In occasione dei funerali di Luca Ventre riportiamo la nota del comitato lucano “Verità per Luca Ventre”. Di seguito la nota integrale.
Domani mattina Luca Ventre compirà il suo ultimo viaggio. Tornato in Italia dall’Uruguay lo scorso 1 gennaio, nella giornata di lunedì 3 maggio finalmente tornerà a Vicenza, città nella quale vivono la madre e due fratelli. Il padre, invece, è rimasto a Montevideo.
La salma di Luca sarà tumulata nel cimitero comunale della città veneta. Nel pomeriggio, alle 18.00, si terrà un presidio organizzato dall’associazione CaracolOlol Jackson, che, come le associazioni che fanno capo al Comitato Lucano, ha preso a cuore la storia di Luca, sulla quale non deve calare l’attenzione.
Il presidio organizzato sotto il Municipio di Vicenza, servirà a chiedere, formalmente, a Comune e Regione Veneto, una presa di posizione chiara e netta che condanni la violenza gratuita e assolutamente ingiustificata perpetrata negli ultimi minuti di vita del ragazzo, che la mattina del 1 gennaio si era recato nell’ambasciata italiana a Montevideo per cercare protezione e, invece, vi ha trovato la morte. Sarà dichiarato morto, infatti, poco dopo essere stato portato in ospedale, esanime, dopo oltre 20 minuti bloccato sotto il corpo di un poliziotto uruguayano di guardia nella nostra ambasciata.
Oggi, dunque, è il giorno del cordoglio e della riflessione e, come Comitato lucano ‘Verità per Luca Ventre’ ci stringiamo alla famiglia in questi rinnovati ma mai sopiti momenti di dolore.
Ma questo momento di riflessione non ci fa dimenticare il grande vuoto istituzionale che finora abbiamo riscontrato nell’affrontare questa vicenda.
Pur rispettando e non volendo assolutamente intralciare il lavoro della Magistratura, ribadiamo la nostra indignazione nei confronti di tutto il mondo istituzionale, dal Ministero degli Esteri alle istituzioni locali, che in oltre 4 mesi non ha sentito il bisogno di esprimere una parola di condanna nei confronti della palese violazione dei diritti umani di cui il nostro connazionale è stato vittima.
Tutto questo avveniva su suolo italiano, tale è considerata l’area di un’ambasciata, mentre fortunatamente le telecamere di sorveglianza riprendevano tutto.
Ma mentiremmo se dicessimo che quella di questi 4 mesi è solo una storia di silenzi. Peccato, però, che le parole che le Istituzioni hanno ritenuto far pervenire alla famiglia, nelle telefonate alle quali la mamma di Luca ha trovato faticosamente risposta fino alle missive ufficiali indirizzate alla famiglia o ai comunicati stampa, raccontino ora ricostruzioni che non onorano la veridicità ora una solidarietà pallida e di circostanza.
Noi non ci stiamo.
La nostra voce sarà megafono per la ricerca della verità.