In attesa che i 7 milioni di euro di finanziamenti europei destinati allo sviluppo del sistema ortofrutticolo regionale producano i benefici auspicati, per la Cia-Agricoltori l’Anno internazionale della frutta e verdura, iniziativa indetta dalle Nazioni Unite per tutto il 2021, è l’occasione innanzitutto per promuovere un maggiore consumo di ortaggi e frutta, elementi salutistici.
Anna Rufolo, responsabile Ortofrutta della Cia-Agricoltori italiani, sottolinea che l’ortofrutta dovrebbe rappresentare la metà delle quantità di alimenti che ogni persona consuma regolarmente. Tuttavia, la soglia minima dei 400 grammi al giorno (5 diverse porzioni), raccomandata dall’Oms, è “ancora lontana dall’essere raggiunta”. Oggi, secondo i dati di Freshfel, la media è infatti di 363,77 grammi al giorno. Bisogna fare di più. Ecco perché è fondamentale continuare a promuovere su vasta scala i benefici nutrizionali della frutta e verdura nel contrasto a gravi patologie, sovrappeso, obesità e nel rafforzamento del sistema immunitario.
Per questo la Cia-Agricoltori italiani sta celebrando l’Anno internazionale della frutta e verdura attraverso approfondimenti specifici con interlocutori del settore, concentrandosi sull’aspetto decisivo della giusta ripartizione del valore all’interno della filiera. “Per quest’anno abbiamo scelto di intraprendere un progetto di comunicazione più ampio – aggiunge Rufolo – per fare comprendere a tutta la società lo sforzo dei produttori ortofrutticoli italiani, che oggi sono all’avanguardia sul tema della sostenibilità”.
“Il nostro compito è quello di rafforzare le relazioni nell’ambito della catena di fornitura, perché catene di fornitura inclusive e sostenibili consentono di rendere la frutta e la verdura accessibili a tutti e, quindi, di conseguire i tre aspetti della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica”.
“Il valore della produzione commercializzata nel 2018, dalle otto Organizzazioni di produttori lucane – ricorda Giuseppe Stasi, presidente Cia Matera – è stato circa 154 milioni di euro e rappresenta il 39 per cento del totale del valore della produzione ortofrutticola regionale. L’ortofrutta dunque è una vera superstar specie d’estate. Rappresenta il 25,5% della produzione agricola nazionale per un valore di 15 miliardi, interessa una superficie di 1,2 milioni di ettari, coinvolge circa 300 mila aziende e, soprattutto, sta reggendo all’urto della pandemia, nonostante le difficoltà gestionali, con picchi di vendite del +13% registrati durante il lockdown e acquisti sostanzialmente stabili lungo tutto il 2020. Eppure, per gli agricoltori c’è ancora un enorme problema irrisolto nella catena del valore: in Italia, infatti, si stima che, per frutta e ortaggi freschi, su 100 euro spesi dal consumatore, al produttore rimangano in tasca solo tra i 6 e gli 8 euro netti. Ancora meno nel caso dei prodotti trasformati, dove il margine in campo all’imprenditore agricolo è inferiore ai 2 euro. Una questione annosa che va necessariamente affrontata, senza ulteriori indugi, per dare vita a un nuovo “patto di sistema dell’ortofrutta italiana” più equo, moderno, efficiente, e rispondere così alle prossime sfide economiche e ambientali legate al Green Deal europeo che richiedono sempre maggiori standard di sostenibilità. La deperibilità, i costi esterni come energia, packaging e trasporti, la complessità delle relazioni tra gli attori, la frammentazione della filiera e la difficoltà ad attuare strategie condivise di sistema, sono tutti fattori che condizionano negativamente l’acquisizione del giusto reddito per i produttori ortofrutticoli. Per questo, secondo Cia, ora è tempo di riequilibrare la ripartizione del valore a beneficio degli agricoltori e, per farlo, è necessario stimolare processi di aggregazione tra i produttori e costruire relazioni più equilibrate e innovative tra tutti i soggetti del sistema ortofrutticolo, compresa la distribuzione.