“Solo la capacità esportativa delle imprese del Sud può impedirne la chiusura che una ricerca congiunta SVIMEZ-Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere, quantifica in quasi 20mila”. E’ quanto sostiene il Presidente di Palazzo Italia (Bucarest) l’imprenditore lucano Giovanni Baldantoni sottolineando “la necessità di trarre lezioni dalla ricerca secondo la quale una quota quasi doppia di aziende fragili riguarda le attività dei servizi (17%), rispetto alla manifattura (9%). Sono quelle che hanno forti difficoltà a “resistere” alla selezione operata dal Covid come risultato di una fragilità strutturale dovuta ad assenza di innovazione (di prodotto, processo, organizzativa, marketing), di digitalizzazione e di export, e di una previsione di performance economica negativa nel 2021. Alla luce di questi dati – aggiunge – il recente protocollo di intesa siglato tra il ministro per gli Affari esteri e la Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, e il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, può segnare una svolta. Per chi come noi opera all’estero da molto tempo è chiaro che tra i punti deboli dell’internazionalizzazione del made in Italy c’è l’attuale rete diplomatico-consolare e gli Uffici ICE all’estero che per carenze di organici, risorse finanziarie, strumenti non sono adeguati a supportare l’impegno dei nostri imprenditori. Finalmente è lo stesso Governo a riconoscerlo e con l’intesa sottoscritta si intende rafforzare ed adeguare le strutture consolari italiane e gli Uffici ICE nei Paesi esteri. Ricordiamo che il “Patto per l’Export” presentato dal Ministero per gli Affari Esteri a giugno compirà un anno esatto e, pur rappresentando una risposta organica al nuovo quadro di competenze ed è indirizzato a far fronte alle necessità del sistema produttivo italiano in relazione allo sviluppo della propria presenza sui mercati internazionali, non ha dato i risultati auspicati. Va dunque adeguata la strategia per il rilancio dell’export del “Made in Italy” specie nella fase post-emergenza sanitaria, attraverso il rafforzamento degli strumenti di sostegno all’internazionalizzazione e un’azione promozionale di più ampio respiro.
Pertanto – dice Baldantoni – non sono in discussione gli obiettivi del protocollo di intesa Di Maio-Carfagna, tra i quali i progetti per l’export delle imprese meridionali, grazie ai nuovi Fondi di coesione e ad una sezione ad hoc del Fondo 394 di SIMEST, e attrazione di investimenti esteri nelle ZES grazie alla loro promozione da parte delle ambasciate, quanto piuttosto come si intende raggiungerli. Noi ribadiamo che la rete consolare e dell’ICE non può continuare ad ignorare le strutture realizzate dall’imprenditoria italiana all’estero che richiedono di essere coinvolte, a pieno titolo e in piena dignità, in questo nuovo processo di internazionalizzazione”.