Per la rubrica “La storia siamo noi”, Nino Vinciguerra racconta l’origine del detto “A mogghj a mogghj aquonn c van”. Di seguito il suo intervento.
La Cappella della Bruna, governata dal Capitolo Metropolitano, dal 1578 iniziò ad avere privilegi e notevoli lasciti. Per la sua amministrazione il capitolo stesso delegava due procuratori con l’incarico del decoroso mantenimento della cattedrale e dello svolgimento della festa della Bruna. Il Capitolo li “elige ogni anno o per un triennio, uno maggiore e l’altro minore; il maggiore amministra l’industrie della Cappella, cioè le masserie di campo, pecore e vacche; quella delle vacche vi ha la soprintendenza l’Arcivescovo che nel darsi conti elige il suo assessore; il medesimo procuratore maggiore amministra quella di campo e pecore, ove non ha sopraintendenza l’Arcivescovo perché fondata da pastori della fratellanza e rende i conti al solo Capitolo. Il procuratore Minore che si elige anche dal Capitolo ogni anno, tiene cura di conservare e distribuire la cera e oglio che necessitano per la chiesa e fa tutte le spese d’accomodi per la chiesa, paga i sagrestani e la lavandara per mettere le tovaglie d’altare, provvede d’acqua e di carboni e del tutto che necessita del culto divino”. Tutto viene fatto con scrupolo e con severi controlli. Il Procuratore della Cappella della Bruna nella riunione del 2 marzo 1697 diceva: “E’ tempo di dare principio per quello che ci vuole per la festività della Beata Vergine. Pertanto vedano loro stessi ordinarmi di quanto si deve spendere”. Tutti risposero di fare “detta festa meglio dell’anno passato, et a suo arbitrio. Et la spesa fuora di detta Cappella da farsi da alcuni delli cittadini, si fanno duoi Deputati, cioè don Vitantonio Cristallo e don Carmenio Copeta alli quali se li danno ampia facultà e per fuora e per dentro la città e unitamente con il Procuratore spendono per detta festa avvertendo che vedano che numero di pecore vi sono”. Quell’anno il Procuratore Maggiore della Bruna era don Domenico Recco e il Procuratore Minore don Pietrantonio Cristallo. Il desiderio e il suggerimento del canonico Recco divennero chiaro indirizzo e monito che ancora oggi vengono considerati e sono ancora vivi nella mentalità del popolo materano che alla fine di ogni festa, immancabilmente, pronuncia l’augurale “A mogghj a mogghj aquonn c van”. Speriamo di poter sconfiggere il virus per tornare presto alla normalità e per festeggiare, come chiede la tradizione, la nostra Madonna affinché ci si possa augurare sempre il meglio per gli anni successivi.
(Bibliografia: La visitazione e la Festa della Bruna, Mauro Padula e Camilla Motta – Edizione BMG, 1989)