“La stipsi: misure terapeutiche”. E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il 20° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Dopo aver diagnosticata la causa della stipsi, a meno che non ci sia diagnosi di una ostruzione meccanica del colon, il trattamento iniziale dovrebbe essere sempre non-farmacologico: la rassicurazione, il supporto psicologico, l’azione sugli stili di vita, l’azione sulle abitudini dietetiche. Solo dopo il fallimento di questi ultimi dovrebbe essere consigliata la terapia farmacologica. Ma questo non avviene quasi mai a causa delle obiettive difficoltà che si possono incontrare nell’essere sufficientemente convincenti nel rassicurare il paziente, nel lungo tempo necessario al medico in quest’opera, in alcune situazioni ambientali, sociali o logistiche difficili.
Ad esempio, sin da bambini a molti si è inculcato il concetto che evacuare tutti i giorni sia essenziale per una vita sana, così molti si preoccupano se il proprio intestino è divenuto irregolare o si svuota meno frequentemente: bisognerebbe aiutare costoro col dirgli che, nel corso della vita di un soggetto sano, i cambiamenti della regolarità del funzionamento dell’intestino sono frequenti, spesso in relazione a fattori esterni che possono essere ambientali, psicologici, alimentari, ecc. e quindi i suoi sintomi non sono allarmanti e non sono espressione di una patologia, ma, al contrario, fisiologici. Se il soggetto dimostra di non essere convinto, allora delle appropriate indagini prescritte dal medico potranno essere utili a fugare le sue paure.
Altre volte la stipsi può essere causata dallo stress o da disturbi emozionali o della personalità e quindi la loro individuazione, non necessariamente da parte di uno psicologo, e la loro soluzione, sarà ben più efficace di qualsiasi altra misura terapeutica e molto più gradita al paziente. Solonei casi più complicati si richiederà un adeguato supporto psicologico, che, essendo la stipsi parte integrante di un’altra patologia, migliorerà, o si risolverà, solo quando sarà migliorata o risolta la patologia mentale o comportamentale.
Anche gli stili di vita spesso sono difficili, se non impossibili, da cambiare, o richiedono tempi lunghi, a causa di difficoltà oggettive indipendenti dall’individuo.
Allora la fase preliminare non-farmacologica viene spesso bypassata, con la complicità della quasi innocuità degli ultimi ritrovati della farmacologia; per fortuna al fianco di questi, negli ultimi decenni ha acquisito sempre più spazio una certa cultura alimentare, sia tra i medici che tra la gente comune, mirata al cambiamento di alcune abitudini e all’aumento delle fibre nella dieta, così come si è fatto spazio il concetto che l’attività fisica regolare, un buon tono muscolare della parete addominale e del diaframma favoriscano l’evacuazione. Una curiosità, che può essere utile a molti stitici e che mi ha aiutato nel trattamento di alcuni casi di stipsi:l’evacuazione può essere favorita da una posizione più accovacciata che, provocando una maggiore angolazione del bacino, per azione dei muscoli pubo-rettali, permetta una maggiore rettilineizzazione del retto che favorisce la evacuazione: questo si può ottenere molto semplicemente mettendo, quando si è seduti sul water, sotto i piedi, una pedana di 15-20-25 cm. (dipende dall’altezza della tazza e del soggetto).
Ai primi degli anni ’70 del secolo scorso, Burkitt, uno studioso statunitense, soggiornò a lungo in alcuni villaggi rurali dell’Africa studiando la dieta, le abitudini dell’alvo (le funzioni intestinali evacuative), le caratteristiche delle feci della popolazione, e fornì finalmente la prova di quanto stava emergendo in quegli anni: una dieta ricca di fibre (o scorie) aumenta il volume fecale, ne previene l’eccessiva disidratazione, e quindi consistenza, favorisce l’evacuazione e previene quindi la stipsi e, per giunta anche il tumore del retto-colon. Burkitt aveva già studiato a lungo la stipsi, che affliggeva circa il 20% della popolazione degli USA, confrontò i dati e scoprì che era tutta colpa di una alimentazione scarsa di fibre; appena tornato a casa organizzò decine di studi su gruppi di persone, sia normali che stitiche, variandone l’apporto in fibre e scoprì che l’aumento di fibre nella dieta provoca, in proporzione, un aumento del peso della massa fecale e della frequenza dell’evacuazione, che comporta, a sua volta, una minore disidratazione e quindi una minore consistenza delle feci, inoltre 1 grammo di fibra cereale introdotta produceva approssimativamente 2.7 grammi di feci espulse.
I soggetti affetti da stipsi dovrebbero assumere circa 25 g. di scorie al giorno mangiando pane e pasta integrali, cereali grezzi, abbondante frutta, verdura, legumi, e, se necessario, anche un supplemento di crusca cruda. Non sempre l’aumento delle fibre funziona, dipende dalle cause della stipsi, ma è bene che il paziente sappia che aumentare le fibre nella dieta è semplice, fisiologico, economico, con effetti collaterali reversibili. A causa della degradazione batterica, della fermentazione delle fibre e dello sviluppo di anidride carbonicauna dieta ricca di scorie può provocare alcuni effetti collaterali: meteorismo, distensione addominale, flatulenza, difficilmente accompagnati da dolori addominali e senza alcuna conseguenza, che scompaiono col ripristino di una dieta regolare. Alcuni pazienti, in particolare donne con un rallentato transito del colon, riferiscono un aumento della distensione addominale. Per evitare tali effetti si consiglia di iniziare l’aumento dell’introduzione di fibre in modo graduale, sino ad arrivare, nel giro di 4 settimane a circa 20-25 g. di fibre al giorno.
Nel prossimo ed ultimo numero dedicato alla stipsi, parleremo dei farmaci usati per combatterla.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it