La stipsi: meccanismi e cause”. E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il 18° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Per capire ritengo che sia importante dare qualche cenno di anatomia e fisiologia del colon, prima di continuare il nostro viaggio nella stipsi.
Il colon prende inizio dopo la valvola ileo-ciecale, che regola l’afflusso del materiale, liquido, dal piccolo intestino, dove sono state assorbite quasi tutte le sostanze (zuccheri, proteine, grassi, minerali, vitamine, elettroliti), resta da assorbire l’acqua e il sodio (di cui il colon è avidissimo), rimescolare il contenuto affinchè venga a contatto con le cellule della sua parete, immagazzinarlo tra una evacuazione e l’altra, farlo progredire da destra a sinistra, ed infine evacuarlo.
Il tutto avviene nei suoi segmenti che hanno funzioni specializzate: il cieco, l’ascendente, la flessura epatica, la flessura splenica, il discendente, il sigma, il retto e, all’uscita come in entrata, è posta un’altra valvola: lo sfintere anale. Le sezioni di destra (cieco, ascendente, flessura epatica) sono deputate sostanzialmente all’assorbimento dell’acqua e del sodio, cioè alla disidratazione, le sezioni di sinistra (flessura splenica, discendente, sigma, retto, sfintere anale) sono deputate a far da magazzino e alla eliminazione del materiale; il colon trasverso, posto tra le sezioni di destra e quelle di sinistra, ha delle funzioni intermedie.
Il colon, in media, assorbe 1500-1000 ml di acqua al giorno, dal materiale liquido che viene svuotato attraverso la valvola ileo-ciecale dal piccolo intestino e ne lascia solo 100-200 ml, che danno alle feci la consistenza normale. In genere si ritiene che aumentando l’introduzione di acqua giornaliera si diminuisca la consistenza delle feci: non è così perché essa viene assorbita tutta dal colon, anche se si dovessero bere 3-4 litri al giorno, per essere poi eliminata dalle vie urinarie.
Il transito e il rimescolamento del contenuto (affinchè tutto il materiale venga a contatto con le cellule della parete (che ne succhiano l’acqua ed il sodio) è assicurato da onde propulsive peristaltiche che possono essere, sostanzialmente, a bassa od alta frequenza; per esemplificare, più la frequenza è alta e più velocemente transita il materiale nel colon, e meno tempo avrà per essere disidratato e quindi il prodotto all’uscita sarà più molle; il contrario succede se la frequenza è bassa con produzione di un prodotto finale più consistente.Il controllo di questi meccanismi di motilità è affidato a delle cellule (le cellule di Cajal) che si ritrovano tra quelle che compongono la parete del colon.
L’immagazzinamento del materiale, al termine dell’assorbimento dell’acqua e del rimescolamento, avviene nelle sezioni di sn (colon discendente, sigma, retto, quest’ultimo si dilata a formare un’ampolla le cui pareti sono molto sensibili e, quando essa è piena fornisce il messaggio per l’evacuazione). In questi segmenti di sinistra però continua ancora il riassorbimento dell’acqua, ed è per questo che più giorni il materiale staziona nel magazzino e più esso diviene consistente. Il materiale che transita attraverso il colon può impiegare delle ore o dei giorni; in media, nel soggetto normale, impiega 35 ore, dopo viene eliminato.
Si arriva quindi all’ultima fase, la defecazione, o evacuazione, che è regolata in parte da meccanismi involontari, in parte dalla volontà dell’individuo. C’è prima un periodo preevacuativo, durante il quale la frequenza e l’ampiezza delle onde peristaltiche propulsive aumenta, il materiale viene spinto dai tratti superiori verso il retto, l’ampolla rettale si distende e dai sensori posti nella sua parete partono gli impulsi per i muscoli pubo-rettali, lo sfintere anale, il diaframma e i muscoli addominali; solo qui interviene la componente volontaria in quanto questi muscoli sono comandati dalla volontà dell’uomo e non più da meccanismi automatici come tutti quelli che abbiamo visto precedentemente. Un po’ come avviene nelle moderne automobili in cui tutto ormai è affidato a sensori e controlli automatici elettronici: l’uomo interviene con la sua volontà solo sul volante, il freno, l’acceleratore e qualche altra funzione. Stimoli come il risveglio o la immissione di cibo nello stomaco (il cosiddetto riflesso gastro-colico) possono indurre la fase preevacuativa, come anche la forma e la consistenza delle feci nell’ampolla rettale, infatti le feci piccole e consistenti sono più difficili da evacuare di feci voluminose e molli, ma anche le feci consistenti e voluminose sono più difficili da evacuare rispetto alle voluminose e molli, perché i meccanismi dell’evacuazione sono molteplici.
Credo che ora siano intuibili le cause della stipsi, o meglio, delle varie circostanze che causano la stipsi: può esservi una permanenza del materiale nel colon per periodi superiori alle 35 ore per cui vengono assorbiti dall’acqua anche quei 100-200 ml. che dovrebbero assicurare una giusta consistenza; ci può essere un difetto nelle cellule di Cajal, deputate al controllo della motilità; il transito può essere rallentato perché c’è un ostacolo alla progressione, come accade se nel colon c’è un tumore; i sensori dell’ampolla rettale o quelli dello stomaco potrebbero avere dei problemi, oppure ci potrebbe essere un’alterazione a livello dei muscoli deputati all’evacuazione, e così via.
Nel prossimo articolo prenderò in esame le varie tipologie di stipsi.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it