Munafò (Assoturismo Confesercenti Maratea): “No al green pass italiano. Il turismo è libertà e la sicurezza è data solo dal rispetto delle regole. In Europa dovrebbe essere facoltativo mentre in Italia lo si vorrebbe rendere obbligatorio”. Di seguito la nota integrale.
C’è stato dibattito persino sul nome del documento: il Parlamento europeo ha deciso che non si chiamerà più Digital Green Pass ma Eu Covid-19 certificate. “Non essendo un documento di identità delle persone non può essere denominato pass – passaporto”, spiega Munafò, “ma sarà come un passe-partout che permetterà solo di capire chi ha possibilità di circolare tra i diversi paesi dell’Unione. Il certificato dovrebbe riportare non solo le vaccinazioni avvenute, ma anche i test effettuati e le eventuali guarigioni dalla malattia. Una volta soddisfatto uno dei tre requisiti, si potrà viaggiare in tutti i paesi dell’Unione, con le stesse modalità e senza quarantene né test obbligatori. “La Commissione è al lavoro e parla di giugno come data possibile”, prosegue Munafò.
Poi ci siamo noi, gli Italiani che dobbiamo sempre essere “più realisti del Re”: “L’Italia ha previsto di avere (unica nazione europea) un suo green pass già a partire da maggio. Draghi comunicò in Conferenza Stampa Mondiale che l’Italia avrebbe avuto il suo Green Pass da metà maggio ossia con un mese di anticipo rispetto a quello europeo ma, come si vede, ad oggi, per fortuna ancora non pervenuto.
Un documento di questo genere, Green Pass Italiano, pone diversi problemi: c’è la questione della tutela dei dati, che vanno acquisiti e conservati solo per finalità specifiche e limitate. Va tutelata la privacy di ciascuno: potrei, per esempio, non volere che si sapesse che ho contratto il virus e che sono guarito”. “Poi c’è il problema dell’aggiornamento dei dati: il risultato di un tampone fatto quattro o cinque giorni prima non è più molto significativo. E non c’è ancora una certezza scientifica del fatto che chi è vaccinato non possa trasmettere comunque il virus”.
I nostri governanti dovrebbero sapere che un albergatore o un gestore di attività turistica non ha neppure la possibilità di chiedere ad un dipendente se ha fatto il vaccino o meno poiché, il solo domandarlo, costituirebbe una violazione della privacy di quel lavoratore. “C’è anche il problema delle famiglie, nelle quali ci potrebbero essere soggetti più anziani che hanno già fatto il vaccino con figli non ancora immunizzati. E ancora: “esiste il problema del secondo vaccino che per molti arriverà solo in piena estate o anche dopo”.
Conclude Munafò: “non possiamo continuare a far legiferare in materia di Turismo persone che non hanno la benché minima competenza del settore. Chi continua a parlare di Green Pass Italiano come possibile soluzione ed agevolazione per il turismo non ha compreso nulla circa le dinamiche che muovono ed animano il settore e la cosa è abbastanza grave”.