Esiste una terapia domiciliare per i pazienti Covid? Quali i farmaci con evidenza di efficacia? La SIMG entra nel dibattito con un documento condiviso con 111 specialisti italiani di varie discipline. Di seguito la nota integrale
In concomitanza con la pubblicazione delle Linee guida nazionali per la presa in carico a domicilio dei pazienti Covid, la SIMG ha diffuso un “Documento di approfondimento sulla terapia domiciliare del Covid 19”, frutto della collaborazione della stessa Società italiana di Medicina generale con 111 specialisti italiani di varie discipline (Reumatologia, Immunologia Clinica, Malattie Infettive, Medicina interna).
Le raccomandazioni delle società scientifiche, basate sulla letteratura medica più accreditata, indicano in pochi principi attivi i farmaci utili per gestire a casa i pazienti con sintomatologia lieve-moderata.
Negli ultimi mesi si sono aggiunti anche gli anticorpi monoclonali, da utilizzare nelle fasi precoci dell’infezione in quei pazienti a maggior rischio di evoluzione verso le forme più gravi di malattia.
Il nuovo documento della SIMG si propone di presentare i migliori trattamenti possibili per i pazienti domiciliari con infezione di recente insorgenza.
Intende anche sgombrare il campo dalle numerose e variegate proposte terapeutiche della medicina alternativa che non trovano ad oggi alcun fondamento nelle evidenze scientifiche.
Nei brevi messaggi da portare da casa, alla fine di ogni capitolo, una sintesi delle evidenze di efficacia delle classi di farmaci ad oggi disponibili:
L’aspirina (ASA) è il primo farmaco da utilizzare in quanto abbina le proprietà antipiretiche ed antiaggreganti necessarie nella fase iniziale (al dosaggio di 325 mg). A dosi medio-elevate l’effetto antiinfiammatorio contribuisce a controllare l’infiammazione secondaria alla infezione (1gr ogni 6 ore). Il paracetamolo [tachipirina] può essere utilizzato in caso di controindicazioni dell’ASA anche insieme ad altri antiinfiammatori quali Ibuprofene o Naprossene.
Gli anticorpi monoclonali possono risultare fondamentali nel bloccare l’evoluzione della malattia di COVID-19 purché somministrati in tempi molto precoci in soggetti a rischio non ospedalizzati con malattia di grado lieve- moderato. Gli studi clinici hanno dimostrato lamaggiore efficacia della combinazione di due monoclonali rispetto alla monoterapia; non vi è stato alcun risultato clinico nei pazienti ospedalizzati.
Le eparine a basso peso molecolare (EBPM) sono da evitare a domicilio, salvo in pazienti allettati con altre patologie concomitanti. Le eparine sono normalmente riservate a pazienti ospedalizzati ed utilizzate spesso in dosi profilattiche per ridurre il rischio emorragico.
La colchicina [da non confondere con la clorochina e idrossiclorochina] ha dimostrato di poter ridurre la ospedalizzazione in uno studio clinico ben strutturato. Non ha indicazione in pazienti ricoverati.
I cortisonici, per il loro potente effetto antinfiammatorio, sono stati utilizzatiin patologie simili a COVID-19 con risultati controversi. Recenti studi clinici hanno dimostrato, nei pazienti affetti da COVID 19 con insufficienza respiratoria severa, una più bassa mortalità per tutte le cause a 28 giorni quando la terapia steroidea sia confrontata con la terapia standard. I cortisonici rappresentano una terapia a basso costo, facilmente accessibile a tutti, raccomandata però nei pazienti con forme severe-critiche e non prima di 8-10 giorni dall’esordio della malattia. Molti dubbi persistono sulla reale efficacia e sulla modalità d’utilizzo dei cortisonici per via inalatoria proposti nelle fasi iniziali della malattia.
TESTO INTEGRALE TERAPIA DOMICILIARE ANTICOVID
APPROFONDIMENTO SULLA TERAPIA DOMICILIARE ANTICOVID