Francesco Lopedota, portavoce nazionale CNA Tintolavanderie: Lavanderie usate e abbandonate: il tradimento della politica.
E’passato più di un anno da quando la Governo con il sostegno dei partiti che lo sostenevano con il primo DPCM chiudeva quasi tutte le attività lasciando aperte le lavanderie ritenute essenziali per combattere il Covid-19, atteso che per caratteristiche e protocollo di igiene e sicurezza erano e si sono poi mostrate all’altezza per assolvere con adeguata responsabilità e professionalità ad un compito così gravoso. Sin da subito ho avuto la percezione della drammatica situazione economica e carenza di lavoro che avrebbe travolto tutto il comparto lavanderie da quella fatidica data dell’ 8 marzo 2020; uno tsunami di proporzioni notevole con conseguenze che a distanza di un anno sono ben note a tutti.
Per tutto il 2020 e nei primi mesi 2021 la politica ha fatto solo ed esclusivamente promesse da “marinaio” nascondendosi dietro annunci e slogan che puntualmente sono state un ulteriore inganno e delusione per le imprese del settore.
La politica ha deciso per noi del settore tintolavanderie una condanna senz’appello, decretando che per tanti di noi purtroppo da questo incubo non ci sarà risveglio. Il continuo prolungarsi delle chiusure, restrizioni, mancanza di cerimonie e assenza di qualsivoglia momento di vita sociale delle persone ha comportato una perdita di lavoro che si aggira dal 30 al 60%. Dobbiamo riscontrare che lo Stato e gli Enti Locali non hanno fatto sconti, hanno comunque preteso dalle imprese il dovuto come accise e imposte su canoni di utenze, oneri che il alcuni casi in assenza di lavoro hanno inciso in misura pari al 70% delle bollette stesse, IMU e TARI, a questi l’aggiunta di costi fissi come canone di affitto e altro ancora. Senza voler entrare nei meandri della politica che per questo o quell’altro interesse personale o di partito ha tempi biblici per decidere ed emanare norme a sostegno di noi piccoli imprenditori. Per una crisi dovuta dalla pandemia senza precedenti, dal Governo ci si aspettava adeguata attenzione per un settore ritenuto essenziale per emergenza nazionale e per la lotta al Covid-19. Il Decreto “Ristoro” prima e il decreto “Sostegno” ora così tanto decantato sventolando cifre e numeri grossolani come il 60% su perdite, il 60% di che? Di un dodicesimo, a conteggi fatti il “sostegno” se si fa parte della fascia più alta è pari al 4 – 4,5% della perdita annua. Abbiamo messo a disposizione dello stato e della collettività non solo le nostre strutture ma anche il nostro operato senza percepire compenso, lo abbiamo fatto anche per mantenere vivo il settore e con la speranza che il Governo, lo Stato, la politica riconoscesse un minimo la dignità a imprenditori chiamati a fare volontariato su tutto il territorio nazionale.
Voglio concludere con un appello alla politica e richiamare l’attenzione che dalle vostre decisioni dipende il futuro di tanti imprenditori e delle loro famiglie.