Un incontro in piattaforma online, per dar voce ad una tematica tanto delicata ed importante come quella del bullismo, è stato l’appuntamento di oggi dell’Istituto Comprensivo di Miglionico, diretto da Elena Labbate.
Tutti i ragazzi della scuola secondaria dei tre plessi di Miglionico, Grottole e Pomarico, facenti capo all’Istituto Comprensivo, coordinati dai docenti, si sono collegati con la Dirigente e il Capitano Giovanni Giacomobello, Comandante dei Carabinieri di Matera il quale, dopo una breve introduzione sulla tematica presa in esame, ha lasciato spazio alle numerose domande provenienti dalle classi.
Il bullismo ed il cyber bullismo non costituiscono reati a se stanti: a livello mondiale si sta lavorando per definire a livello legislativo una questione tanto spinosa. Includono, però, reati di vario tipo, come le molestie e il sequestro di persona, che la nostra normativa punisce secondo quanto previsto dal Codice Penale. Fino a 14 anni è il Tribunale dei Minori ad intervenire sulle manifestazioni di bullismo e cyber bullismo più complicate. Dopo i 14 anni, invece, ognuno è considerato responsabile delle proprie azioni.
Il bullismo ha varie forme, varie gravità di espressione: è comunque una forma di sopruso che può portare a gravi conseguenze psicologiche da parte di chi le subisce. La vittima può iniziare ad isolarsi, può manifestare malessere, può non esprimere il disagio chiaramente, può arrivare persino al suicidio. Per questo, come sottolineava il Comandante Giacomobello, è fondamentale avere spirito di “squadra” e denunciare i soprusi subiti, ma anche quelli dei quali si è a conoscenza.
L’omissione ci rende complici del reato, non permette alle figure deputate a farlo di intervenire sulla questione, e descrive una situazione nella quale, come ha dichiarato il Capitano “tutti abbiamo perso!”.
E’ importante, da parte di chi subisce, aprirsi a confessioni con genitori o insegnanti che, nel caso in cui la situazione non dovesse tempestivamente rientrare nella normalità, possono allertare le Forze dell’Ordine. E’altrettanto importante, da parte di chi assiste, mostrare solidarietà alla vittima, non farla sentire abbandonato e aiutarla a esprimere il proprio disagio. “Non siamo spie, ma collaboratori di giustizia”, è stato il significativo invito del Comandante.
Nell’anno scolastico in cui l’Educazione Civica è diventata materia curriculare, è stato importante ascoltare un altro messaggio importante da parte del Capitano: “Se pur giovani, siamo tutti cittadini e dobbiamo rispettare le leggi!”. Ogni azione che comporti malessere e sofferenza volontaria su un altro essere umano, che consista in violenza fisica, verbale o comportamentale, ci rende colpevoli.
Il bullismo va circoscritto e segnalato, per aiutare anche il bullo a reinserirsi serenamente nelle dinamiche sociali, abbandonando comportamenti scorretti e inopportuni.
La rete, attraverso i social, ha reso frequenti episodi di cyber bullismo: i ragazzi, ormai iperconnessi, sono maggiormente esposti a calunnie, offese e diffamazioni. E’ pur vero, però, che ogni contenuto che passa dalla rete lascia una traccia e diventa prova di reato. E’ importante bloccare le persone moleste e, anche in questo caso, segnalare eventuali abusi.
I ragazzi hanno mostrato molto interesse verso la tematica affrontata, dimostrandolo con domande interessanti per la comprensione e la definizione dell’argomento affrontato. Il Capitano ha espresso gratitudine verso questo tipo di incontri etici e formativi tra scuola e Forze dell’Ordine che hanno, in generale, avvicinato moltissimo la figura del carabiniere ai ragazzi, offrendo occasioni di incontro e di scambio di informazioni essenziali, oltre che un valido riferimento in caso di necessità.
L’incontro si è concluso con una parentesi sul mondo delle droghe e sulle conseguenze a livello amministrativo per chi viene sorpreso a farne un uso anche personale.
Il bullismo è sempre esistito, ed è espressione di un disagio sociale da parte di chi lo mette in atto. Allo stesso tempo porta gravi conseguenze alla vittima e a chi la circonda e noi, come società, siamo chiamati, ognuno per il proprio ruolo, a parlarne, ad isolarne i comportamenti e a tutelare chi viene coinvolto in queste situazioni.