La Presidente dell’ADGI di Matera e autrice del “Dossier Codice Rosso”, Veronica Casalnuovo, in una nota inviata alla nostra redazione commenta con sdegno l’intervento del Consigliere comunale Nicola Stifano del Movimento 5 Stelle durante l’approvazione della mozione per la toponomastica femminile nell’ultima seduta del Consiglio comunale di Matera. Di seguito la nota integrale.
Nella seduta del Consiglio Comunale del 30 aprile assistiamo increduli all’ennesimo attacco alle “politiche di genere” e questa volta il protagonista è proprio il Consigliere Nicola Stifano, difficile da credersi, proprio il Presidente della Commissione consiliare permanente ”Cultura, Sassi, Turismo e Pari Opportunità” della “città dei Sassi”; nel suo intervento (in relazione alla lodevole mozione di cui è stata prima firmataria la Consigliera Adriana Violetto sulla parità di genere nella toponomastica cittadina e intitolazione strade alle vittime di femminicidio) esordisce con affermazioni del tipo:“io non credo nella differenza di genere”, “nella violenza di genere”…”e invece le donne, le Quota Rosa, il Codice Rosso, il femminicidio, sapete che esiste anche il maschicido? Poco conosciuto, putroppo è vero, ci sono tanti casi ma a livello istituzionale non c’è una indagine seria a riguardo…faccio una domanda agli uomini di questo Consiglio, 11 donne, leonesse, credete veramente che siano il sesso debole?…vi invito a fare una riflessione su quella che è diventata la società oggi, la donna più potente di Europa, forse anche del mondo, la signora Merkel,…forse le donne sono anche più brave ma questo non vuol dire che la violenza abbia un genere, …io mi sentirei sminuita come donna, la quota rosa, il codice rosso, perchè vi assicuro che c’è tanta violenza contro gli uomini e potrei documentarlo,…la donna sa essere in tanti casi, violenta, malvagia, come l’uomo nè più nè meno” .
Il Presidente della Commissione consiliare permanente ”Cultura, Sassi, Turismo e Pari Opportunità” palesa senza veli il substrato “culturale” che sottende alla “sua politica di genere” prendendo posizioni in chiara antitesi con quella che dovrebbe essere la sua mission e su temi centrali per la sua attività istituzionale.
Rebus sic stantibus, cosa dovremmo sperare per il futuro di questa Commissione, quella di una città che brilla ancora dei fasti della cultura da “Capitale Europea”?
Cosa dovremo aspettarci da parte di chi mette alla berlina gli strumenti normativi, “Codice Rosso” e “Quote Rosa”, che rappresentano conquiste al fine garantire l’eliminazione della violenza e della discriminazione delle donne; cosa ipotizzare sull’attività futura di chi disconosce, all’interno di un assise istituzionale, la gravità delle esclusioni e delle restrizioni operate contro le donne a causa del loro sesso, su chi non vede l’utilità della promozione dell’empowerment femminile e la necessità di ottenere una parità di genere in tutti i settori (politico, economico, sociale, culturale e civile) e a tutti i livelli.
Alla luce di queste “convinzioni” e di una evidente non conoscenza del fenomeno relativo alla violenza domestica e di genere, non c’è da dormire sonni sereni.
In prospettiva riteniamo che nulla si farà allo scopo di creare una coscienza pubblica sui temi legati alla parità tra donne e uomini, per promuovere azioni concrete per l’eliminazione degli stereotipi sessisti; il Presidente Stifano, con questa idea di parità “raggiunta” e con una “visione negazionista” del fenomeno della “violenza perpetrata su una donna in quanto donna”, come potrebbe farsi promotore d’iniziative e di strategie d’azione comuneper l’implementazione degli obiettivi stabiliti nelle principali “Carte Internazionali”? la risposta appare tanto pleonastica quanto avvilente.
Affermazioni di pochi minuti sono bastate per catapultarci ancora una volta nell’oscurantismo medioevale di una politica maschilista; un sistema che nega l’evidenza di un fenomeno di portata mondiale, quello che costituisce la prima causa di morte per le donne tra i 16 e i 44 anni, la violenza sulle donne oggi costituisce per il diritto trasnazionale, una violazione dei diritti umani.
Un’altra pagina buia della politica materana è stata scritta, un ennesimo attacco ai traguardi raggiunti in oltre mezzo secolo di progressi sociali e di evoluzione della normativa nella direzione della parità di genere e delle pari opportunità; una ferita inferta a tutte le donne, ad opera di chi, istituzionalmente, è chiamato a rimuovere nel suo territorio ogni ostacolo che precluda alle donne il raggiungimento di una piena e uguale partecipazione alla vita della società.
Ancora una volta si richiama questa Amministrazione Comunale ad un surplus di impegno; oggi più che mai è necessario rafforzare quella cultura del rispetto per la quale continueremo a lavorare anche noi come associazione, ADGI – Sezione di Matera, credendo in quella forma di partecipazione alla politica dal basso, non possiamo rassegnarci all’idea che questa Amministrazione e il nostro territorio cedano ad una triste involuzione culturale.