Osapp: “Pandemia in carcere in grave peggioramento, le Regioni hanno abbandonato il sistema penitenziario a se stesso?”. Di seguito la nota integrale.
Stiamo ricevendo notizie più che allarmanti su un gravissimo peggioramento dei contagi da Covid-19 nelle infrastrutture penitenziarie sull’intero territorio nazionale mentre le risposte incomplete e parziali che pervengono dal servizio sanitario nazionale ci inducono ad immaginare il peggio in una situazione già di per sé esplosiva quale quella del sistema penitenziario.
E’ quanto afferma in una nota il Segretario Generale dell’O.S.A.P.P. (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) Leo Beneduci che dichiara:
“dai dati in nostro possesso infatti – prosegue il leader dell’OSAPP – circa il 9% della popolazione detenuta in carcere, risulta avere attenuto la prima dose delle vaccinazioni a fronte di circa il 30% del personale di Polizia Penitenziaria mentre, focolai di notevole gravità sono in questo momento in atto negli istituti penitenziari di Asti, Pesaro, Saluzzo, Roma Rebibbia, Milano Bollate, Cuneo, Melfi, Volterra, Padova, Napoli Secondigliano e Lecce e vi sono addirittura regioni quale il Lazio dove non sono state effettuate vaccinazioni né per il personale né per l’utenza penitenziaria; e d’altro canto non risulta siano state sospese sul territorio quelle attività che portano da un lato al costante contatto diretto con il carcere di soggetti provenienti dall’esterno e d’altro canto ai quotidiani spostamenti di detenuti da una sede all’altra con ciò incrementando ulteriormente il rischio del diffondersi della pandemia.
Se quindi, malgrado le promesse della Guardasigilli Cartabia anche durante un recente incontro con le Organizzazioni Sindacali di voler porre in essere ogni urgente iniziativa per contrastare il contagio da Covid-19 in carcere, non risulta operare alcun effettivo coordinamento tra gli enti dell’Amministrazione Penitenziaria, rispetto all’accentuarsi dei problemi di igiene e scurezza nelle carceri, risulterebbe evidente un sostanziale disinteresse da parte delle aziende sanitarie dipendenti dalle regioni che deve essere superato con la massima urgenza.