L’uso del vaccino AstraZeneca è raccomandato sopra i 60 anni, ma non vietato negli under 60. L’Italia raccomanda il siero del vaccino anglo-svedese solo per chi ha più di 60 anni, sebbene non ci siano elementi per scoraggiare la somministrazione della seconda dose per quanti avessero già avuto la prima. A chiarire la posizione dell’Italia è stato Franco Locatelli durante la conferenza stampa al termine del vertice in serata tra governo e Regioni. La decisione è arrivata dopo il responso dell’Ema che ha parlato di un “possibile nesso tra questo vaccino e rare forme di trombosi”.
In serata si è svolta la riunione tra il governo e le Regioni, Comuni e Province, con il commissario all’emergenza Francesco Figliuolo per fare il punto sul piano vaccinale anti-Covid, in particolare sul caso AstraZeneca, specificando che “non ci sono casi di trombosi dopo la seconda dose” e che “da domani potrà essere somministrato anche nella fascia che va dai 60 ai 79 anni”. Alla riunione hanno partecipato anche la ministra agli Affari regionali Maria Stella Gelmini e il ministro della Salute Roberto Speranza. Che ha annunciato: per il cambio di indirizzo su AstraZeneca ci sarà “un provvedimento, con tutte le indicazioni. A breve faremo una circolare molto chiara sulla somministrazione del vaccino per gli over 60”. L’obiettivo del governo restano le 500mila dosi al giorno entro fine aprile. Il piano vaccinale andrà rimodulato, ma lo sarà in modo da non subire rallentamenti, è il messaggio di fiducia.
“Limitandoci a Germania, Spagna e Francia, i primi due hanno di fatto sposato la linea di un uso preferenziale sopra i 60 anni, la Francia sopra i 55 anni di età. Con l’obiettivo di mettere in sicurezza la popolazione più a rischio, cioè sopra i 60 anni di età, la posizione decisa dal ministro dopo un confronto che ha coinvolto anche figure istituzionali è stato di raccomandare un uso preferenziale nei soggetti oltre i 60 anni di età”, ha spiegato il presidente del Css, Franco Locatelli, durante la conferenza stampa. Prima parlando alle Regioni aveva aggiunto alcuni dettagli parlando di “trombosi a livello cerebrale e degli organi addominali e abbassamento della conta delle piastrine” come possibili, rari effetti collaterali del vaccino anglo-svedese. “Mentre l’altra volta non si era trovato un nesso di causalità – ha spiegato Locatelli – oggi è dichiarato plausibile anche se non dimostrato. È più frequente fino ai 60 anni di età, con complicanze più in soggetti donne e sotto i 60 anni. Solo dopo la prima somministrazione, nell’arco di due settimane. Ma sulla seconda i numeri sono ancora troppo bassi. Più difficile trarre conclusioni”. Resta comunque il fatto che “i vantaggi derivanti dalla vaccinazione” con il siero di AstraZeneca “superano di gran lunga i potenziali rischi, molto rari” e che il vaccino anglo-svedese “ha dimostrato un’efficacia compresa fra l’80 ed il 100 per cento nel prevenire sia l’ospedalizzazione che la morte nella popolazione anziana”.
Locatelli lo ha detto subito: “Al momento si procederà anche con la seconda dose di AstraZeneca a chi lo ha già ricevuto. Non è stato fatto né l’eutanasia né il funerale di AstraZeneca. È un vaccino assai utile per proteggere dal rischio di sviluppare una patologia grave”. La scelta di preferire la somministrazione agli over 60 protegge “da quel minimo di rischio legato a quel che sappiamo oggi alla prima dose una popolazione di soggetti per cui abbiamo comunque delle alternative”, ha continuato il presidente del Consiglio Superiore di Sanità. E il direttore generale di Aifa, Nicola Magrini, ha aggiunto: “Molti farmaci in commercio hanno effetti collaterali più frequenti e gravi” del vaccino di AstraZeneca. “Non ci sono dietrologie, non ci sono interessi. AstraZeneca è un buon vaccino, importante per 2 miliardi almeno di persone al mondo. La seconda dose a 12 settimane va confermata nel progredire delle conoscenze. Non ci sono stati casi di trombosi con la seconda dose”, ha continuato Magrini. Anche il direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, ha osservato: “Questo è un buon vaccino, i dati inglesi lo confermano. Anche con una sola dose gli inglesi hanno abbattuto la mortalità”.
Il commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, nel corso del suo intervento alla riunione con i ministri Speranza, Gelmini e le Regioni, ha annunciato che da domani sarà possibile aprire – attraverso i sistemi di prenotazione – le somministrazioni del vaccino Vaxzevria (Astra Zeneca) anche alle persone di età compresa tra i 60 e i 79 anni. L’annuncio è stato dato dopo aver sentito il ministro della Salute. “Si tratta di una platea di circa 13,6 milioni di persone, delle quali oltre 2,2 milioni hanno già ricevuto la prima dose”, ha specificato il commissario, sottolineando che la raccomandazione tiene in considerazione il rapporto favorevole rischi/benefici evidenziato dall’Ema. Figliuolo ha poi precisato che tale raccomandazione non avrà impatti sul piano vaccinale, sulla base degli approvvigionamenti in corso, per i quali – nel mese di aprile – potranno esserci consegne superiori del 15-20% rispetto alle previsioni. Il generale Figliuolo si è infine rivolto ai presidenti delle Regioni invitandoli a continuare le somministrazioni dando priorità alle persone fragili e ultra-ottantenni.
Sempre Rezza ha annunciato che “fra stasera e domattina uscirà una circolare ministero della Salute che riprenderà il parere di Aifa sentito anche il professor Locatelli che darà indicazioni alle Regioni su cosa fare e sulle modalità di uso del vaccino”. Ricordando che “il vaccino AstraZeneca può essere somministrato a tutti, dai 18 anni in su”. Il piano vaccinale può subire delle modifiche, come ha osservato lo stesso direttore generale della prevenzione del ministero della Salute: “I piani strategici, nel corso della campagna vaccinale devono essere flessibili, soprattutto se abbiamo virus nuovi e vaccini che vengono utilizzati per la prima volta – ha concluso Rezza – E al di sotto dei 30 anni il rischio di ammalarsi gravemente e di morire per il Covid è talmente basso che ci si può permettere il lusso di non vaccinare con un vaccino che potrebbe portare un evento raro di trombosi. Diverso è il caso della popolazione anziana”. E per evitare ripercussioni importanti” nella campagna vaccinale “c’è stato un confronto e una serie di decisioni con il generale Figliuolo anche di concerto con le Regioni” allo scopo “di non avere impatti importanti e andare a modulare la logica distributiva”, ha precisato ancora Locatelli.
L’esecutivo è quindi intenzionato a tradurre la posizione dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco, con una “raccomandazione” alle Regioni di limitare l’uso del vaccino di Oxford agli over 60. Si tratta della stessa indicazione che dovrebbe essere accolta da tutti i paesi Ue in una posizione unitaria e dovrebbe arrivare dai ministri della Salute Ue, riuniti questo pomeriggio dopo il pronunciamento dell’agenzia del farmaco europea. La formula dovrebbe essere quella di raccomandare in “via preferenziale” l’impiego di Astrazeneca per chi ha più di sessant’anni, e non dunque un esplicito divieto per gli under 60. Rezza ha spiegato ancora: “Grazie a questo vaccino in Gran Bretagna la mortalita è stata sostanzialmente abbattuta mentre noi abbiamo ancora una situazione che deve fare riflettere. AstraZeneca ha efficacia molto elevata nelle forme gravi di malattia anche nella popolazione più anziana e non ci sono eventi trombotici segnalati. L’uso preferenziale è per gli anziani, ma il vaccino può comunque essere somministrato a tutti dai 18 anni in su, dunque se un soggetto vuole questo vaccino può vaccinarsi”.
Durante, l’incontro in videocollegamento tra il governo e le Regioni, il presidente del Veneto Luca Zaia ha avanzato delle domande: “Avremo nuove forniture? Avremo più vaccini? Con insegnanti e categorie prioritarie sotto i 60 come ci regoliamo? Diamo Pfizer? Nessun medico si prenderà la responsabilità di inoculare AstraZeneca agli under 60”. Le stesse che si sono poste tutti gli altri governatori.