Per la rubrica “La storia siamo noi” il materano Nino Vinciguerra ricorda il 68° anniversario dell’inaugurazione del Borgo La Martella. Di seguito la nota integrale.
“Una comunità che conobbe l’abbandono delle istituzioni e un lento degrado che non sfociò nell’abbandono dei residenti, come avvenne per le altre borgate, grazie alla tenacia e alla volontà degli abitanti che, nonostante i disagi, si erano legati affettivamente al luogo” (Don Egidio Casarola).
Il Piano Marshall, ufficialmente chiamato Piano per la Ripresa Europea (“European Recovery Program” – E.R.P.), fu uno dei piani politico-economici statunitensi per la ricostruzione dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale e dispose uno stanziamento di oltre 12,7 miliardi di dollari.
Nel 1949 Matera fu al centro dell’attenzione come simbolo dell’universo contadino. Per il risanamento dei Sassi e per il miglioramento agricolo la missione americana ECA (Economic Cooperation Administration, l’ufficio dell’E.R.P. preposto alla collazione degli aiuti) progettò la fondazione di un borgo rurale. Adriano Olivetti con l’UNRRA-CASAS (divisione dell’ONU per la ricostruzione post-bellica) e l’I.N.U. (Istituto Nazionale di Urbanistica) formò una commissione di studio della città e dell’agro di Matera. L’architetto Ettore Stella fu incaricato della redazione del progetto del villaggio UNRRA-CASAS ma, purtroppo, il 9 febbraio 1951, a 35 anni, Stella perse la vita in un incidente stradale. Si elaborò un nuovo progetto affidato a Ludovico Quaroni insieme a Federico Gorio, Piero Maria Lugli, Luigi Agati e Michele Valori. Il Borgo La Martella è, pertanto, opera di grande rilevanza del neorealismo architettonico italiano, vero esempio di architettura partecipata. La Martella si potrebbe considerare un “laboratorio socio-antropologico” e si pone come “storia ulteriore” dei Sassi di Matera rappresentandone la travagliata evoluzione ed evidenziandone la complessità degli esiti (Francesco Paolo Francione). Il 17 maggio 1953 il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi inaugurò La Martella: “Non sono venuto qui per chiedere il vostro plauso ma per chiedervi scusa di non aver potuto fare di più”. Pertanto, a 49 contadini furono “consegnati i certificati di proprietà delle terre e le chiavi della casa avvolti in pacchetti dono” (FPF). De Gasperi ne riconobbe uno, 3 anni prima aveva visitato la sua casa nei Sassi, “Ci rivediamo dopo tanto tempo, abbiamo mantenuto la promessa”. Tutti ebbero “la casa, un ampio tavolo, 4 sedie, un carretto con ruote di gomma, una mucca svizzera, vacca, giovenca, aratro, 10 quintali di legna, due reti per il letto. In più i terreni (5/8 ettari a non più di 2/4 km di distanza dal borgo” (FPF). Il 1° giugno 1953 l’Arcivescovo Cavalla battezzò il primo nato a La Martella; padrini furono il Prefetto di Matera Aloysius Ferrara e sua moglie Iolanda Cica. Il bambino fu chiamato Alcide in onore di De Gasperi.
Nell’architettura del borgo si distingue la chiesa creata da Ludovico Quaroni e impreziosita da un imponente crocifisso in legno, opera di Giorgio Quaroni, dal pulpito ligneo di Luciano Nioi e dal battistero in ceramica maiolicata dei fratelli Andrea e Pietro Cascella. La parrocchia fu istituita il 29 giugno 1953 da mons. Cavalla e la chiesa consacrata il 18 settembre 1955 da mons. Palombella.
A fine anni novanta il borgo ha, in parte, cambiato volto con la nascita di Ecopolis, villaggio che si inserisce e si integra nel preesistente borgo. Oggi La Martella (1600 abitanti) ha perso quasi totalmente l’origine di centro rurale diventando un vero e proprio quartiere periferico e supporto abitativo alla città. Dalla sua fondazione i problemi non sono mai mancati; lacerazioni e individualismi, difficoltà urbanistiche e logistiche. E tante promesse… Però La Martella non ha perso il calore umano, la rinnovata voglia di crescere, né la propria identità. Soprattutto non ha perso il coraggio di far sentire la propria voce.
Nino Vinciguerra
Le foto dell’inaugurazione del borgo La Martella (Foto Archivio Vinciguerra)