza delle istituzioni territoriali, delle peculiarità degli enti, delle realtà insediate nelle aree industriali, con maggiori difficoltà riuscirà, soprattutto a causa dei non perfetti e lineari atti prodromici fin qui preparati, a svolgere il proprio ufficio ed attuarlo con la specificità, la perizia, la rapidità e l’efficacia richiesta da tale complessa vicenda.
Sfugge all’estensore della norma sui Consorzi, però, che è anche grazie ad alcune professionalità della Regione Basilicata che la più importante organizzazione nazionale (che associa enti di ambito che rappresentano quasi 60 milioni di utenti) ha completato la sua offerta di supporto agli enti di governo occupandosi anche di rifiuti, e che la stessa organizzazione ha svolto funzioni di supporto per la costruzione dell’ente di ambito in Campania e che sempre le stesse professionalità hanno escluso dal sistema di implementazione delle tariffe del sistema idrico di Basilicata studi professionali campani (che per anni hanno svolto funzioni di supporto per la redazione della tariffa) permettendo la crescita e l’emersione delle professionalità dell’Ente di Ambito della Basilicata. Forse su tali dimensioni dovrebbero calibrarsi le scelte del Governo Regionale.
L’auspicio è che tale documento non inciti alcuna polemica ma sia l’incipit per riappropriarsi del dibattito sul governo e sulla gestione della risorsa più importante della Regione a partire dai livelli politici ed arrivare a quelli delle associazioni e dei singoli cittadini e porti tutti i soggetti a concentrarsi sul vero problema: risanare la gestione (anche) della risorsa idrica ad uso industriale nel consorzio di Potenza senza che tale processo condizioni o porti ombre sul Sistema Idrico Integrato.